IL COMMERCIALISTA DEL FUTURO SECONDO I GIOVANI
«Q‘‘ Le idee degli studenti: innovazioni tecnologiche e big data esigono integrazioni tra gli studi, anche multi disciplinari
uali potrebbero essere le aspettative delle imprese nei prossimi cinque anni nei confronti della professione del dottore commercialistae come, concretamente, potranno essere soddisfatte ?». Da questa domanda hanno presole mossegli« Innovati on Olympics» di Ai dc Milano. Venti studenti,provenienti da diverse facoltà della Cattolica di Milano e dalla Liu cdi Castel lanza, divisi in cinque team, si sono sfidati in un percorso lungo cinque mesi, sul tema che abbiamo posto loro, nella consapevolezza che l’innovazione, prima ancora che una questione tecnologica, è soprattutto un tema culturale, un modo di pensare. La vittoria è andata al team «Cattolica 1», i cui membri hanno provato ad individuare strumenti e proposte concrete, attuabili nel breve periodo, per ridisegnare la professione del commercialista alla luce sia delle sfide competitive sia delle trasformazioni tecnologiche. Hanno, infatti, immaginato di:
1. dotare gli studi di strumenti software avanzati per la gestione delle attività e la raccolta dati;
2. avviare sistemi di collaborazione digitale tra studi per rendere maggiormente efficienti attività a più basso valore aggiunto;
3. adottare piattaforme di cloud-computing per facilitare la collaborazione su progetti e attività, offrendo la possibilità di tracciare e remunerare le attività svolte sulla base di logiche e metriche concordate;
4. adottare strumenti condivisi per la raccolta e l’analisi dei dati da mettere a disposizione delle attività di consulenza.
Altri team hanno ipotizzato sistemi Crm evoluti, chatbot, strumenti di big data analytics e sistemi blockchain a supporto di servizi professionali evoluti. Tutti temi, per la verità, già molto presenti nel dibattito di categoria. La nostra professione poggia su asset fondamentali: competenza tecnica, etica, autorevolezza, fiducia, riconoscimento da parte dello Stato, condivisione di una cultura professionale comune. Ma oggi non sono sufficienti.
Occorre, infatti, investire nella competenza e nella formazione di qualità, come continua ricerca di un vantaggio competitivo prima ancora che obbligo normativo, e nella condivisione di esperienze con altri professionisti.
Occorre creare condizioni normative e di contesto che favoriscano la crescita dimensionale degli studi, rimuovendole incertezze fiscali che oggi investono le operazioni di aggregazione e, anzi, ambiscano a introdurre forme di incentivazione per chi avvia progetti di integrazione anche di natura interdisciplinare.
Occorre guardare con coraggio al mercato internazionale come fonte di ispirazione di trend, nuove idee e strumenti di lavoro (la digitalizzazione è un tema per tutti ), ma anche per le opportunità di crescita che può offrire.
Non ultimo occorre occorre porre l’ innovazione al centro del progetto strategico della categoria con l’ idea di creare valore anche dotandosi dei più avanzatistrumenti digitali: software perla gestione degli adempimenti contabili e fiscali con il massimo grado di automazione p ossi bile;blockc ha in proprietaria;strumenti di big data analyt ics; piattaforma diCr me gestionale di studio; strumenti di marketing evoluto; piattaforme per un presidio antiriciclaggio evoluto ed efficace.
Strumenti costosi e tecnologie complesse, ma alla portata di una comunità di oltre 117 mila commercialisti. La nostra professione non deve esitare di fronte alla sfida dell’innovazione rischiando così di perdere centralità a vantaggio di multinazionali della consulenza o di diventarne facile preda. Se ci riusciremo, non ci sarà ragione di temere per il futuro della professione: al fianco di ogni imprenditore ci sarà ancora un dottore commercialista di fiducia in grado di consigliarlo con competenza e sensibilità.
Presidente Aidc Milano