Il Ssn aspetta 20mila rinforzi, nodi coperture e straordinari
Senza i giusti incentivi c’è il rischio che non si trovino sufficienti medici e infermieri
È una delle emergenze principali nell’emergenza coronavirus. Medici e infermieri da assumere al più presto - 20mila ne hanno chiesti le Regioni al ministero della Salute - con corsie veloci per mettere in sicurezza il Servizio sanitario messo a dura prova dal virus. La risposta è arrivata dal Governo e dal ministro Roberto Speranza nel decreto legge approvato venerdì scorso e che ieri sera non era ancora approdato in Gazzetta Ufficiale al contrario di quello sulla Giustizia, approvato lo stesso giorno, e pubblicato domenica.
Il Governo starebbe infatti ancora lavorando alle coperture del provvedimento che potrebbe valere almeno un miliardo da recuperare nella torta dell’extra deficit. A ieri sera in particolare i nodi ancora scoperti riguardavano le assunzioni di medici e infermieri, in particolare di quelle da fare con i contratti di lavoro autonomo a sei mesi rivolti anche a giovani medici appena abilitati, specializzandi che non hanno ancora completato il corso e personale sanitario già in pensione. Sotto la lente anche le norme dell’articolo 2 lì dove si prevedono assunzioni a tempo determinato per due anni che possono trasformarsi in tempo indeterminato dopo una valutazione dei vertici degli ospedali. Tra le altre misure su cui si sta valutando la copertura c’è anche quella che dovrebbe riconoscere un aumento del 50% del valore degli straordinari al personale sanitario.
Misure cruciali queste che non solo devono entrare in vigore al più presto per consentire agli ospedali di provvedere nel giro di pochi giorni alle assunzioni ma che vanno congegnate bene perché altrimenti il rischio è che non si trovino i medici disposti a lavorare nella trincea della guerra al coronavirus. «L’articolo 2 del decreto legge che prevede contratti a tempo determinato dovrebbe essere il driver principale per l’arruolamento di nuovo personale sanitario, mentre la soluzione degli incarichi di lavoro autonomo, che oggi sembra quella prediletta dal Governo visto che l’ha inserita all’articolo 1 del provvedimento, andrebbe scelta solo per far fronte all’emergenza immediata. Nelle more cioè che si organizzino e diventino efficaci selezioni rapide, con bandi aperti al massimo sette giorni, di medici specializzati o anche di specializzandi al 4° e 5° anno di corso»: così la pensa il segretario dell’Anaao Assomed, la principale sigla dei medici ospedalieri, Carlo Palermo che plaude alla scelta del ministro Speranza di iniettare nel sistema 20mila addetti Ssn ma avvisa che «questi contratti usa-e-getta presentati nel Dl come prima soluzione non possono essere la risposta perché scarsamente attrattivi, sia per la forma contrattuale sia per lo stipendio che si prefigura al massimo ribasso in una situazione di alto rischio professionale». Il 12% dei contagiati oggi sono medici e infermieri e «anche i giovani – ricorda Palermo – vanno a finire in terapia intensiva per polmonite interstiziale, quindi per grave insufficienza respiratoria. Non mi stupirei se all’offerta di 50 euro lordi l’ora, senza tutele previdenziali e senza assicurazione, in tanti rispondessero un secco no grazie. La ricetta è tagliare i tempi e offrire una prospettiva di stabilità lavorativa».
Dall’Anaao arriva anche la stima degli importi per categoria: 5.000 medici da soli valgono circa 500 milioni (considerando gli oneri previdenziali riflessi), mentre inserire 15mila tra infermieri e operatori socio-sanitari assorbirebbe altri 400 milioni di euro: in tutto, quindi, 900 milioni. Per questo secondo il sindacato il miliardo in più messo in preventivo dal Governo per il personale potrebbe non bastare. Perché oltre agli stipendi andrebbero calcolate anche le premialità di risultato (ma servirebbe una modifica della legge Madia) e un finanziamento ad hoc per le ore di straordinario. «Che andrebbero retribuite il doppio di quanto previsto oggi dal contratto», afferma ancora Palermo. E di fronte al solito braccio di ferro Salute-Mef, i conti potrebbero di nuovo non tornare.
Il provvedimento, tra le altre cose, apre anche alla possibilità di requisire strutture alberghiere, per consentire la quarantena di chi non può farlo a casa proprio, e presidi medici e apparecchiature se fosse necessario. Oltre a sollecitare l’acquisto di prestazioni dal privato (posti letto in terapia intensiva o per le altre degenze) nel caso le Regioni non ce la facessero a reggere l’urto, E anche qui serviranno altre risorse.
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