Cottarelli: serve subito un piano da 35 miliardi (con gli eurobond)
Il governo dovrebbe decidere di far salire il disavanzo di 2-4 decimali
Cresce il deficit che il governo intende mettere in campo per affrontare l'emergenza sanitaria. Il tema tornerà questa mattina sul tavolo del consiglio dei ministri, che dovrebbe decidere di aggiungere da due a quattro decimali di Pil al finanziamento delle misure anticrisi. La nuova mossa, che potrebbe portare il deficit fino alle soglie del 2,9%, si cumula ai 6,35 miliardi di indebitamento netto già messi a budget la scorsa settimana, farebbe salire la dotazione antivirus vicino a 12-13 miliardi di euro. La cifra sarebbe ancora superiore in termini di saldo netto da finanziare (il deficit da 6,35 miliardi già ne muove 7,5), perché una parte della spesa in assunzioni pubbliche e ammortizzatori sociali si tradurrebbe in un'entrata fiscale e contributiva.
Che i 7,5 miliardi fin qui ipotizzati per il prossimo decreto anticrisi non fossero sufficienti ad affrontare le ripercussioni economiche del Coronavirus era chiaro del resto anche nei giorni scorsi. Ma la bufera sui mercati e il rapido peggioramento del quadro, favorito anche dal caos della comunicazione istituzionale del fine settimana, hanno imposto di buttare al macero le agende appena preparate. Al punto che al Mef, in una giornata fitta di contatti con le altre Capitali europee, si è fatta strada la decisione di far salire subito l'asticella del deficit aggiuntivo, anche per evitare di dover riconvocare il Parlamento tra pochi giorni senza la certezza, logistica più che politica, di raccogliere i voti necessari per uno sforamento ulteriore.
Ma sull'altro piatto della bilancia ha pesato soprattutto la reazione dei mercati che, si ragiona a Via XX Settembre, può essere placata solo da un intervento a livello europeo, e rischia invece di essere ulteriormente alimentata da una spesa aggiuntiva di un'Italia in solitaria.
Tanto è vero che lo stesso Gualtieri, di fronte ai grafici che misuravano il crollo degli indici azionari e l'impennata dello spread sui titoli di Stato, è dovuto intervenire ieri mattina per assicurare in una Nota che le misure del governo determineranno uno sforzo di finanza pubblica forte ma «temporaneo». Gli interventi in cantiere, ha sottolineato il Mef, servono a «prevenire danni permanenti al tessuto produttivo dell'economia italiana e all'occupazione», ma il governo «si è impegnato a riprendere il sentiero di consolidamento del bilancio e di riduzione del rapporto debito/Pil appena possibile».
Nella relazione al Parlamento, che Gualtieri illustrerà in videoconferenza alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato questo pomeriggio a Montecitorio, è scritto che il governo mantiene l'impegno a far scendere il deficit all'1,8% il prossimo anno. Ma è ovvio che tutte queste cifre andranno riviste alla luce della frenata del Pil che comincerà a essere misurata ufficialmente nei prossimi giorni nel lavoro di preparazione del Def di aprile. Perché la prospettiva di una recessione che ormai domina le previsioni degli analisti rischia concretamente di portare il disavanzo italiano di quest'anno sopra al 3%, in una dinamica che andrà gestita mettendo mano alle eccezioni che le stesse regole comunitarie prevedono in casi straordinari.
ROBERTO GUALTIERI Ministro dell’Economia