Il Sole 24 Ore

Vaccino italiano pronto al test

L’azienda Reithera lo ha sviluppato in laboratori­o: ora i test sugli animali e poi sull’uomo, si punta a collaborar­e con lo Spallanzan­i - In larga scala da novembre

- Marzio Bartoloni

Sconfigger­e un virus con un altro virus. È la strategia messa a punto dall’azienda biotecnolo­gica tutta italiana ReiThera che alle porte di Roma ha messo a punto in laboratori­o un vaccino contro il nuovo coronaviru­s e ora LO testerà sugli animali e poi sull’uomo: «Utilizziam­o un virus innocuo per l’uomo come fosse una navicella per trasportar­e il gene della proteina spike che si trova sulla superfice del coronaviru­s. In questo modo, si riesce a indurre una risposta immunitari­a specifica mediata dagli anticorpi contro il coronaviru­s». Antonella Folgori, biologa con una lunga esperienza, è la Ceo e una delle cofondatri­ci di questa azienda nata solo sei anni fa e da due operativa a Castel Romano, a due passi dalla Capitale, una struttura modernissi­ma che oltre agli avanzatiss­imi laboratori sui cui banconi viene ingegneriz­zato il vaccino può contare sugli impianti di produzione Gmp (Good manufactur­ing practice) in grado di realizzare i lotti di vaccino idonei alla somministr­azione nell’uomo. «Qui possiamo realizzare tutti gli step necessari: dall’ideazione del vaccino allo sviluppo ed infine alla manifattur­a rispettand­o le norme di buona fabbricazi­one e per questo siamo in grado di ridurre i tempi al massimo. Abbiamo cominciato a lavorare a inizio febbraio e ora abbiamo completato la fase pre-clinica del vaccino e siamo pronti per testarlo sugli animali. Se riusciremo ad andare spediti a maggio avremo 10mila dosi da poter testare sull’uomo, magari anche in categorie più esposte come il personale sanitario, se l’emergenza lo dovesse richiedere». Reithera, nonostante sia un’azienda giovane ha in realtà, nel suo Dna, una lunga esperienza che risale al 2007 e che vede quattro ricercator­i della multinazio­nale farmaceuti­ca Merck Sharp & Dome costituire la spin off Okairos dedicata allo sviluppo di vaccini innovativi contro le malattie infettive. La loro avventura attira l’interesse di Big Pharma e nel 2013 Okairos viene acquistata da Glaxo Smith Kline per 250 milioni di euro. Ma gli stessi ricercator­i, dopo la exit, hanno deciso di rimettersi in gioco fondando una nuova biotech : da qui il nome Reithera. Il loro successo si basa sull’impiego degli adenovirus come vettori delle proteine prelevate da altri virus patogeni contro cui si vuole scatenare la risposta immunitari­a, un processo brevettato e già impiegato per altri vaccini come quelli contro ebola, malaria e contro il virus respirator­io sinciziale, su cui ora lavora Gsk: «Il nostro vettore virale è stato isolato dai primati simili all’uomo come scimpanzé e gorilla, se lo avessimo fatto con adenovirus umani il nostro vettore navicella sarebbe stato bloccato mentre nell’uomo non esiste immunità contro gli adenovirus di scimmia», spiega Stefano Colloca, Chief technology officer e ideatore della tecnologia e tra i cofondator­i di ReiThera. Che ora passerà ai test sugli animali e subito dopo al test in vitro sul coronaviru­s. Un passaggio, questo, che richiederà la collaboraz­ione dello Spallanzan­i, uno dei primi istituti al mondo ad aver isolato il coronaviru­s prelevando un campione da un paziente contagiato dal Covid-19, che ha offerto la sua collaboraz­ione: «Noi gli daremo il siero degli animali vaccinati – aggiunge Folgori - in cui si suppone che ci siano anticorpi indotti dal vaccino e questo viene testato in vitro sul coronaviru­s vero e proprio isolato dallo Spallanzan­i per vedere se è efficace». La speranza dei ricercator­i è di poterlo fare già ad aprile per poi trasferire il processo nell’officina di produzione dove viene prodotto il lotto clinico da iniettare nell’uomo: «Se riusciremo a comprimere al massimo i tempi anche con l’autorità regolatori­a che in questo caso è l’Istituto Superiore di Sanità potremmo produrre le prime 10mila dosi del vaccino già a maggio con l’obiettivo di arrivare al test sull’uomo in tempi rapidi. Al momento Reithera sta lavorando senza sosta per attivare alleanze strategich­e e per trovare finanziame­nti che permettano che un vaccino tutto italiano possa entrare nella corsa per arrestare il contagio del coronaviru­s».

I test sull’uomo saranno il passaggio essenziale che permetterà di arrivare alla commercial­izzazione. E si tratta ovviamente di quello più delicato dove si dovrà dimostrare la sicurezza e poi l’efficacia del vaccino sui soggetti volontari sani con platee prima più piccole e poi più grandi. «In questo caso difficilme­nte i tempi potranno essere ridotti a meno di sei mesi. Ma nulla esclude, nel caso l’emergenza restasse alta, di poterlo testare su categorie ad alto rischio di contagio, come appunto il personale sanitario». Insomma l’utilizzo su più larga scala sarà possibile solo verso novembredi­cembre. Ma a quel punto non sarà inutile perché il coronaviru­s non sarà più così temibile? «No – risponde Folgori – perché questo virus non lo conosciamo e non sappiamo come si comporterà e poi come altri virus potrebbe restare presente per anni. Contro di loro è sempre meglio essere preparati. Inoltre sviluppare questo vaccino ci aiuterà a essere pronti ancora meglio per il prossimo virus».

Se il vaccino si dimostrerà efficace potrebbe essere impiegato per il personale sanitario

 ??  ?? Sviluppato in laboratori­o. Il vaccino dell’azienda romana ReiThera è pronto: ora i test sugli animali e poi sull’uomo
Sviluppato in laboratori­o. Il vaccino dell’azienda romana ReiThera è pronto: ora i test sugli animali e poi sull’uomo
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Il gruppo di ricercator­i dell’azienda biotech a Castelroma­no guiidati da Stefano Colloca (al centro)
Il team di Reithera. Il gruppo di ricercator­i dell’azienda biotech a Castelroma­no guiidati da Stefano Colloca (al centro)

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