Virus, l’Oms dichiara la pandemia Conte: nuova stretta in tutta Italia
L’Oms ha dichiarato che la diffusione del coronavirus è diventata una «pandemia», che ora sta allungando la sua ombra in Europa e Usa. E che va combattuta con ogni arma, non con «l’allarmante inazione di alcuni Paesi». «Bene l’Italia, siamo fiduciosi». Intanto il governo italiano vara un inasprimento delle misure già varate per contenere il virus (il bilancio si aggrava: ieri 2mila contagi in più): da oggi chiusura dei negozi intutta Italia tranne quelli di beni di prima necessità (alimentari, farmacie, edicole); stop alle attività lavorativa, tranne le fabbriche, garantiti i trasporti pubblici. Arcuri commissario delegato agli acquisti per l’emergenza
Le fabbriche potranno continuare a produrre se garantiscono misure di sicurezza. Conte: serviranno due settimane. La risposta in serata dopo il pressing dei governatori, Fontana in testa. Garantiti i servizi bancari
Chiudono in tutta Italia bar, ristoranti, parrucchieri, centri estetici, negozi, eccetto quelli per i beni di prima necessità e le farmacie. Restano aperti i servizi essenziali, a partire dal trasporto pubblico, ma anche quelli bancari e finanziari. E le fabbriche potranno continuare la produzione, ma a condizione di garantire la sicurezza dei lavoratori. Stavolta è stato il premier Giuseppe Conte ad annunciare in diretta Facebook in serata la nuova stretta per il Paese nella lotta al coronavirus: «Tutti insieme ce la faremo».
Nel giorno in cui l’Oms ha dichiarato la pandemia e la curva di crescita dei contagi non ha accennato ad abbassarsi, il Governo ha integrato il decreto di domenica scorsa, quello che ha istituito nel paese una zona arancione limitando gli spostamenti e l’esercizio delle attività sociali. Il giro di vite è stato preannunciato dal via libera del M5S e del Pd, i due principali partiti della maggioranza giallorossa. E viene incontro alle richieste della Lombardia, che per prima aveva invocato la chiusura di tutte le attività non indispensabili e la riduzione dei mezzi pubblici, sulle orme della zona rossa iniziale di Codogno, dove il contagio rallenta.
La decisione è stata presa dopo l’ennesima comunicazione del numero dei malati, ieri 2mila in più in tutta Italia, di cui quasi 1.336 nella sola Lombardia (il numero dipende anche dall’arrivo tardivo di alcuni tamponi del giorno prima). In tutto i positivi riscontrati sono 10.590, di cui 5.763 in Lombardia (con la provincia di Bergamo focolaio principale).
Le richieste giunte da Palazzo Lombardia , a cui si sarebbero subito “accodate” anche Piemonte, Lazio, Abruzzo, Sicilia, puntavano a ridurre al minimo le occasioni di contatto: chiusura totale di bar e ristoranti, mentre finora sono rimasti aperti dalle 6 alle 18; dei servizi commerciali non indispensabili; degli esercizi alla persona come parrucchieri e estetisti; dei centri commerciali durante tutta la settimana. A cascata, anche le partecipate pubbliche potranno intervenire per ridurre l’intensità dei mezzi di trasporto cittadino. Restano invece sempre garantite le aperture di supermercati e negozi di generi alimentari; farmacie e parafarmacie; sportelli bancari; attività logistiche legate ai settori fondamentali; uffici pubblici indispensabili; edicole.
Nell’attesa dell’ulteriore decreto, molte aziende si sono autoregolamentate. Ieri l’Ance Lombardia, l’associazione dei costruttori, si è detta pronta a bloccare i cantieri. Confindustria Lombardia ha chiesto alle aziende di rimanere aperte solo se riusciranno a garantire gli standard rigidi di sicurezza e igiene, e di far lavorare solo le attività primarie - alimentare, farmaceutico e medicale - e la filiera connessa. In Lombardia molte attività commerciali stanno chiudendo in queste ore, dai negozi ai ristoranti agli alberghi. Oltre il 70% ha già tirato giù la saracinesca. Ieri anche la Rinascente, simbolo dello shopping milanese. Ma non avviene solo in Lombardia. Federalberghi Veneto ha dichiarato che molte strutture hanno chiuso, la totalità a Venezia. Il sindaco di Messina ha detto che nel giro di 2 giorni tutto sarà chiuso tranne i supermercati (chiusi anche gli uffici comunali), visto che in città non ci sarebbero sufficienti posti in terapia intensiva qualora il contagio dovesse estendersi. La catena italiana Burger King ha chiuso i suoi ristoranti.
Per quanto riguarda l’andamento del contagio e del lavoro ospedaliero, da sottolineare che ieri l’assessore al Welfare Giulio Gallera ha parlato di un incremento costante di 500 ricoverati al giorno, un numero che si è stabilizzato: «Vedremo se questo dato ha una rilevanza statistica». A preoccupare ancora una volta sono le terapie intensive: ieri sono arrivate 94 persone in più, 560 in tutto in Lombardia. «Abbiamo 947 posti letto, ne abbiamo aperti 43 in più e nei prossimi giorni ne troveremo altri 150200». Una corsa a cercare posti in qualunque angolo di ospedale, e a valutare se oltre agli strumenti tradizionali si possono utilizzare i caschi con i respiratori. Questa risposta, già difficile per la Lombardia, metterebbe in ginocchio la maggior parte delle regioni italiane, soprattutto quelle del Sud. Per questo il governo interviene ad evitarlo. Intanto il paziente numero 1, il manager 38enne della Unilever, ieri ha ricominciato a parlare: sta uscendo dalla malattia e presto tornerà a casa.
Ieri i nuovi decessi in Italia sono stati 196, di cui il 2% da 50 a 59 anni. Il totale è arrivato a quota 827