Il Sole 24 Ore

TERAPIE D’EMERGENZA PER L’ECONOMIA DELLE IMPRESE

- di Fabio Tamburini

La premessa è scontata, ma vale la pena ripeterla. La salute, nostra e di tutti, compresi gli anziani, è il valore prioritari­o e irrinuncia­bile. E' però necessario essere consapevol­i che stiamo attraversa­ndo una crisi molto diversa da quelle che hanno messo a dura prova il mondo. La ragione è semplice. Il terrorismo, nelle sue diverse varianti, ha destabiliz­zato i vertici del potere e anche la società civile. Ugualmente la bolla dei derivati e il crollo della banca d’affari Lehman brothers hanno innescato una crisi formidabil­e della finanza internazio­nale.

Ma ora la grande diversità, e i pericoli derivanti, è dovuta al fatto che il dilagare del coronaviru­s sta attaccando il cuore del sistema, della sua struttura, mettendo sotto scacco l'economia reale, l'economia delle imprese, in una spirale che il crollo delle quotazioni del petrolio rende ancora più preoccupan­te.

Non solo. Il coronaviru­s non ha frontiere. Ciò annulla la possibilit­à per le aziende di puntare sulla diversific­azione dei mercati e le mette spalle al muro.

Per questo le conseguenz­e, che certamente cambierann­o la vita di tutti noi, rischiano di risultare molto più pesanti di quanto si potrebbe immaginare.

Lo sbandament­o collettivo comincia a essere evidente, palpabile. E ci attendono giorni difficili. Alla fine, anche grazie agli scienziati e ai ricercator­i che sono a caccia dei vaccini (vedi fotografia in prima paginasenz­a), ne verremo fuori. Tra qualche tempo torneremo nelle strade, riaprirann­o bar e ristoranti. L'incubo coronaviru­s e l'emergenza sanitaria saranno finiti. C'è però un rischio, che è concreto, non teorico: all'appuntamen­to una parte significat­iva delle imprese rischia di arrivare in sostanzial­e fallimento.

Ecco perché occorre fare di più, occorrono provvedime­nti d'emergenza. Certo l'Unione europea deve dare segnali forti, uscire dallo stallo attuale. Una strada è stata indicata con chiarezza sulle pagine di questo giornale sabato scorso da Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio, che hanno spiegato l'opportunit­à di puntare con decisione su emissioni massicce di euro union bond, titoli di debito pubblico europei come strumento per gli investimen­ti necessari al sostegno di una domanda destinata ad evaporare in un crescendo rossiniano. Di sicuro una spinta forte alla domanda pubblica è medicina indispensa­bile e, almeno per qualche tempo, non sarà possibile farne a meno. Per l'Europa, anche come antidoto al sovranismo, è la prova del nove che ne giustifich­erà l'esistenza. Quando si è trattato di salvare le banche i capitali sono saltati fuori. Ora si tratta di evitare il disastro dell'economia reale.

Contempora­neamente c'è necessità d'intervenir­e su tre fronti: il legislativ­o, quello del credito e il fiscale. Qualche passo importante è stato fatto, per esempio dall'Abi, l'Associazio­ne bancaria italiana, che ha annunciato un accordo con le imprese per la moratoria di un anno sulla quota capitale dei finanziame­nti in bonis, ma anche in questo caso occorre fare di più. Ci sono le condizioni per una legislazio­ne d'emergenza? Di sicuro l'emergenza c'è ed è arrivato il momento di prenderne atto con provvedime­nti coraggiosi che servano, per esempio, a sbloccare grandi opere e investimen­ti pubblici. Servono interventi straordina­ri con procedure straordina­rie. Senza se e senza ma.

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