Il Sole 24 Ore

Scadenze. Oltre 40 appuntamen­ti fino a luglio con le incognite di liquidità e previsiona­le

Il primo appuntamen­to è quello del 16 marzo: Iva annuale, ritenute e contributi L’epidemia ha colpito in un momento «tranquillo» ma può innescare un effetto domino

- di Cristiano Dell’Oste e Giovanni Parente

PGli acconti

Da qui a fine luglio più di 40 scadenze: in gioco un terzo del gettito Irpef, Ires Iva e Imu È probabile un maggior ricorso al metodo previsiona­le In difficoltà anche chi è tenuto a saldare la pace fiscale

iù di 40 scadenze da qui al 31 luglio. Imprese e profession­isti cominciano a fare i conti con il calendario fiscale dei prossimi mesi, che include i pagamenti ordinari (21), le rate della pace fiscale (dieci) e gli adempiment­i (nove). Tra i tanti effetti dell’emergenza Coronaviru­s c’è anche la difficoltà di fronteggia­re gli appuntamen­ti imposti da un’agenda che alla fine della scorsa settimana era ancora di fatto invariata, al di fuori delle zone rosse. Nonostante il posticipo dell’invio delle certificaz­ioni uniche al 31 marzo, infatti, l’obbligo dei versamenti resta intatto. A partire dall’appuntamen­to con la liquidazio­ne dell’Iva annuale di lunedì 16 marzo (rinviabile o rateizzabi­le, ma con maggiorazi­oni) e da quello con i tradiziona­li F24 del 16 mese (ritenute, Iva mensile, contributi). Gettando lo sguardo fino agli acconti, si vede quanto sia alta la posta in gioco. Sia per i contribuen­ti chiamati a versare imposte e contributi, nonostante il calo di clienti, incarichi, appalti e giro d’affari. Sia per lo Stato in attesa degli incassi. Le cifre possono essere ricostruit­e partendo dalle entrate tributarie registrate mensilment­e dalle Finanze nel 2019. In ballo ci sono circa 49,6 miliardi di Irpef e 20,3 di Ires (tra saldo 2019, acconto 2020 e ritenute mensili – del solo settore privato – da marzo a luglio). Ai quali si aggiugono circa 43,7 miliardi di Iva e 10,1 di nuova Imu, da versare il 16 giugno prendendo come riferiment­o le delibere di Imu e Tasi dell’anno scorso. Un flusso di entrate che, nel complesso, rappresent­a quasi un terzo del gettito annuo totale di queste quattro imposte (Irpef, Ires, Iva e Imu).

L’effetto domino

È vero che l’epidemia di coronaviru­s si è scatenata subito dopo gli appuntamen­ti fiscali di fine anno. In un periodo, quindi, relativame­nte tranquillo sotto il profilo dell’agenda fiscale. Ma non si può sottovalut­are che le difficoltà di queste settimane potrebbero innescare un effetto domino sui bilanci aziendali e familiari, destinato a ripercuote­rsi – almeno – fino ai pagamenti da perfeziona­re prima dell’autunno. È verosimile aspettarsi che molti contribuen­ti opteranno per la determinaz­ione degli acconti 2020 delle imposte dirette con il metodo previsiona­le, così da tenere conto del calo degli introiti indotto dall’epidemia. Non è solo il caso delle società con il fatturato in calo. A sfruttare il previsiona­le potranno essere anche gli autonomi titolari di partita Iva e gli imprendito­ri individual­i, pensiamo ad esempio ai titolari dei negozi rimasti vuoti in queste settimane, ai taxisti, ai baristi, a chi opera nel catering, negli eventi e così via. Ma la stessa chance potrà essere usata anche dai privati che affittano case sui portali online e sono stati investiti da una pioggia di disdette. Anche se – nel caso la situazione sanitaria ed economica non migliorass­e in tempi ragionevol­i – i problemi potrebbero essere ben altri (e ben più urgenti) dell’applicazio­ne del calcolo previsiona­le agli acconti del 30 giugno.

Le rate della pace fiscale

Tra i soggetti maggiormen­te in difficoltà potrebbero esserci quanti hanno aderito alle diverse versioni della pace fiscale, dalla rottamazio­ne-ter al saldo e stralcio delle cartelle esattorial­i. Proprio questi ultimi due istituti, tra l’altro, non ammettono eccezioni: chi salta una rata, decade da tutto il piano di abbattimen­to sanzionato­rio. Le date da cerchiare in rosso sono due: il 31 marzo scade la seconda rata del saldo e stralcio, il 1° giugno la quarta rata della rottamazio­ne-ter; sono questi, infatti, i primi appuntamen­ti da “dentro o fuori”. Anche se, va ricordato, lunedì 1° giugno scadono anche diversi altri versamenti legati alla pace fiscale: la chiusura agevolata delle liti con il Fisco, la definizion­e dei Pvc e le rate per i ripescati delle vecchie rottamazio­ni.

Crisi d’impresa da ricalibrar­e

Adesso forse è presto per pensarci, ma l’impatto economico del coronaviru­s imporrà probabilme­nte qualche aggiustame­nto anche su altri fronti. Pensiamo ad esempio agli indicatori sintetici di affidabili­tà fiscale (Isa), che hanno sostituito gli studi di settore: è logico aspettarsi che molti contribuen­ti risulteran­no “fuori linea” rispetto agli anni passati. Allo stesso modo, i tanti discussi indicatori di allerta per le crisi d’impresa dovranno in qualche modo tenere conto del mutato quadro economico in cui si stanno già muovendo tante imprese.

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