Scadenze. Oltre 40 appuntamenti fino a luglio con le incognite di liquidità e previsionale
Il primo appuntamento è quello del 16 marzo: Iva annuale, ritenute e contributi L’epidemia ha colpito in un momento «tranquillo» ma può innescare un effetto domino
PGli acconti
Da qui a fine luglio più di 40 scadenze: in gioco un terzo del gettito Irpef, Ires Iva e Imu È probabile un maggior ricorso al metodo previsionale In difficoltà anche chi è tenuto a saldare la pace fiscale
iù di 40 scadenze da qui al 31 luglio. Imprese e professionisti cominciano a fare i conti con il calendario fiscale dei prossimi mesi, che include i pagamenti ordinari (21), le rate della pace fiscale (dieci) e gli adempimenti (nove). Tra i tanti effetti dell’emergenza Coronavirus c’è anche la difficoltà di fronteggiare gli appuntamenti imposti da un’agenda che alla fine della scorsa settimana era ancora di fatto invariata, al di fuori delle zone rosse. Nonostante il posticipo dell’invio delle certificazioni uniche al 31 marzo, infatti, l’obbligo dei versamenti resta intatto. A partire dall’appuntamento con la liquidazione dell’Iva annuale di lunedì 16 marzo (rinviabile o rateizzabile, ma con maggiorazioni) e da quello con i tradizionali F24 del 16 mese (ritenute, Iva mensile, contributi). Gettando lo sguardo fino agli acconti, si vede quanto sia alta la posta in gioco. Sia per i contribuenti chiamati a versare imposte e contributi, nonostante il calo di clienti, incarichi, appalti e giro d’affari. Sia per lo Stato in attesa degli incassi. Le cifre possono essere ricostruite partendo dalle entrate tributarie registrate mensilmente dalle Finanze nel 2019. In ballo ci sono circa 49,6 miliardi di Irpef e 20,3 di Ires (tra saldo 2019, acconto 2020 e ritenute mensili – del solo settore privato – da marzo a luglio). Ai quali si aggiugono circa 43,7 miliardi di Iva e 10,1 di nuova Imu, da versare il 16 giugno prendendo come riferimento le delibere di Imu e Tasi dell’anno scorso. Un flusso di entrate che, nel complesso, rappresenta quasi un terzo del gettito annuo totale di queste quattro imposte (Irpef, Ires, Iva e Imu).
L’effetto domino
È vero che l’epidemia di coronavirus si è scatenata subito dopo gli appuntamenti fiscali di fine anno. In un periodo, quindi, relativamente tranquillo sotto il profilo dell’agenda fiscale. Ma non si può sottovalutare che le difficoltà di queste settimane potrebbero innescare un effetto domino sui bilanci aziendali e familiari, destinato a ripercuotersi – almeno – fino ai pagamenti da perfezionare prima dell’autunno. È verosimile aspettarsi che molti contribuenti opteranno per la determinazione degli acconti 2020 delle imposte dirette con il metodo previsionale, così da tenere conto del calo degli introiti indotto dall’epidemia. Non è solo il caso delle società con il fatturato in calo. A sfruttare il previsionale potranno essere anche gli autonomi titolari di partita Iva e gli imprenditori individuali, pensiamo ad esempio ai titolari dei negozi rimasti vuoti in queste settimane, ai taxisti, ai baristi, a chi opera nel catering, negli eventi e così via. Ma la stessa chance potrà essere usata anche dai privati che affittano case sui portali online e sono stati investiti da una pioggia di disdette. Anche se – nel caso la situazione sanitaria ed economica non migliorasse in tempi ragionevoli – i problemi potrebbero essere ben altri (e ben più urgenti) dell’applicazione del calcolo previsionale agli acconti del 30 giugno.
Le rate della pace fiscale
Tra i soggetti maggiormente in difficoltà potrebbero esserci quanti hanno aderito alle diverse versioni della pace fiscale, dalla rottamazione-ter al saldo e stralcio delle cartelle esattoriali. Proprio questi ultimi due istituti, tra l’altro, non ammettono eccezioni: chi salta una rata, decade da tutto il piano di abbattimento sanzionatorio. Le date da cerchiare in rosso sono due: il 31 marzo scade la seconda rata del saldo e stralcio, il 1° giugno la quarta rata della rottamazione-ter; sono questi, infatti, i primi appuntamenti da “dentro o fuori”. Anche se, va ricordato, lunedì 1° giugno scadono anche diversi altri versamenti legati alla pace fiscale: la chiusura agevolata delle liti con il Fisco, la definizione dei Pvc e le rate per i ripescati delle vecchie rottamazioni.
Crisi d’impresa da ricalibrare
Adesso forse è presto per pensarci, ma l’impatto economico del coronavirus imporrà probabilmente qualche aggiustamento anche su altri fronti. Pensiamo ad esempio agli indicatori sintetici di affidabilità fiscale (Isa), che hanno sostituito gli studi di settore: è logico aspettarsi che molti contribuenti risulteranno “fuori linea” rispetto agli anni passati. Allo stesso modo, i tanti discussi indicatori di allerta per le crisi d’impresa dovranno in qualche modo tenere conto del mutato quadro economico in cui si stanno già muovendo tante imprese.