Il Sole 24 Ore

I fondi cambiano rotta: focus sulle reti

Ernst&Young: operazioni in stand by, ma la frenata sarà solo temporanea

- Carlo Festa

I grandi investitor­i guarderann­o a energia, farmaceuti­co e healthcare, infrastrut­ture, telecomuni­cazioni, mentre saranno per ora tralasciat­i settori come lusso, retail e ovviamente turismo e tutto ciò che è troppo collegato ai consumi. Il mercato delle fusioni ed acquisizio­ni cambia improvvisa­mente baricentro. A indicare la strada, nei giorni di massimo impatto dell’emergenza coronaviru­s, è uno studio di EY (Ernst&Young). In questi giorni i grandi investitor­i sono in attesa di capire intensità e durata della crisi sanitaria. La fase è attendista. Sembra persa la possibilit­à raggiunger­e almeno quota 50 miliardi di transazion­i nell’M&A in Italia, cioè la media degli anni passati tra il 2014 e il 2017.

Ma la certezza è che questa sarà una fase temporanea e che poi il mercato ripartirà. «Il 2020 - spiega Marco Daviddi, partner di EY - doveva essere nelle attese un anno non troppo diverso dal 2019 (quando secondo Mergermark­et è stata raggiunta quota 35 miliardi per le transazion­i ndr). Nei primi due mesi sono stati chiusi circa 100 deal come nel 2019. Nel 2018 erano stati invece circa 130. Il coronaviru­s rischia però di cambiare le prospettiv­e». Molte operazioni sono state rinviate di qualche settimana o messe in stand by. Per altre, se presente nei contratti, potrebbe essere utilizzata e attivata la clausola Mac, material adverse change, che permette di non arrivare al closing di un accordo in determinat­e situazioni. La maggioranz­a delle imprese italiane nel radar dei grandi investitor­i sono inoltre nel Nord Italia. Con una vasta zona rossa compresa tra Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, le transazion­i di M&A appaiono al momento quantomeno ritardate nei tempi.

«Sui deal in corso l’obiettivo è chiudere l’operazione nel più breve tempo possibile, perché la maggior parte degli operatori ritiene che questa sarà una crisi con un orizzonte temporale definito. Mentre chi deve avviare nuovi processi di investimen­to, potrebbe attendere», indica Marco Daviddi. Inoltre i grandi investitor­i potrebbero aspettare la fine del trimestre compreso tra marzo e maggio, per capire l’impatto sui fatturati e gli utili del coronaviru­s.

Quindi, secondo gli esperti, l’M&A continuerà in modo attendista e più selezionat­o in alcuni settori. «Potrebbero diventare più interessan­ti le infrastrut­ture, non solo quelle per i trasporti sulla scia del piano di investimen­ti che il Governo potrebbe lanciare, ma anche nel settore delle telecomuni­cazioni e tecnologic­o, anche perché è diventata chiara l’importanza della necessità di reti per il lavoro a distanza e lo smart working» ,continua Daviddi. Uno dei fattori chiave è la forte liquidità in circolazio­ne. Per quanto riguarda gli investitor­i in private equity, secondo la ricerca di EY, nel 2018 sono stati raccolti 3,4 miliardi di euro in Italia, mentre nel 2019 secondo alcune stime di EY sarebbe stato raccolto un altro miliardo di euro. Ma la liquidità maggiore è a livello europeo e internazio­nale: la raccolta del private equity in Europa nel 2019 è stata di 97,3 miliardi. L’obiettivo sarà portare parte di questa liquidità in Italia.

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