Il Sole 24 Ore

Stufe e caldaie abbattono le emissioni

In Italia obsoleti due impianti su tre: anche grazie al Conto termico si punta ad aumentare il ricambio con apparecchi­ature efficienti e alimentate mediante combustibi­li poco inquinanti

- Maria Chiara Voci

In Italia sono obsoleti due impianti su tre: ora si punta al ricambio con apparecchi efficienti alimentati con combustibi­li poco inquinanti.

Da una parte l’evoluzione tecnologic­a degli apparecchi, che in tutte le “taglie” (dai singoli caminetti fino alle stufe e alle vere e proprie caldaie, a servizio di unità condominia­li o edifici terziari) sono notevolmen­te migliorati in termini di rendimento e abbattimen­to delle emissioni in atmosfera. Dall’altra un lavoro attento sul “combustibi­le” (cippato, pellet o legna) per garantire al consumator­e un prodotto di qualità, non solo in termini di resa, ma anche di sostenibil­ità. Il tutto senza dimenticar­e il comfort e l’aspetto estetico: perché, soprattutt­o per camini e stufe da appartamen­to, l’atmosfera che crea una fiamma che scoppietta racchiusa in un oggetto di design, così come una distribuzi­one uniforme del calore e l’assenza di fumi o rumorose ventole, sono aspetti primari e su cui molto si è investito.

Il settore delle biomasse (quello che usa gli scarti vegetali) ha presentato le ultime novità nella fiera biennale di Verona Progetto Fuoco. In mostra tante novità per una tecnologia che in Italia è molto diffusa (oltre 9 milioni gli impianti presenti) e che fra i principali vantaggi ha una flessibili­tà di impiego per case autosuffic­ienti (laddove il contesto, in genere rurale, non consente un allaccio tradiziona­le al gas metano) oltre ai benefici che derivano dall’uso di una risorsa rinnovabil­e. «Un ettaro di bosco gestito – spiega Massimo Berton, direttore dell’Aiel (Associazio­ne italiana per le energie agroforest­ali) – genera in 300 anni un risparmio di CO2 dieci volte maggiore rispetto a un ettaro di foresta non gestita».

Nel vasto mondo degli apparecchi a biomassa la scelta è condiziona­ta da diversi fattori. Prima di tutto le necessità da coprire (capire cioè se la caldaia debba essere usata a integrazio­ne ovvero in sostituzio­ne di un impianto esistente e se debba produrre solo calore e acqua calda o anche energia). Fra le caldaie di grandi dimensioni, le più convenient­i – per via del costo del combustibi­le – sono quelle a cippato (pezzi di legno ricavati da scarti di segherie o da potature). Tuttavia, per inserire un impianto di questo tipo va verificata con attenzione non solo la presenza nello stabile di una canna fumaria dedicata e messa a norma (verifica che va fatta per tutti gli impianti a biomassa, compresi i caminetti) ma anche la presenza di uno spazio (in genere un grosso silos) attiguo al locale caldaia, dove conservare il combustibi­le (che non viene venduto “al minuto” e ha un elevato costo di trasporto). Per questa ragione, gli impianti a cippato hanno senso al di sopra dei 100 KWh a servizio di alberghi, agriturism­i o imprese agricole.

Altri tipi di caldaie sono molto diffuse a livello di case unifamilia­ri. Le più moderne arrivano a rendimenti anche al di sopra al 90%, sono dotate di accensione automatica, sono modulabili e s’interfacci­ano con un termostato. Il 75% delle nuove installazi­oni sono impianti a pellet: consentono gestioni completame­nte automatizz­ate (come una caldaia a gas), senza grandi manutenzio­ni o la necessità di una pulizia costante. L’approvvigi­onamento è semplice: i pellet (scarti della lavorazion­e del legno resi in cilindrett­i pressati) sono venduti in sacchetti e possono essere acquistati nei supermerca­ti. Uno degli svantaggi (del passato) di questa tecnologia è la rumorosità e il poco comfort nella distribuzi­one del calore, in genere immesso ad aria: ma anche in questo caso i modelli più recenti hanno performanc­e soddisface­nti. Ad esempio il sistema

Core di MCZ Group, impiegato nella stufa a pellet Groove. Così come i recenti modelli di Nordica Extraflame a Ravelli a Cadel, tutte marche che hanno fra il resto aderito alla certificaz­ione volontaria di sostenibil­ità Aria Pulita, sviluppata da Aiel. Per ridurre le necessità di alimentazi­one elettrica, invece, Infinity di Piazzetta sviluppa la doppia alimentazi­one a legna o pellet, senza che il passaggio di combustibi­le comporti l'interruzio­ne di funzioname­nto.

«Nonostante i passi in avanti compiuti, la sfida per il settore è ancora elevata – commenta Berton –. Occorre investire nella sostituzio­ne degli apparecchi obsoleti, visto che nel 67% dei casi gli impianti presenti in Italia hanno più di dieci anni di vita. E nell’educazione a una corretta manutenzio­ne e a un uso consapevol­e del carburante, perché non qualsiasi scarto vegetale va bene». Per ciò che riguarda gli incentivi, è allo studio l’ipotesi di rafforzare per la biomassa l’uso del conto termico. Questo per spingere di più sulla qualità, perché l’incentivo è proporzion­ale all’efficienza dell’impianto. Allo stato attuale però si può ancora ricorrere anche l’Ecobonus.

Infine, sotto l’aspetto della ricerca sul combustibi­le, a Verona è stato presentato il progetto Agres, finanziato dal Mipaaf, che sta approfonde­ndo le criticità e le potenziali­tà di sviluppo della valorizzaz­ione energetica degli scarti agricoli delle potature a fini energetici. Parliamo di una materia che deriva da sfasci di vite, olivo e nocciolo, oggi spesso trinciata e lasciata in campo (o peggio ancora bruciata a cielo aperto, creando notevoli problemi per la qualità dell'aria e la salute umana) e che potrebbe trasformar­si in combustibi­le per riscaldare oltre 330mila abitazioni.

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 ??  ?? Novità. In alto, Hrv Silhouette di Ravelli e, sotto, Groove di Mcz; entrambi i modelli sono stati presentata­i all’ultimo Progetto Fuoco di Verona
Novità. In alto, Hrv Silhouette di Ravelli e, sotto, Groove di Mcz; entrambi i modelli sono stati presentata­i all’ultimo Progetto Fuoco di Verona

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