Effetto virus e petrolio a picco, Borse ko Tutta Italia zona arancione e deficit al 2,9%
«Serve senso di responsabilità. Informato il Colle delle misure, bene il confronto con l’opposizione» Scuole chiuse fino al 3 aprile. Per la figura di coordinatore o sottosegretario Bertolaso o De Gennaro
Giornata di panico sui mercati, innescata dal dilagare del coronavirus: Borse europee travolte da un’ondata di vendite, l’indice Stoxx 600 a -7,4% (Piazza Affari -11%); malissimo anche Wall Street. Lo spread balza a 229 punti. Sulla situazione ha pesato anche il tracollo del petrolio (-22%) dopo il mancato accordo all’Opec.
Dal governo arrivano intanto nuove misure restrittive per arginare il contagio (i casi in Italia sono saliti a 7.985 (1.589 più di domenica): estensione a tutto il paese della zona arancione. Maxipiano per l’economia e deficit subito al 2,9%. Anche Bce ed Eurozona si mobilitano: allo studio misure fiscali e di politica monetaria.
Il Pd: misure drastiche, pronti a sostenere il governo Salvini: mettere in sicurezza tutto il Paese «Ferma la Serie A di calcio» Nessuno stop ai mezzi pubblici per consentire alle persone di andare al lavoro
Il Governo prova a reagire alla giornata drammatica di ieri con nuove misure straordinarie, guardando anche alla partita con l’Europa sul deficit. «Non c’è più tempo: è l’ora della responsabilità, ognuno deve fare la propria parte», ha detto ieri il premier Giuseppe Conte annunciando che tutta l’Italia da oggi diventa una unica grande zona arancione o quasi rossa: ci si potrà muovere solo per andare a lavorare (ma per comprovate ragioni), potranno muoversi le merci, ma ogni altro spostamento che non sarà necessario e urgente, o che non sarà per motivi sanitari, sarà vietato. Dopo una prima stretta su tutta la Lombardia e su quattordici province il Governo alla luce dei casi di contagio che corrono più veloce delle misure finora adottate ma anche dei comportamenti di diversi cittadini in fuga dalle zone con più restrizioni, ha scelto di mettere in quarantena tutta l’Italia fino al 3 aprile. La stretta riguarderà anche le scuole (estesa la chiusura in tutta Italia fino appunto al 3 aprile) e gli assembramenti in luoghi pubblici e in locali aperti al pubblico. Si ferma anche il calcio con la serie A. Per i trasporti pubblici nessun blocco per ora, «per garantire la continuità del sistema produttivo e consentire alle persone di andare a lavorare».
Il nuovo Dpcm - condiviso con le opposizioni - ribattezzato dal premier «Io resto a casa» andato ieri sera in Gazzetta trasforma dunque tutto il Paese «in una zona protetta». «Si tratta di misure di cui ho informato il Quirinale», ha detto Conte. Una mossa questa che servirà al Governo anche per far capire a Bruxelles che l’impegno è massimo in vista del confronto sul deficit necessario per arginare anche l’emergenza economica.
D’altra parte anche il Pd aveva chiesto «misure drastiche». La terapia d’urto si è resa necessaria anche per mettere ordine alla pioggia di regole diverse in tutto il Paese. Stavolta anche le Regioni, ieri a colloquio con il governo per fare il punto sulle misure adottate, si sono schierate tutte dalla parte della stretta con la richiesta di norme uguali per tutti. Anche dalle opposizioni era arrivata la richiesta di estendere le limitazioni a tutta l’Italia.
Intanto lo stesso Conte conferma l’idea di nominare un supercommissario per «coordinare meglio» l’emergenza coronavirus. Fra gli altri compiti avrebbe quello dell’approvvigionamento di macchinari e attrezzature sanitarie. L’ipotesi potrebbe farsi concreta già oggi: il centrodestra lo chiede come una sorta di garanzia, Palazzo Chigi ieri resisteva, soprattutto per l’opposizione di M5S. Nel governo c’è però il terrore del ripetersi di scene come quella di sabato, quando le indiscrezioni sul decreto di estensione delle zone rosse e la “chiusura” della Lombardia hanno scatenato il panico e la fuga verso il Sud con l’assalto ai treni. E con il rischio sempre più concreto di un’esplosione dell’epidemia nel Meridione dove il sistema sanitario nazionale non ha le risorse del Nord peraltro già allo stremo.
In principio fu Matteo Renzi: da giorni stuzzica il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e propone il nome di Guido Bertolaso: già capo della Protezione civile per quasi dieci anni, considerato dirigente di polso e decisione, medico per giunta, raccoglie consensi trasversali. Si fa anche il nome del prefetto Gianni De Gennaro, oggi presidente di Leonardo.
I dem, tuttavia, tacciono. Al contrario dell’attuale capo del M5S Vito Crimi, sprezzante nella dichiarazione di ieri. «Il commissario per l’emergenza coronavirus c’è già attualmente ed è Angelo Borrelli. C’è un presidente del Consiglio e una cabina di regia fatta dai ministri. Non vedo – sottolinea
Crimi - di che cosa stiamo parlando». Bertolaso certo piace poco a M5S mentre oltre a Renzi gode di ampia stima di Gianni Letta e Silvio Berlusconi. Al di là dei nomi, però, l’idea di mandare una figura tecnica – si parla di un prefetto o un generale – a supervisionare e coordinare l’emergenza COVID-19 sprigiona diverse contrarietà. Non può piacere al presidente del Consiglio, sembrerebbe una delegittimazione del suo lavoro. Idem per il commissario Borrelli, impegnato allo spasimo H24 su questo fronte. «Incrina soprattutto l’attuale asse politico di governo – dice una fonte dem anonima – magari più in là si può valutare». Il punto è proprio questo: la politica può resistere fino a un certo punto con le sue logiche. Se la tenuta del sistema di intervento e contrasto sull’epidemia avrà altri cedimenti – come il rischio di insufficienza delle sale di terapia intensiva – una misura shock diventerà indispensabile. C’è perfino l’ipotesi di un sottosegretario ad hoc. «L’andamento crescente della gravità del fenomeno, ogni giorno confermata dai dati della Protezione civile, dovrebbe fin da ora portarci a decidere come ha chiesto Renzi – nota Laura Garavini (Iv) presidente della commissione Difesa del Senato – e io credo che si dovrà arrivare presto a una soluzione del genere».