Sospensione delle rate, garanzia alle banche
Via Nazionale collabora con il Mef nella messa a punto del decreto legge che dovrebbe andare in settimana al Consiglio dei ministri
Il riferimento sono le garanzie fornite negli anni scorsi per i salvataggi bancari ma applicate alla moratoria sui finanziamenti
Una garanzia pubblica dell’ordine di qualche miliardo di euro a supporto delle banche che hanno deciso di rispondere alle esigenze di liquidità delle imprese alle prese con l’emergenza Coronavirus. Il ministero dell’Economia è al lavoro, in collaborazione con la Banca d’Italia, per studiare le modalità d’intervento che verranno messe nero su bianco in uno dei prossimi decreti che saranno varati dal governo. Il modello dovrebbe essere quello delle garanzie già fornite negli anni scorsi a supporto dei salvataggi bancari, sia a fronte di emissioni di bond che di cessioni di crediti. Questa volta, però, il supporto statale sarà legato alle moratorie sui finanziamenti che sono già state avviate anche a seguito dell’accordo annunciato da Abi e dalle associazioni imprenditoriali sabato scorso. Un’intesa che prevede l’estensione ai prestiti emessi tra novembre 2018 e 31 gennaio 2020 dell’accordo già esistente e che consente la possibilità di sospendere per un anno il rimborso della quota capitale di un prestito, in bonis e non soggetto a misure di forbearance (e cioè revisioni di condizioni o tassi per imprese in difficoltà temporanea) nei 24 mesi precedenti, e l’allungamento del piano di ammortamento.
Misure importanti ma giudicate non sufficiente per le condizioni straordinarie che sta vivendo il paese: le banche sono consapevoli del fatto che la moratoria con tutta probabilità dovrà essere estesa ad un’ampia platea di aziende. Questo vuol dire posizioni per miliardi e miliardi di euro. Le misure al vaglio, come del resto chiesto nei giorni scorsi anche dai rappresentanti di Confindustria, riguardano anche la copertura degli interessi del finanziamento. Per le banche, però, questo potrebbe implicare la necessità di cambiare la classificazione dei crediti e di dover calcolare la possibilità di default, che per un credito in bonis viene fatta nell’arco di un anno, su tutta la durata residua del prestito aumentando inevitabilmente le probabilità di default e dunque implicando maggiori accantonamenti patrimoniali. Questo vorrebbe dire scaricare il problema dal sistema imprenditoriale a quello bancario. Per questo motivo la Banca d’Italia, che vigila sulla stabilità del sistema bancario, si è fatta interprete del problema presso il governo e ora sta collaborando con il Mef per valutare come mettere a punto il sistema delle garanzia.
La garanzia pubblica su una parte del finanziamento, nella fattispecie gli interessi, consentirebbe alle banche di non computare quella parte ai fini degli accantonamenti patrimoniali.
Un intervento di questo tipo era stato sollecitato sabato scorso in occasione dell’annuncio dell’accordo Abi-imprese. «L’Abi e le Associazioni di rappresentanza delle imprese si impegnano a promuovere, presso le competenti Autorità europee e nazionali, una modifica delle attuali disposizioni di vigilanza riguardo le moratorie (c.d. forbearance), necessaria in una situazione emergenziale, come quella attuale» si spiegava nel comunicato.
Sempre ieri l’Abi ha annunciato che alle nuove moratorie, sottoscritte dall’Abi e dalle associazioni di rappresentanza delle imprese, aderiscono banche che già rappresentano il 90% in termini di totale dell’attivo, con una presenza in tutte le parti d’Italia. «L’Addendum all’accordo per il Credito 2019, pubblicato il 7 marzo, è immediatamente operativo e questa mattina ha inviato ai propri associati la lettera circolare per fornire informazioni per la piena operatività delle moratorie», spiega una nota diffusa ieri.