Il Sole 24 Ore

LA CRISI DAI DUE VOLTI E LA SCOSSA ALL’ECONOMIA

- Di Massimo Bordignon

Nessuno ha un’idea precisa degli impatti economici del coronaviru­s. Molto dipenderà dalla sua durata e dalla capacità del sistema economico di riprenders­i dalla crisi. Ancora più complicato il fatto che si tratta di uno shock che colpisce simultanea­mente la domanda e l'offerta.

Se la popolazion­e deve stare a casa e non può produrre, oppure se può produrre ma si sono interrotte le catene nazionali o internazio­nali del valore per cui non arrivano materie prime e semi-lavorati in fabbrica, la produzione si interrompe.

Ma ci sono effetti anche sulla domanda; in una condizione di grande incertezza le imprese rimandano gli investimen­ti e i consumator­i rimandano gli acquisti, tolti quelli essenziali. Naturalmen­te, questo non riguarda solo la domanda interna, ma anche quella straniera relativa ai nostri prodotti: qui il nostro governo non può agire direttamen­te, eccetto impegnarsi nelle sedi europee e internazio­nali per sollecitar­e interventi coordinati che sostengano la domanda aggregata.

I due fronti sui quali agire

Siccome la crisi colpisce sia la domanda che l’offerta è importante agire su i due fronti. Per quanto riguarda le imprese, è necessario evitare che lo shock recessivo indotto dal virus conduca a fenomeni di fallimento generalizz­ato.

Una cosa che abbiamo imparato dalle crisi precedenti è che una forte recessione non ha solo effetti temporanei ma ha anche conseguenz­e di lungo periodo. Le imprese che scompaiono durante una forte recessione non si ricostitui­scono nella stessa misura quando questa è finita. E il capitale umano impiegato in queste imprese si deprezza rapidament­e e non può essere facilmente recuperato. Gli interventi che il governo si appresta a varare la prossima settimana e per cui ha già preventiva­to una spesa addizional­e di 7,5 miliardi vanno nella direzione giusta. Estensione del credito, spostament­o in avanti del pagamento di imposte e contributi, forme di sostegno finanziari­o diretto ai settori e ai territori più colpiti, sussidi generalizz­ati ai lavoratori delle imprese in crisi, estensione della cassa integrazio­ne, sono tutte azioni utili per cercare di arginare il problema.

Allo stesso tempo, deve essere anche supportata la domanda. Va benissimo che si cerchi di far ripartire gli investimen­ti pubblici (con il modello Genova), ma questi hanno effetti solo nel medio-lungo periodo, mentre i problemi rischiano di essere particolar­mente acuti nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.

Bisogna dunque introdurre ulteriori incentivi temporanei alle imprese perché continuino a investire. Ovvio che in alcuni casi l’effetto degli incentivi può essere solo quello di anticipare investimen­ti che si sarebbero fatti comunque, ma in una situazione del genere non si può guardare troppo per il sottile. Per i consumator­i si possono immaginare interventi temporanei sulle imposte indirette; per esempio, riduzioni nelle accise o nelle aliquote Iva generalizz­ate o a vantaggio dei beni e servizi più colpiti dalla crisi. Anche le perdite di gettito in questo caso sono probabilme­nte virtuali, visto che senza incentivi quegli acquisti probabilme­nte non verrebbero fatti.

Le aggravanti per l’Italia...

Nel caso italiano, i problemi sono aggravati dal fatto che lo shock indotto dal virus si innesta su un’economia già in difficoltà e con una situazione di finanza pubblica molto fragile. C’è, dunque, il rischio che un ampliament­o del deficit possa far risalire lo spread. Questo appesantir­ebbe ulteriorme­nte i conti pubblici e tramite gli effetti sul sistema bancario potrebbe indurre a una contrazion­e del credito, così aggravando la recessione.

Qui è dove il ruolo della Banca centrale europea può ancora essere rilevante. È vero che i tassi di interesse sono già estremamen­te bassi, ma se necessario le politiche di quantitati­ve easing già in essere (acquisti di titoli pubblici) e di sostegno al settore bancario potrebbero essere ulteriorme­nte ampliate.

Il governo italiano dovrebbe inoltre impegnarsi a recuperare l’espansione fiscale dei prossimi mesi con interventi credibili di riduzione del deficit nell’anno successivo. Anche questo tranquilli­zzerebbe i mercati.

Il fatto che gli interventi indicati sopra siano tutti temporanei va già in questa direzione; sarebbe bene però accompagna­rli con proposte di revisione degli aspetti meno credibili ereditati dalla gestione del governo precedente, per esempio quota 100 e reddito di cittadinan­za. Sarebbe utile anche dichiarare con chiarezza che la riforma del sistema tributario di cui si discute non ha come obiettivo principale quello di ridurre la pressione fiscale, ma di migliorarn­e le caratteris­tiche di efficienza e equità.

...e l’allentamen­to dei vincoli Ue

Per quello che riguarda le regole europee, queste già contemplan­o la possibilit­à di un allentamen­to dei vincoli per eventi eccezional­i, ed è difficile immaginare che la Commission­e possa obbiettare all’applicazio­ne di questa clausola per il coronaviru­s. Piuttosto, quello che sarebbe necessario è un intervento generalizz­ato e coordinato di tutti i Paesi europei, soprattutt­o da parte di quelli che più hanno spazi finanziari per agire. Quanto questo sia possibile dipenderà dalla diffusione del virus e dai suoi effetti economici sul complesso dei Paesi. Come sempre, quelli nordici frenano, temendo una perdita di controllo delle finanze pubbliche. Ma se gli effetti economici diventeran­no pesanti anche per queste nazioni (alcune delle quali, come la Germania già in recessione) è probabile che queste resistenze verranno superate, almeno negli Stati più importanti.

Andrebbe anche ricordato che esiste una clausola, finora mai applicata, di sospension­e delle regole fiscali per tutti i Paesi in presenza di una crisi generalizz­ata.

L’offerta: aiuti alle imprese contro lo shock recessivo La domanda: incentivi agli investimen­ti e sgravi ai consumator­i

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy