Fiumicino, 500 persone per i controlli
Negli ultimi giorni lo scalo ha raggiunto picchi del -50% Diffuso il lavoro da casa
Lo scalo di Fiumicino, il maggiore aeroporto italiano, da questa settimana lavora a ranghi ridotti. I servizi sono tutti garantiti ai massimi livelli, ma la necessità di tutelare il personale dal coronavirus combinata con una contrazione del traffico aeroportuale che negli ultimi giorni ha raggiunto picchi del -50%, ha spinto a sollecitare lo smartworking tutta la settimana per tutti colori i quali non hanno necessità di una presenza fisica nello scalo.
Ma se ci sono meno dipendenti in giro, è salito invece a 500 persone il plotone di personale, tra medici, infermieri e volontari, messo a disposizione dal ministero della Sanità per eseguire i controlli su chi arriva e parte dallo scalo.
Se fino a lunedì chiunque partisse per Milano e Venezia doveva dotarsi di autocertificazione, ora la disposizione varrà probabilmente per i voli in tutto il Paese. E da lunedì c’è un’altra novità: per chiunque parta per gli Stati Uniti o altre destinazioni extraSchengen è obbligatorio sottoporsi alla rilevazione delle temperatura.
«Stiamo facendo uno sforzo enorme per garantire l'attività ordinaria e allo stesso tempo i nuovi controlli necessari - spiega l’ad di Aeroporti di Roma, Ugo De Carolis -. Avevamo preventivato un primo trimestre con il traffico in lieve flessione, ma certo i numeri a partire dallo scorso 24 febbraio sono impressionanti. A febbraio c'è stato un calo dell'11%, ma dal 24 febbraio la contrazione è arrivata a -45% per salire a -50% quest'ultima settimana e temo che peggiorerà ancora».
Tutto questo accade in un aeroporto che ha chiuso l’esercizio 2019 con numeri buoni. «Il bilancio 2019 ha registrato un andamento positivo sia per i conti, sia per il numero dei passeggeri che, tra Fiumicino a Ciampino, hanno sfiorato quota 50 milioni (+1,2%). Un record».
Il bilancio, approvato venerdì e diffuso ieri, ha chiuso con un utile netto di 245,2 milioni (in lieve calo rispetto a 246,2 milioni del 2018). I ricavi sono pari a circa 930 milioni (+1%) e il debito netto è sceso a 1,125 miliardi
Quali sono le aspettative per i prossimi mesi? «Le confesso che siamo talmente presi dalla gestione dell’emergenza, per garantire la sicurezza del nostro personale a contatto con il pubblico ma anche degli stessi passeggeri, che non stiamo pensando alle previsioni». I conti non risentono solo della contrazione del traffico aeroportuale, ma anche del calo dei ricavi commerciali legati agli esercizi presenti all’interno dello scalo. «I nostri ricavi sono determinati da una componente fissa e una variabile sui canoni pagati dai negozi - spiega De Carolis -. Risentiamo anche noi della flessione: tiene un po’ meglio il settore del food, ma nel complesso anche qui la contrazione si attesta tra il 40 e il 50 per cento».
Il sistema delle tariffe aeroportuali, pagate dalle compagnie aeree, prevede che se il traffico si contrae tra il 6 e il 10% su base annua la quota eccedente viene recuperata nelle tariffe dell'anno successivo. «E' ancora del tutto prematuro fare questi calcoli - chiosa De Carolis -. Certo è che se la flessione del 50% si protrae per un mese o più l'impatto sull'anno inevitabilmente ci sarà».