Fabbriche aperte in Lombardia Produzione avanti con cautele
Alzata l’asticella delle norme di sicurezza e di prevenzione
Il nuovo decreto del Governo sulla mobilità, e l’accelerazione del contagio, spingono le aziende ad alzare l’asticella delle norme di sicurezza e prevenzione. Misure che consentano comunque il mantenimento dell’attività, con la normale produzione confermata ovunque (a eccezione della zona rossa), in tutte le province e in ogni settore. E pur tra clienti che cancellano visite e incontri, mercati in caduta, la Lombardia continua a produrre adottando le dovute cautele, con le territoriali di Confindustria a segnalare fabbriche aperte ovunque.
Temperatura misurata con telecamere termiche. Oppure mense chiuse, turnazioni diverse per ridurre la densità in azienda, distanze minime obbligatorie, visite contingentate separate alle macchine del caffè, maschere, guanti e occhiali protettivi per poter produrre. Il nuovo decreto del Governo sulla mobilità e l’accelerazione del contagio spingono le aziende ad alzare l’asticella delle norme di sicurezza e prevenzione. Misure che consentano comunque il mantenimento dell’attività, con la normale produzione confermata ovunque (ad eccezione della zona rossa), in tutte le province e in ogni settore. E pur tra clienti che cancellano visite e incontri, mercati in caduta libera, preoccupazione e angoscia diffuse, la Lombardia continua a produrre, con le territoriali di Confindustria a segnalare fabbriche aperte ovunque.
«Abbiamo adottato una disciplina quasi militare -spiega Roberto Crippa, vicepresidente di Technoprobe, 600 addetti, produttore lecchese di schede di test per i colossi dell’elettronica mondiale - mettendo il 20% delle persone in smart working e distribuendo le altre su tre turni per evitare assembramenti. Da oggi mascherine, guanti e occhiali protettivi sono obbligatori per tutti. E noi del comitato esecutivo giriamo tutto il giorno per l’azienda, verificando che le misure siano adottate. Comminando sanzioni, se necessario».
Al lavoro regolarmente sono anche le Rubinetterie Bresciane, gruppo meccanico che ha attivato controlli in entrata con misurazione della temperatura per dipendenti e fornitori . Definendo anche dal 6 marzo un documento strutturato in 18 punti con precise regole da seguire. Situazione non diversa nella alte province. «Le nostre 900 persone a Mantova lavorano regolarmente – spiega l'ad di Karcher (strumenti di pulizia) Jugen Halter e proprio ora abbiamo riunito una task force sull'argomento. Ci stiamo anche attrezzando per misurare la temperatura. Al momento non abbiamo segnalazioni particolari dai dipendenti e il tasso di assenteismo è solo leggermente più alto della media».
«Anzi - aggiunge l’ad di Agrati (sistemi di fissaggio per auto, 850 addetti in Lombardia) Paolo Pozzi - per noi nei giorni scorsi le assenze sono anche state inferiori al normale. Il lavoro, compatibilmente con le difficoltà, procede e anche le spedizioni in ingresso e uscita sono regolari. Ora adottiamo nuove misure, ad esempio chiudendo la mensa e riducendo la densità delle persone non solo in fabbrica ma anche negli uffici, dove prevediamo due turni per distribuire le presenze».
«Siamo normalmente aperti e anche la logistica funziona - aggiunge il presidente del gruppo Zanetti (alimentare, 500 addetti) Carlo Zanetti -, direi che ad un primo controllo le persone sono praticamente tutte presenti. Le procedure prevedono ad esempio ingressi scaglionati nello spogliatoio, guanti e mascherina in produzione, stop a riunioni e alle visite di rappresentanti, non più di una persona per volta davanti alla macchina del caffè».
Cambiando dimensioni e passando alla Pmi il quadro non cambia. Regolare l'attività ad esempio anche per la comasca Zani Presse, tutti presenti i 35 addetti. Settore, quello dei macchinari, che affronta però difficoltà aggiuntive legate alle consegne finali. «Naturalmente abbiamo bloccato visite e incontri – spiega l'imprenditore Ennio Zaffaroni – ma il problema riguarda le commesse concluse, bloccate qui da noi per l’impossibilità di effettuare i collaudi».
«Quello dei collaudi è il problema principale – aggiunge Ettore Batisti della bresciana Pama (macchine utensili) – perché per il resto l'attività è del tutto regolare. Abbiamo in effetti macchine pronte che non possono essere spedite per l'impossibilità di ottenere la delibera dal cliente o il collaudo sul campo. Problema serio, perché ciascuna delle nostre macchine costa 1-2 milioni di euro».
Anche la farmaceutica procede in termini produttivi senza intoppi, con il sito Bayer di Garbagnate alle porte di Milano, ad esempio, a continuare la propria attività 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Mentre il personale della sede centrale è interamente in smart working. Così come lo è il 90% dei 600 addetti Elmec , fornitore varesino di servizi di connettività. Che per effetto dei vincoli alla mobilità sta ricevendo in questa fase commesse aggiuntive. «Essendo abilitatori di smart working –spiega il presidente Rinaldo Ballerio – stiamo raccogliendo una domanda molto forte da parte di numerose: in effetti siamo pieni di lavoro. Sul mercato inizia già a vedersi qualche problema, perché ad esempio la forte domanda di computer portatili ha esaurito le scorte: trovare un pc oggi è difficile».
Halter: «Le nostre 900 persone a Mantova lavorano regolarmente, assenteismo è solo leggermente più alto»