Il Sole 24 Ore

INVESTIMEN­TI STRATEGICI E RIFORME PROFONDE

- di Giovanni Fiori

Caro Direttore, prendo spunto dal suo editoriale dell’altro giorno in cui parla di una legislazio­ne economica d’emergenza per alcune riflession­i. In questi giorni, come lei ricordava giustament­e, i timori sulla salute di noi e dei nostri cari devono essere la priorità assoluta, ma non c’è dubbio che nel breve e medio termine le preoccupaz­ioni sulla tenuta del sistema economico, già messo a dura prova da anni di stagnazion­e, di produttivi­tà al palo e del solito paralizzan­te debito pubblico, sono altrettant­o fondamenta­li.

Ne usciremo? Sì, ed anzi potrebbe essere l’occasione per far ripartire questo straordina­rio Paese. D’altra parte, la storia insegna che guerre, epidemie ed altri eventi straordina­ri sono stati spesso la molla che ha consentito all’umanità grandi progressi. L’Italia deve cogliere l’opportunit­à di questa drammatica crisi.

Come? Anzitutto bisogna capire che non si può reagire a fenomeni di tale straordina­ria portata con le solite misure ordinarie “all’italiana”. Abbiamo già commesso questo errore troppe volte negli ultimi anni. Nel 2008, gli Stati Uniti hanno reagito alla crisi finanziari­a sistemando l’intero sistema bancario in pochi giorni, ed ora le banche statuniten­si dominano il mercato mondiale. Anche in Europa, Germania e Francia hanno salvato il proprio sistema bancario con un massiccio intervento pubblico; la Spagna, sull’orlo del collasso, ha chiesto aiuto alla Ue, ha fatto importanti riforme, ed ha ripreso a crescere, superando l’Italia in termini di Pil pro capite a parità di potere di acquisto.

L’Italia sarà duramente colpita dalla crisi del Coronaviru­s e le misure per uscire da questa caduta devono dunque essere straordina­rie. Ci vuole, come molti giustament­e ricordano, un “whatever it takes”. Serve un patto, interno e con l’Europa, per un programma di politiche fiscali, assolutame­nte concentrat­e su alcuni obiettivi essenziali, senza disperderl­e come purtroppo viene fatto da anni.

Certamente esiste una priorità assoluta di breve e brevissimo periodo: sostenere nell’immediato tutti quei settori più colpiti dall’emergenza, come il turismo, i trasporti ed in generale l’industria e i servizi, al fine di consentire loro la sopravvive­nza e la ripresa. Tutto questo è fondamenta­le per risolvere l’emergenza, ma non basta. Serve un assoluto cambio di paradigma e di visione. Altrimenti, per l’ennesima volta, si faranno scelte di breve termine senza pensare al futuro ed allo sviluppo.

È evidente che l’Italia dovrà sforare i parametri Ue. Ma a questo punto bisogna cogliere l’occasione per fare un turnaround e mettere mano ad alcune riforme che, peraltro, la stessa Europa ci chiede da tempo. Insomma, una sorta di nuovo piano Marshall che, non a caso, molti evocano in questi giorni.

Bisogna far ripartire il Paese concentran­do tutte le risorse, che dovranno esser ingenti, su pochi obiettivi essenziali: la riduzione del carico fiscale per imprese e famiglie, un massiccio piano di investimen­ti in infrastrut­ture, nel digitale e nella AI, nella formazione, nella ricerca e sviluppo, nella sanità. Sono fermamente convinto che, di fronte ad una manovra concentrat­a su questi obiettivi, avremmo l’avallo dell’Europa e nessun impatto sullo spread. Qualcuno obietterà che in passato ogni volta che l’Italia annunciava sforamenti nel rapporto deficit/Pil veniva punita dai mercati finanziari. In realtà gli operatori dei mercati raccontano da tempo una storia diversa: dell’Italia non fa paura l’aumento del debito tout court, ma fa paura la stagnazion­e, l’incapacità di avere una visione di medio-lungo termine, una tassazione troppo alta, una burocrazia folle ed una giustizia lumaca. E, aggiungo, le continue manovre finanziari­e con interventi a pioggia, miranti ad accontenta­re clientele e gruppi di elettori, senza alcun effetto sull’economia reale.

Di fronte ad un piano imponente ma serio, concentrat­o sugli obiettivi che ormai da trent’anni tutti ripetiamo essere quelli fondamenta­li, i mercati applaudire­bbero. Ma bisogna assicurare che nemmeno un Euro venga speso per accontenta­re interessi particolar­i. E quanto un piano di questo genere sia importante ce lo ricorda la ricostruzi­one del ponte di Genova che, affidata ad un commissari­o e sottratta alla burocrazia, sta procedendo spedita.

In momenti difficili e di crisi epocali, non si possono rinviare le svolte epocali. Andare avanti per l’ennesima volta con i rattoppi e gli “zerovirgol­a” sarebbe il definitivo de profundis per il sistema Italia. E se l’Europa non ci dovesse seguire, lo sarebbe anche per l’Unione Europea.

Ordinario di Economia aziendale

all’Università Luiss Guido Carli

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Martedì 10 marzo in prima pagina Il Sole 24 Ore ha pubblicato un editoriale del direttore Fabio Tamburini intitolato «Terapie d’emergenza per l’economia delle imprese»
L’editoriale/2. Martedì 10 marzo in prima pagina Il Sole 24 Ore ha pubblicato un editoriale del direttore Fabio Tamburini intitolato «Terapie d’emergenza per l’economia delle imprese»

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