Bene i supermercati, abbigliamento a picco
Sangalli: servono indennizzi commisurati alle perdite di fatturato Resca (Confimprese): meglio pianificare chiusure cautelari fino al 3 aprile
La concorrenza internazionale dei vini australiani e cileni, la minaccia mai sopita dei dazi americani, il rallenty del mercato russo, lo stop di quello cinese e ora anche l’emergenza del coronavirus. Per Federvini, è la tempesta perfetta: si teme un calo dell’export del settore del 20 per cento.
Il Covid-19 fa chiudere in netto anticipo la stagione invernale. «Abbiamo deciso di chiudere tutti gli impianti sciistici del Paese da domani mattina (oggi per chi legge) con un’ordinanza di Protezione civile». A dirlo il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. Una decisione che ha spinto Valle D’Aosta e Trentino-Alto Adige a chiudere gli hotel. L’annuncio arriva da Manfred Pinzger, presidente degli presidente degli albergatori altoatesini e da Filippo Gerard, presidente degli albergatori valdostana (Adava) che invitano a chiudere gli hotel per arginare la diffusione del virus.
Ieri, nel primo giorno dopo il nuovo decreto del Governo con le misure varate per affrontare l’emergenza sanitaria è allarme consumi e si profila la possibilità della chiusura dei negozi no food. Dove si vendono prodotti alimentari e di prima necessità ieri si sono registrati flussi di clienti sopra la media mentre quelli di altri settori come, per esempio, l’abbigliamento e la ristorazione gli incassi precipitano. Ivano Vacondio, presidente Federalimentare, prevede un forte calo dei consumi alimentari interni a causa del calo della ristorazione e turismo che muove un giro d’affari stimato in 30,5 miliardi.
Secondo Confcommercio per superare le ripercussioni sull’economia servirà l’universitalità degli ammortizzatori sociali «e un sistema di indennizzi commisurati alla perdita del fatturato, interventi a sostegno del pagamento degli affitti commerciali, investimenti in opere pubbliche e sostegno alla domanda» rimarca il presidente Carlo Sangalli. Da una città a vocazione turistica come Firenze arriva la richiesta di Franco Marinoni, direttore Confcommercio Firenze, di uno stop dell’attività per due settimane, il minimo per superare il picco della pandemia, con una moratoria degli affitti e dei rapporti con i fornitori.
Il mondo del commercio moderno rappresentato da Confimprese, registra per il secondo week end consecutivo di chiusura di centri commerciali e outlet, lancia l’allarme incassi e avanza la richiesta di chiudere i punti vendita in tutta Italia. «Le catene hanno lasciato sul terreno quasi il 100% degli incassi, -96% nel fashion e -80% nel food/ ristorazione - spiega Mario Resca, presidente Confimprese -. Tenere aperto esponendo il personale e le aziende a rischi inutili è deleterio. Sarebbe meglio pianificare la chiusura provvisoria cautelare fino al 3 aprile e accedere alla cassa integrazione». Anche Renato Borghi, presidente Moda Italia-Confcommercio, ritiene sia una misura «di buon senso la decisione di chiudere i negozi per ridurre al minimo le occasioni di contagio - spiega - ed è altrettanto urgente che il Governo intervenga per limitare i danni all’economia delle imprese del dettaglio moda in estrema sofferenza».
Sotto pesante stress tutto il mondo dei pubblici esercizi dove si prevede entro giugno una perdita di 1,3 miliardi per via delle disposizioni restrittive che stanno cancellando i ricavi.
Dopo l’assalto dai supermercati di domenica ieri l’attività della Gdo è proseguita normalmente senza problemi. Le piattaforme logistiche hanno rifornito i punti vendita e le merci sono affluite normalmente dalla filiera dei fornitori. Tutte le catene hanno seguito le indicazioni del Dpcm con ingressi scaglionati e molto spesso il personale al contatto con il pubblico è stato dotato di mascherine e guanti.
«La produzione dei nostri fornitori continua normalmente come l’attività nei magazzini. Nelle operazioni di carico e scarico si seguono processi per ridurre i contatti interpersonali come, per esempio, l’autista non scende dal veicolo fanno sapere da Coop dove è stato attivato un comitato di crisi -. Ovunque gli accessi nei negozi sono contingentati in funzione degli spazi e dei momenti di lavoro». Il trend delle vendite è altalenante e la catena prevede un calmieramento da metà settimana. Non si segnalano problemi da Conad: il network non ha registrato corse agli acquisti e agli over 70 viene offerto il servizio di consegna a domicilio. Nei circa 160 store di Esselunga, che ha donato 2,5 milioni a sei ospedali in prima linea, la spesa continua normalmente e deve necessario gli ingressi vengono scaglionati. I clienti all’ingresso trovano guanti monouso e gel disinfettante. Exploit delle vendite online e del servizio “Esselunga a casa” con la consegna gratuita agli over 65 ha fatto aumentare i contatti.
«Tutto sotto controllo sebbene la filiera sia sotto stress e non ci sono problemi di scarsità dei beni osserva Giorgio Santambrogio, ad del Gruppo Végé -. Gli ingressi nei punti vendita sono regolati secondo il Dpcm». Il Gruppo Selex, radicato sul territorio con una ventina di insegne, garantisce i rifornimenti anche nelle aree più critiche. «Le vendite sono molto al di sopra degli standard stagionali un po’ in tutta Italia» rimarca Maniele Tasca, general manager della catena che mette a disposizione, dove possibile, a causa dei problemi di reperibilità guanti usa e getta e disinfettanti per le mani. Solo in Lombardia c’è stato un leggero aumento delle vendite.
Tutto normale in Bennet, insegna molto presente in Nord Italia. Negli iper i clienti hanno a disposizione erogatori di disinfettante e la filiera logistica lavora a pieno regime e con regolarità. La scorsa domenica in Carrefour è stata registrata una notevole crescita delle vendite sia nei store fisici che online mentre nel riassortimento si segnalano cali fisiologici legati all’aumento delle richieste.