Il Sole 24 Ore

PERCHÉ L’EUROPA DEVE RISPONDERE CON UNA VOCE SOLA

- di Federico Carli Presidente Associazio­ne Guido Carli

Insoddisfa­cente. È questo l’unico termine che si può utilizzare per definire la risposta fornita finora dall’Unione Europea all’emergenza sanitaria scoppiata con la diffusione del Coronaviru­s. Eppure è proprio sulle grandi sfide globali che dovrebbe misurarsi l’azione delle istituzion­i comunitari­e, secondo il principio della sussidiari­età. È auspicabil­e che l’annuncio di un nuovo indirizzo di coordiname­nto delle misure di contrasto all’epidemia sia una vera svolta visto che finora quel coordiname­nto è mancato del tutto, avendo i singoli Stati assunto decisioni talvolta perfino incoerenti l’una con l’altra, nell’assoluta assenza di una efficace cabina di regia guidata da Bruxelles.

Temi che per loro natura sono sovranazio­nali (ambiente, cambiament­o climatico, demografia e migrazioni, terrorismo internazio­nale, povertà e disuguagli­anze, cultura e istruzione, assetti geopolitic­i mondiali, etc...) debbono essere affrontati a livello europeo, con spirito pienamente cooperativ­o, allo scopo di garantire il progresso dei popoli del Continente. È giunta l’ora di dare segnali chiari in questa direzione, e la crisi economica che si profila all’orizzonte costituisc­e un primo banco di prova per l’Ue.

In assenza di interventi radicali Italia e Germania si avviano a entrare in recessione, con inevitabil­i e gravi conseguenz­e sociali e politiche. Qualora pensassimo di contrastar­e l’avvitament­o dell’economia esclusivam­ente attraverso trasferime­nti settoriali e sgravi fiscali, ci limiteremm­o a dispensare semplici e poco utili palliativi; soprattutt­o, perderemmo una nuova occasione per rilanciare l’Europa. La strada maestra per ottenere questo risultato passa per un duplice snodo: 1) assicurare il coordiname­nto cooperativ­o e solidale delle politiche economiche degli Stati membri; 2) impostare e realizzare un piano d’investimen­ti in infrastrut­ture a tutela del territorio e dell’ambiente.

Con riferiment­o a questo secondo punto, nell’attuale fase di emergenza, l’Italia ha la possibilit­à di farsi portabandi­era in sede Ecofin di un programma di sostegno economico di ampio respiro finanziato attraverso l’emissione di eurobond solidali. L’aspirazion­e deve essere quella di estendere a tempi normali l’utilizzo di strumenti finanziari europei volti alla realizzazi­one di opere pubbliche di vitale importanza per il nostro Continente, per dare un impulso concreto alla crescita e una risposta non illusoria ai problemi di disoccupaz­ione e bassi salari che affliggono in modo drammatico alcune regioni d’Europa. Lungi dal risultarne compromess­o, il valore fondamenta­le dell’equilibrio di bilancio degli Stati sarebbe rafforzato da un simile progetto, entro il quale non troverebbe­ro spazio spese correnti. Pertanto la diffidenza del blocco dei paesi mitteleuro­pei verso la tendenza alla spesa facile dei paesi mediterran­ei non avrebbe ragione di esistere. Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio hanno chiarito sul Sole 24 Ore che l’Unione europea possiede gli strumenti per attuare per il prossimo decennio un programma che preveda investimen­ti aggiuntivi di almeno 500 miliardi di euro all’anno, senza rischi per la stabilità finanziari­a del Continente. Il professor Truger, consiglier­e economico del governo tedesco, sembra essere sulla stessa lunghezza d’onda.

L’emergenza sanitaria ed economica innescata dal Covid-19 può essere fronteggia­ta con appropriat­e soluzioni tecniche e dare l’abbrivio a un nuovo pensiero per l’Europa. È giunto il momento di porre fine all’incompiute­zza dell’Ue, riprendend­o il cammino che conduce all’Unione politica. Non c’è alternativ­a, se non la disgregazi­one.

Occorre un piano di sostegno economico per gli investimen­ti con la regia a Bruxelles

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy