IL PREMIER ALLA PROVA DELL’UNITÀ NAZIONALE
Anche se è stato Salvini a chiamare Conte e offrire una collaborazione istituzionale, il punto è come si costruirà questa nuova forma di dialogo tra Governo e opposizione che verrà inaugurata con l’incontro di oggi. Se infatti collaborare è un obbligo per entrambi visto quello che è accaduto tra numero di contagi in aumento, crollo della Borsa, impennata dello spread e rivolta delle carceri, è altrettanto vero che ci si muove su una linea sottile. Qual è il nodo? Che quanto più sarà coinvolto il centro-destra, quanto più il leader della Lega acquisirà un ruolo, tanto più prenderà forma e sostanza una sorta di Esecutivo di unità nazionale. Che è quello che l’attuale premier teme perché sa che potrebbe essere la strada per esautorarlo lentamente. Non è un caso se già ieri, prima ancora dell'incontro a Palazzo Chigi con i leader dell'opposizione, Conte ha annunciato le misure restrittive su tutto il territorio nazionale come avevano chiesto anche loro. Un modo per anticipare e intestarsi una decisione che ha il via libera di tutti mantenendo così distinti i ruoli.
Più controversa la decisione su un commissario-perfetto che ha tenuto banco per tutta la giornata di ieri e che il leader reggente dei 5 Stelle ha respinto dando voce a tutte le ostilità e resistenze. “A che serve?” ha detto ricordando che c'è un Esecutivo, la Protezione civile e la cabina di regia. Il punto è un altro: è che difendere la strategia intrapresa equivale a non delegittimare il premier affiancandogli una nuova figura operativa. Quello che però sfugge a Crimi - Conte sembra invece più consapevole ruota intorno a un concetto cruciale visto quello che sta accadendo: l'autosufficienza. Nel senso che se scoppiano più emergenze insieme tra sanità, ordine pubblico e finanza come è successo ieri, o si ha una maggioranza forte nel Paese e in Parlamento e si va avanti oppure, se si è in condizioni di maggiore fragilità (come la coalizione giallo-rossa) si deve accettare un confronto con l'opposizione e con le sue proposte. Anche se il rischio è quello di una perdita o diminuzione di centralità.
Nell’incontro di oggi, insomma, Conte si troverà di fronte a questo bivio: l'autotutela del Governo a costo di non reggere l’urto di nuove crisi con l'evolversi dell'emergenza; oppure una collaborazione sostanziale con il centro-destra che assomiglia alle larghe intese. Del resto, i prossimi decreti verranno votati insieme. Lo spiegava bene Giancarlo Giorgetti, che ha un filo diretto con il Colle, convinto sostenitore in questa fase della necessità di collaborare e primo “sponsor” della figura – operativa e non politica - del commissario. «O il premier accoglie alcune delle nostre idee e inizia a muoversi nel solco della collaborazione oppure non gli resta che l'autosufficienza ma sapendo che gli sarà addebitato il conto finale di questa emergenza. Deve scegliere». Il passo di ieri sera di Conte con la conferenza stampa convocata all'ultimo momento, sembra andare nella direzione di inaugurare un nuovo percorso politico. Una mutazione del Conte II che finora aveva trovato in Salvini il suo avversario ma che da ieri diventa una specie di alleato sia pure dettato dall'emergenza.