I Peugeot salgono al 13,6% nel capitale di Psa
La famiglia approfitta dei ribassi di Borsa per comprare sul mercato Da dicembre dimezzato il valore dei transalpini, Fiat ha perso circa il 40%
La famiglia Peugeot si rafforza nel capitale di Psa in vista della fusione con Fca. La dinastia industriale francese ha alzato dal precedente 12,2% al 13,6% del capitale e al 18,6% i diritti di voto la propria partecipazione nel gruppo francese.
La famiglia Peugeot si rafforza nel capitale di Psa in vista della fusione con Fca. La dinastia ha alzato dal precedente 12,2% al 13,6% del capitale e al 18,6% i diritti di voto la propria partecipazione nel gruppo francese. Nel dettaglio la famiglia francese detiene la quota in Psa attraverso due holding Epf e Ffp. La società Ffp ha superato la soglia del 10% il 6 marzo attraverso l’utilizzo di un equity swap portando così i eicoli a incrementare il totale.
Il rafforzamento della famiglia Peugeot potrebbe proseguire nelle prossime settimane, con l’azionista transalpino proiettato verso il 17% di Psa e l’8,5% della nuova Fca-Psa. La crescita della famiglia rientra infatti nei termini previsti dall’accordo. E il fatto che, seppur parzialmente, la dinastia abbia scelto di rafforzare la presa proprio ora e direttamente sul mercato potrebbe essere legata alla forte correzione delle quotazioni Psa (-18,4% ieri). Quando è stato annunciato l’accordo, a fine 2019, la casa francese valeva più di 20 miliardi. Oggi capitalizza 10,4 miliardi, due miliardi in meno di Fca (-17,8%), che esprime una capitalizzazione di 12,4 miliardi contro i 20 miliardi riconosciuti nell’ambito della fusione. Naturale, dunque, approffittare di questi prezzi per completare quel rafforamento previsto.
Gli equilibri azionari del gruppo Fca-Psa, del resto, sono ancora in fase di costruzione e al momento sono stati delineati solo dei “tetti” massimi di possesso azionario per gli azionisti francesi. Al momento nel gruppo Fca il primo socio è rappresentato da Exor con una quota del 28,9%. Psa, dal canto suo, vede tre azionisti: la famiglia Peugeot, lo Stato Francese (Bpifrance) e il socio cinese Dongfeng, inizialmente tutti al 12% ciascuno. In teoria nel nuovo aggregato, post fusione dei due gruppi e alla luce di una aggregazione alla pari, l’assetto vedrebbe la holding della famiglia Agnelli al 14%, e la famiglia Peugeot, Bpifrance e Dongfeng al 6% ciascuno. L’accordo però prevede degli aggiustamenti: la discesa del socio cinese e dello stato francese e il rafforzamento della dinastia fino all’8,5% del nuovo aggregato. È stabilito, in primo luogo, che Dongfeng venda una parte dei titoli in suo possesso nella nuova entità, l’1,5%, al Gruppo Psa, con contestuale annullamento delle azioni. Dongfeng, dunque, scenderà post fusione non al 6% ma al 4,5%. Inoltre il memorandum stabilisce che il Governo francese riduca la propria presenza nel nuovo aggregato vendendo il 2,5% di Fca-Psa post fusione. Dunque il peso dello Stato si appresta a passare dal 6% preventivato al 3,5% in tempi brevi. Infine, il contratto prevede che la famiglia Peugeot possa salire fino all’8,5% del nuovo aggregato, con la dinastia transalpina che può farlo solo acquistando dal Governo o sul mercato. È evidente che in questo quadro e alla luce dei prezzi di Borsa la famiglia francese abbia scelto la strada del mercato. Con il risultato finale che se si dovesse portare all’8,5% solo con acquisti in Borsa, il fronte formato insieme al Governo francese, rischia di superare seppur di poco la Exor di John Elkann. La famiglia Peugeot all’8,5% e un Bpifrance ferma al 6% avrebbero insieme il 14,5% della nuova Fca-Psa contro il 14% della holding della famiglia Agnelli.