Liquidità, doppia mossa con fisco e Cdp
Ipotesi di sospensione di 18 mesi per le rate dei mutui sulle prime case
Sono ore decisive per mettere a punto il nuovo decreto per l’emergenza economica. C’è tempo fino al consiglio dei ministri di giovedì, a meno che non si decida in extremis di anticipare il varo a domani, subito dopo che il Parlamento avrà autorizzato lo scostamento dei saldi di finanza pubblica per arrivare a una dote complessiva di almeno 7,5 miliardi (si sta decidendo in queste ore se alzare ulteriormente il plafond). Aspetta interventi urgenti l’enorme platea rappresentata da circa 1,4 milioni di imprese della Lombardia e degli altri comuni della «zona 1» (così è stata ridenominata l’area focolaio con il Dpcm di domenica scorsa) ma alcune delle misure allo studio sono destinate ad avere carattere nazionale.
Priorità assoluta è concedere liquidità alle imprese e l’applicazione della garanzia statale sarà il cuore dell’intervento, supportando il patto appena firmato dall’Abi e dalle associazioni imprenditoriali per estendere in tutta Italia ai prestiti al 31 gennaio 2020 la possibilità di chiedere la sospensione o l’allungamento (si veda altro articolo in pagina). Ma anche per le famiglie si intenderebbe agire sulla leva del credito, con un possibile stop alle rate dei mutui sulla prima casa per 18 mesi.
Tornando alle imprese, si studia anche un ulteriore rafforzamento del Fondo di garanzia Pmi, magari con un meccanismo di “riassicurazione” cioè coprendone le eventuali perdite con la controgaranzia della Cassa depositi e prestiti a valere su piattaforme di investimento europee.
Altri interventi valutati in questi giorni si incrociano con esplicite richieste del mondo imprenditoriale. Sospendere il pagamento delle rate dei prestiti in essere può essere solo una parte della soluzione. Il problema è che per le imprese difficilmente basterà. Di qui il confronto in corso sulla possibilità di applicare il meccanismo della garanzia statale anche a finanziamenti agevolati che consentirebbero alle aziende di avere innanzitutto risorse per far fronte al pagamento dei tributi, come fu fatto per l’emergenza del terremoto nel Centro Italia, ma anche possibilmente per l’attività operativa quindi per pagare stipendi e fornitori.
In prima battuta, comunque, per supportare la liquidità delle imprese c’è lo stop ai versamenti di contributi e ritenute. «Stiamo lavorando anche sulle partite Iva a partire dai settori più colpiti come turismo, logistica, trasporti, cultura - dice il viceministro dell’Economia Antonio Misiani -. Per questi ragioniamo sull’estensione della moratoria di tasse e contributi». Questi ultimi, attualmente, sono già sospesi per il settore del turismo in base al decreto legge n. 9 all’esame del Senato.
Il tema è particolarmente delicato perché una sospensione generalizzata per la nuova zona 1 (Lombardia e le 14 province tra Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna) a conti fatti vale quasi un terzo delle entrate dell’Erario (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), senza le quali a chiedere liquidità dovrà essere anche lo Stato.