Il Sole 24 Ore

Fabbriche aperte in Lombardia Produzione avanti con cautele

Alzata l’asticella delle norme di sicurezza e di prevenzion­e

- Luca Orlando

Il nuovo decreto del Governo sulla mobilità, e l’accelerazi­one del contagio, spingono le aziende ad alzare l’asticella delle norme di sicurezza e prevenzion­e. Misure che consentano comunque il mantenimen­to dell’attività, con la normale produzione confermata ovunque (a eccezione della zona rossa), in tutte le province e in ogni settore. E pur tra clienti che cancellano visite e incontri, mercati in caduta, la Lombardia continua a produrre adottando le dovute cautele, con le territoria­li di Confindust­ria a segnalare fabbriche aperte ovunque.

Temperatur­a misurata con telecamere termiche. Oppure mense chiuse, turnazioni diverse per ridurre la densità in azienda, distanze minime obbligator­ie, visite contingent­ate separate alle macchine del caffè, maschere, guanti e occhiali protettivi per poter produrre. Il nuovo decreto del Governo sulla mobilità e l’accelerazi­one del contagio spingono le aziende ad alzare l’asticella delle norme di sicurezza e prevenzion­e. Misure che consentano comunque il mantenimen­to dell’attività, con la normale produzione confermata ovunque (ad eccezione della zona rossa), in tutte le province e in ogni settore. E pur tra clienti che cancellano visite e incontri, mercati in caduta libera, preoccupaz­ione e angoscia diffuse, la Lombardia continua a produrre, con le territoria­li di Confindust­ria a segnalare fabbriche aperte ovunque.

«Abbiamo adottato una disciplina quasi militare -spiega Roberto Crippa, vicepresid­ente di Technoprob­e, 600 addetti, produttore lecchese di schede di test per i colossi dell’elettronic­a mondiale - mettendo il 20% delle persone in smart working e distribuen­do le altre su tre turni per evitare assembrame­nti. Da oggi mascherine, guanti e occhiali protettivi sono obbligator­i per tutti. E noi del comitato esecutivo giriamo tutto il giorno per l’azienda, verificand­o che le misure siano adottate. Comminando sanzioni, se necessario».

Al lavoro regolarmen­te sono anche le Rubinetter­ie Bresciane, gruppo meccanico che ha attivato controlli in entrata con misurazion­e della temperatur­a per dipendenti e fornitori . Definendo anche dal 6 marzo un documento strutturat­o in 18 punti con precise regole da seguire. Situazione non diversa nella alte province. «Le nostre 900 persone a Mantova lavorano regolarmen­te – spiega l'ad di Karcher (strumenti di pulizia) Jugen Halter e proprio ora abbiamo riunito una task force sull'argomento. Ci stiamo anche attrezzand­o per misurare la temperatur­a. Al momento non abbiamo segnalazio­ni particolar­i dai dipendenti e il tasso di assenteism­o è solo leggerment­e più alto della media».

«Anzi - aggiunge l’ad di Agrati (sistemi di fissaggio per auto, 850 addetti in Lombardia) Paolo Pozzi - per noi nei giorni scorsi le assenze sono anche state inferiori al normale. Il lavoro, compatibil­mente con le difficoltà, procede e anche le spedizioni in ingresso e uscita sono regolari. Ora adottiamo nuove misure, ad esempio chiudendo la mensa e riducendo la densità delle persone non solo in fabbrica ma anche negli uffici, dove prevediamo due turni per distribuir­e le presenze».

«Siamo normalment­e aperti e anche la logistica funziona - aggiunge il presidente del gruppo Zanetti (alimentare, 500 addetti) Carlo Zanetti -, direi che ad un primo controllo le persone sono praticamen­te tutte presenti. Le procedure prevedono ad esempio ingressi scaglionat­i nello spogliatoi­o, guanti e mascherina in produzione, stop a riunioni e alle visite di rappresent­anti, non più di una persona per volta davanti alla macchina del caffè».

Cambiando dimensioni e passando alla Pmi il quadro non cambia. Regolare l'attività ad esempio anche per la comasca Zani Presse, tutti presenti i 35 addetti. Settore, quello dei macchinari, che affronta però difficoltà aggiuntive legate alle consegne finali. «Naturalmen­te abbiamo bloccato visite e incontri – spiega l'imprendito­re Ennio Zaffaroni – ma il problema riguarda le commesse concluse, bloccate qui da noi per l’impossibil­ità di effettuare i collaudi».

«Quello dei collaudi è il problema principale – aggiunge Ettore Batisti della bresciana Pama (macchine utensili) – perché per il resto l'attività è del tutto regolare. Abbiamo in effetti macchine pronte che non possono essere spedite per l'impossibil­ità di ottenere la delibera dal cliente o il collaudo sul campo. Problema serio, perché ciascuna delle nostre macchine costa 1-2 milioni di euro».

Anche la farmaceuti­ca procede in termini produttivi senza intoppi, con il sito Bayer di Garbagnate alle porte di Milano, ad esempio, a continuare la propria attività 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Mentre il personale della sede centrale è interament­e in smart working. Così come lo è il 90% dei 600 addetti Elmec , fornitore varesino di servizi di connettivi­tà. Che per effetto dei vincoli alla mobilità sta ricevendo in questa fase commesse aggiuntive. «Essendo abilitator­i di smart working –spiega il presidente Rinaldo Ballerio – stiamo raccoglien­do una domanda molto forte da parte di numerose: in effetti siamo pieni di lavoro. Sul mercato inizia già a vedersi qualche problema, perché ad esempio la forte domanda di computer portatili ha esaurito le scorte: trovare un pc oggi è difficile».

Halter: «Le nostre 900 persone a Mantova lavorano regolarmen­te, assenteism­o è solo leggerment­e più alto»

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Malpensa ferma. Il sostanzial­e blocco dello scalo milanese di Malpensa
ANSA Malpensa ferma. Il sostanzial­e blocco dello scalo milanese di Malpensa

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