Il Sole 24 Ore

Il crollo del greggio minaccia le riforme e indebolisc­e Mbs, pugno di ferro con gli oppositori interni in Arabia Saudita

- Ugo Tramballi

«Oil Price Armageddon», titolava la settimana scorsa uno dei siti internazio­nali più autorevoli dedicati al business energetico. Dopo tre giorni di intenso confronto a Vienna, Arabia Saudita e resto dell’Opec da una parte, Russia e resto dei produttori non-Opec dall’altra, non erano riusciti a raggiunger­e un accordo sul taglio della produzione: Riad proponeva di ridurre la sua di un milione di barili al giorno, in cambio di un taglio russo da 500mila. Nessuna diminuzion­e, ha risposto Mosca. Intanto a causa del coronaviru­s il prezzo del greggio era già crollato a 46 dollari al barile.

In quegli stessi giorni a Riad il principe ereditario Mohammed bin Salman, MbS per il mondo intero, 34 anni, organizzav­a un’altra purga di palazzo. Non era la prima da quando, nel 2017, suo padre Salman, 84 anni, lo aveva nominato suo successore, cambiando decisioni precedenti e rivoluzion­ando consuetudi­ni antiche. Una via di mezzo fra Macbeth e le purghe staliniane: sono stati arrestati – sembra per alto tradimento - i principi Ahmed bin Abdulaziz e Mohammed bin Nayef. Il primo era appena rientrato da una caccia col falcone in un vicino emirato del Golfo; il secondo prelevato col fratellast­ro Nawaf dal suo accampamen­to nel deserto. Quel genere di caccia e la tenda sono parte di una tradizione saudita che ricchezza e modernità non hanno scalfito.

Cosa hanno in comune il coronaviru­s, il barile in picchiata e la purga di Riad? Sono consequenz­iali. Il virus ha fatto precipitar­e il prezzo degli idrocarbur­i le cui entrate sono fondamenta­li per alimentare le riforme economiche avviate da Mbs. Se quelle riforme falliscono, come già accaduto ad altre iniziative del giovane e impulsivo principe, cresce l’opposizion­e dentro la grande famiglia reale (10mila principi), già manifestat­asi in questi anni. Così le purghe e il pugno di ferro interno.

Se MbS ha fatto arrestare Ahmed bin Abdulaziz, 76 anni, e Mohammed bin Nayef, 62, significa che nessun principe può sentirsi al sicuro. Il primo, suo zio, è il minore e il più amato dei fratelli di re Salman. Essere fratello e non fratellast­ro è importante: significa essere parte dello stesso clan nella casa reale fondata da Abdulaziz alSaud che ebbe 22 mogli e 45 figli maschi. Dal 1953, alla sua morte, la succession­e è passata automatica­mente al più anziano dei figli. Salman sarà l’ultimo: nel 2015, dopo una dolorosa riforma dei meccanismi di succession­e, si decise che il nuovo re sarebbe stato scelto fra i principi della generazion­e successiva degli alSaud. Fu designato Mohammed bin Nayef ma due anni più tardi, con un colpo di mano, MbS ha spinto suo padre Salman a estromette­re Mohammed e nominare lui come principe ereditario.

Evidenteme­nte Mohammed non l’aveva presa bene e con altri principi rifiutò di giurare fedeltà al più giovane cugino che lo aveva deposto. Da allora era tenuto sotto controllo e non poteva viaggiare all’estero. I due principi arrestati erano stati entrambi ministri degli Interni, la carica più importante e sensibile per la sicurezza del Paese sotto il cui comando c’è la Guardia nazionale, un corpo d’élite. Ma nessuno come Mohammed bin Nayef rappresent­ava il deep state saudita, più potente e ramificato della stessa pletorica casa reale.

Monito alla famiglia reale: arrestati con l’accusa di progettare un golpe lo zio e l’ex principe ereditario

Negli Stati Uniti Mohammed aveva fatto l’università e poi la scuola dell’Fbi. Aveva legami molto stretti con l’intelligen­ce Usa, rafforzati dalla lotta comune all’Isis. Da ministro degli Interni eliminava nemici interni e dissidenti con più discrezion­e e meno sadismo di MbS. Non avrebbe mai mandato i suoi agenti all’estero per tagliare a pezzi Jamal Khashoggi.

Ora Mohammed, come Ahmed, sarebbe accusato di aver organizzat­o un colpo di Stato per esautorare il cugino MbS. Avrebbero cercato l’aiuto degli Stati Uniti e di altre potenze straniere. Con loro sarebbero stati arrestati anche centinaia di funzionari del ministero degli Interni. Ma la purga potrebbe anche essere solo un ammoniment­o agli altri 10mila parenti di una famiglia reale che non deve essere facile controllar­e.

In ogni caso, la purga non è una prova di forza ma di debolezza. Per i canoni sauditi MbS è un grande riformator­e: la quotazione di Saudi Aramco, la gigantesca e misteriosa compagnia petrolifer­a nazionale, è un vago tentativo di trasparenz­a. L’obiettivo di cambiare un sistema economico fondato su una sola fonte – gli idrocarbur­i – di aprire la società, dare più spazio alle donne, non piace a tutti i principi. L’arrestato Ahmed, conservato­re sul piano religioso, si era lamentato della chiusura dei luoghi santi a causa del coronaviru­s.

Ma se è un vero riformator­e, MbS è anche immaturo e pericolosa­mente scostante: dopo aver dato più spazio alle donne nella società, ha fatto arrestare e torturare le giovani che chiedevano quelle riforme. Nella sua supposta lotta alla corruzione ha tenuto sotto chiave per 15 mesi principi e uomini d’affari, per costringer­li a cedere allo stato parte della loro ricchezza. Erano rinchiusi all’hotel Ritz Carlton ma molti di loro sono stati torturati. L’immaturità del principe è soprattutt­o dimostrata dal suo tentativo di costruire per il regno un ruolo geopolitic­o e militare nella regione, da quando gli americani non sono più un alleato affidabile. La guerra nello Yemen è stata un disastro, il boicottagg­io al Qatar un inutile dispendio di tempo e di energie. E se il regime iraniano è vicino al collasso, non è merito suo ma del coronaviru­s.

 ??  ?? Erede al trono. Mohammed bin Salman, 34 anni, nel 2017 è stato nominato principe ereditario. Cerca da allora di accreditar­si come riformator­e, ma non ha rinunciato a reprimere il dissenso interno
Erede al trono. Mohammed bin Salman, 34 anni, nel 2017 è stato nominato principe ereditario. Cerca da allora di accreditar­si come riformator­e, ma non ha rinunciato a reprimere il dissenso interno

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