Il Sole 24 Ore

Quelle correlazio­ni che fanno ballare i listini

Così i collegamen­ti tra petrolio, titoli di Stato e azioni influenzan­o le Borse

- Vittorio Carlini

«Le correlazio­ni tra ass et spessos’ interrompo­no-afferma l’ analista tecnico Silvio Bona -, ma in questa fase giocano il loro ruolo». «Anche perchè- fa da eco Enrico Mal verti, presidente di F in tech4I -, da un lato, diversi investitor­i automatici­sono basati proprio sul“collegamen­to” dei prezzi dei vari titoli ».« E, dall’altro -aggiunge Tullio Grilli, capo brokerage elettronic­o di Banca Akros -, molte strategie usano le stesse correlazio­ni per effettuare le coperture ».

Insomma: seppure spesso non durature, anche a causa della nuova normalità causata dalle politiche monetarie, i “legami” (diretti o inversi) tra gli asset dettano il ritmo ai listini. La riprova? L’ha offerta l’ultima dinamica del petrolio. Per un po’ di tempo le Borse avevano snobbato il coronaviru­s. Al contrario il barile era stato subito scosso nelle sue quotazioni. Nelle ultime sedute, tuttavia, la pressione al ribasso sull’oro nero ha fatto tracollare l’azionario. «La dinamica del petrolio - spiega Malverti- è stata, in questo caso, predittiva rispetto al trend dei listini». Certo: l’impostazio­ne delle Borse era già ribassista. Inoltre l’Opec ha avviato la guerra dei prezzi sul barile. Ciò detto, però, «non è difficile ipotizzare che diversi algoritmi», unitamente a molti operatori tradiziona­li, abbiano sfruttato il trend del petrolio per impostare in anticipo l’operativit­à in vendita. «Di là da ciò - riprende Bona -, va sottolinea­to che il prezzo del Wti, pure rimanendo in calo, dopo aver toccato l’importante area di supporto intorno a 26 dollari è risalito. Un contesto che potrebbe dare vita «all’esauriment­o di breve periodo del movimento ribassista, con il possibile rimbalzo dell’oro nero». Dal che, anche in funzione dell’attuale correlazio­ne positiva tra azioni e barile, ai listini sarebbe data l’opportunit­à di riprendere fiato.

Il collegamen­to con il Treasury

Ma non è solo l’azionario. Altro “collegamen­to” monitorato dagli esperti è quello tra lo stesso petrolio e il rendimento del Titolo usa a 10 anni. Qui, da tempo, è presente un’ altra correlazio­ne positiva. Più il barile scende (sale) e più loyield cala( cresce ). Il motivo? Semplice: il minore prezzo dell’ oro nero è indizio( anche) del rallentame­nto del P il globale e, quindi, dell’ inflazione attesa. Quest’ultima, si sa, è una componente del rendimento di ogni governativ­o, compreso il Treasury.Di conseguenz­a loyield del governativ­o e il prezzo dell’oro nero vanno a braccetto. Una danza (nelle ultime sedute un rock and roll acrobatico) che viene sfruttata a piene mani dagli investitor­i. Quegli stessi operatori i quali guardano al Titolo Usa anche per valutare le dinamiche dell’azionario. Non è un mistero che, nel breve periodo, la discesa di Wall Street sia stata accompagna­ta dal rialzo del prezzo del Treasury a 10 anni. Qui, a ben vedere, la correlazio­ne inversa è dovuta, da una parte, alla caccia diass et con un minimo di rendimento; e, dall’altra, dalla ricerca del “bene rifugio”. Al che si domanda: perchè l’oro, “safe haven” per eccellenza, ieri è invece sceso? A ben vedere il venire meno della correlazio­ne inversa ha motivi tecnici. Molti investitor­i operano a leva. Nel momento in cui le Borse, a velocità impression­ante, cadono giù chi ha prestato loro i denari li chiede indietro( mar gin call).C on ilch egli investitor­i, per fare fronte alla richiesta (e investire ulteriorme­nte), vendono l’oro. Il lingotto diventa liquidità e le correlazio­ni saltano. Seppure rimangono essenziali per capire dove vanno i mercati

Il peggiorame­nto del quadro costringe a una revisione delle stime sui costi di finanziame­nto

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