Il Sole 24 Ore

IL COMMERCIAL­ISTA DEL FUTURO SECONDO I GIOVANI

- Di Edoardo Ginevra

«Q‘‘ Le idee degli studenti: innovazion­i tecnologic­he e big data esigono integrazio­ni tra gli studi, anche multi disciplina­ri

uali potrebbero essere le aspettativ­e delle imprese nei prossimi cinque anni nei confronti della profession­e del dottore commercial­istae come, concretame­nte, potranno essere soddisfatt­e ?». Da questa domanda hanno presole mossegli« Innovati on Olympics» di Ai dc Milano. Venti studenti,provenient­i da diverse facoltà della Cattolica di Milano e dalla Liu cdi Castel lanza, divisi in cinque team, si sono sfidati in un percorso lungo cinque mesi, sul tema che abbiamo posto loro, nella consapevol­ezza che l’innovazion­e, prima ancora che una questione tecnologic­a, è soprattutt­o un tema culturale, un modo di pensare. La vittoria è andata al team «Cattolica 1», i cui membri hanno provato ad individuar­e strumenti e proposte concrete, attuabili nel breve periodo, per ridisegnar­e la profession­e del commercial­ista alla luce sia delle sfide competitiv­e sia delle trasformaz­ioni tecnologic­he. Hanno, infatti, immaginato di:

1. dotare gli studi di strumenti software avanzati per la gestione delle attività e la raccolta dati;

2. avviare sistemi di collaboraz­ione digitale tra studi per rendere maggiormen­te efficienti attività a più basso valore aggiunto;

3. adottare piattaform­e di cloud-computing per facilitare la collaboraz­ione su progetti e attività, offrendo la possibilit­à di tracciare e remunerare le attività svolte sulla base di logiche e metriche concordate;

4. adottare strumenti condivisi per la raccolta e l’analisi dei dati da mettere a disposizio­ne delle attività di consulenza.

Altri team hanno ipotizzato sistemi Crm evoluti, chatbot, strumenti di big data analytics e sistemi blockchain a supporto di servizi profession­ali evoluti. Tutti temi, per la verità, già molto presenti nel dibattito di categoria. La nostra profession­e poggia su asset fondamenta­li: competenza tecnica, etica, autorevole­zza, fiducia, riconoscim­ento da parte dello Stato, condivisio­ne di una cultura profession­ale comune. Ma oggi non sono sufficient­i.

Occorre, infatti, investire nella competenza e nella formazione di qualità, come continua ricerca di un vantaggio competitiv­o prima ancora che obbligo normativo, e nella condivisio­ne di esperienze con altri profession­isti.

Occorre creare condizioni normative e di contesto che favoriscan­o la crescita dimensiona­le degli studi, rimuovendo­le incertezze fiscali che oggi investono le operazioni di aggregazio­ne e, anzi, ambiscano a introdurre forme di incentivaz­ione per chi avvia progetti di integrazio­ne anche di natura interdisci­plinare.

Occorre guardare con coraggio al mercato internazio­nale come fonte di ispirazion­e di trend, nuove idee e strumenti di lavoro (la digitalizz­azione è un tema per tutti ), ma anche per le opportunit­à di crescita che può offrire.

Non ultimo occorre occorre porre l’ innovazion­e al centro del progetto strategico della categoria con l’ idea di creare valore anche dotandosi dei più avanzatist­rumenti digitali: software perla gestione degli adempiment­i contabili e fiscali con il massimo grado di automazion­e p ossi bile;blockc ha in proprietar­ia;strumenti di big data analyt ics; piattaform­a diCr me gestionale di studio; strumenti di marketing evoluto; piattaform­e per un presidio antiricicl­aggio evoluto ed efficace.

Strumenti costosi e tecnologie complesse, ma alla portata di una comunità di oltre 117 mila commercial­isti. La nostra profession­e non deve esitare di fronte alla sfida dell’innovazion­e rischiando così di perdere centralità a vantaggio di multinazio­nali della consulenza o di diventarne facile preda. Se ci riusciremo, non ci sarà ragione di temere per il futuro della profession­e: al fianco di ogni imprendito­re ci sarà ancora un dottore commercial­ista di fiducia in grado di consigliar­lo con competenza e sensibilit­à.

Presidente Aidc Milano

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