Ondata di vendite sui listini: Piazza Affari perde l’11,17% Lo spread balza a 229 punti
Il Tesoro vara un buy-back prima di due giorni di aste, ma si guarda al Qe della Bce
BTp decennale all’1,44% e ai massimi dell’anno, spread a quota 229 come non accadeva dalla scorsa estate, dai tempi cioè delle incertezze politiche legate al passaggio tra il primo e il secondo governo Conte. Il confronto temporale non riesce a rendere l’idea della giornata a dir poco turbolenta trascorsa ieri dai titoli di Stato italiani, oggetto ancora di vendite massicce come in tempi purtroppo non così lontani, ma che ancora una volta si pensava di aver messo alle spalle.
L’escalation dell’emergenza coronavirus ha però da una parte convinto gli investitori a liberarsi del debito italiano, proprio nel momento in cui una recessione ormai inevitabile rende più complicato il compito del Tesoro, alle prese con una zavorra da oltre 2.400 miliardi di euro da rifinanziare a colpi di circa 250 miliardi ogni anno. Dall’altra li ha spinti verso i tradizionali rifugi dell’obbligazionario: quel Bund tedesco, il cui rendimento è sceso d’un colpo sotto i precedenti minimi storici di autunno a -0,85%, e oltre i confini d’Europa ai Treasury che, sempre sulla scadenza dei 10 anni, quotavano ieri lo 0,53 per cento.
Il fatto che nel vortice delle vendite siano finiti, pur con violenza inferiore, anche i bond governativi di Portogallo, Grecia e Spagna in una riedizione dei «Pigs» che il coronavirus pare aver riportato alla memoria è una riprova di come nella debacle dei BTp di ieri non ci sia soltanto «demerito» o timore per la situazione italiana specifica, ma anche un ritorno in grande stile dell’avversione al rischio generalizzata sui mercati. E con questa anche un’attesa crescente per le decisioni che la Bce potrà adottare nella riunione di questo giovedì.
Non serve però certo ad alleviare i problemi che il Tesoro dovrà fronteggiare probabilmente fin dall’immediato: non tanto già domani quando sul mercato saranno collocati 6,5 miliardi di BoT a 12 mesi (il cui rendimento è tornato ieri sopra lo zero), quanto giovedì, giorno in cui in asta finirà il nuovo BTp a 3 anni, per un ammontare massimo di 3,5 miliardi oltre alla riapertura di titoli a 7, 10 e 20 anni per ulteriori 2,5-3,5 miliardi. Finora non ci sono stati mai particolari problemi ad attirare la domanda di investitori cronicamente a caccia di rendimenti in un panorama caratterizzato da tassi negativi nella gran parte d’Europa, ma le vicende delle ultime settimane rappresentano evidentemente una novità sotto ogni aspetto.
Stamani intanto il Mef procederà a un riacquisto di 4 titoli con scadenze comprese fra luglio 2022 e maggio 2025 in un’operazione che si ripropone con frequenza (l’ultima a dicembre). Stavolta però il buy-back potrebbe essere anche legato all’esigenza di dare sostegno a una domanda che ieri scarseggiava, soprattutto sulla parte di curva interessata dall’operazione. Il tasso dei BTp a tre anni è infatti più che quadruplicato allo 0,56%, mentre quello a due anni è addirittura passato allo 0,47% dallo 0,06%: entrambi erano negativi fino a pochi giorni fa.
Il riflesso condizionato di guardare verso l’Eurotower vale anche per l’Italia. Tra le possibili opzioni a disposizione di una Bce decisamente a corto di munizioni, oltre a una nuova riduzione del tasso sui depositi e a un ampliamento del piano di riacquisti da 20 miliardi al mese riavviato un autunno, non è infatti da escludere anche una rimodulazione di quest’ultimo. «La regola delle quote di capitale - sostiene Wolfgang Bauer, gestore obbligazionario di M&G Investments - potrebbe essere temporaneamente sospesa, consentendo così alla Bce di spostare gli acquisti più pesantemente verso i BTp». Sarebbe certo un passaggio politicamente controverso e difficile da far accettare, tuttavia «il cambio di regole sembrerebbe quantomeno giustificabile - azzarda Bauer - ora che l’Italia è colpita in modo più grave dall’epidemia: se la Bce dovesse mai decidere di sospendere le quote capitale, questo è il momento».