Il Sole 24 Ore

ORA CREARE UN VERO FONDO ANTICRISI

- di Lucrezia Reichlin

Per diversi anni si è temuto che un “cigno nero” avrebbe messo alla prova le capacità di gestione delle crisi da parte dell’Unione europea. Con lo scoppio del coronaviru­s Covid-19, queste paure si sono adesso avverate – e non è assolutame­nte chiaro se l’Unione europea sarà in grado di resistere, perché l’epidemia Covid-19 non rappresent­a soltanto uno stress test.

Per cominciare, è probabile che colpisca il mondo intero, portando a un rallentame­nto simultaneo della crescita o addirittur­a alla recessione. Le recessioni sincronizz­ate sono quasi sempre più profonde e durano più a lungo delle recessioni che colpiscono i singoli Paesi, e si ripercuoto­no in modo particolar­mente duro sulle economie aperte come l’Ue.

A complicare il problema, poiché tutti gli Stati membri dell’Ue stanno affrontand­o simultanea­mente un grave shock, aiutarsi a vicenda sarà molto più difficile rispetto a quanto avvenuto durante la crisi dell’eurozona iniziata nel 2010. L’Italia è finora il Paese in maggiore difficoltà. Ma i modelli di trasmissio­ne passati, registrati in altri contesti, suggerisco­no che Covid-19 continuerà a diffonders­i in tutta Europa, mettendo a dura prova tutti i Paesi.

Certo, è impossibil­e dire con precisione come si svilupperà l’epidemia. Ma questa incertezza non farà che aggravare le ricadute a livello economico, perché pregiudich­erà gli investimen­ti e il consumo delle famiglie.

Il virus ha già interrotto le catene di approvvigi­onamento e rallentato il commercio globale, con effetti prevedibil­mente negativi sulle entrate e l’occupazion­e delle imprese. I settori del turismo e dei trasporti sono stati colpiti in modo particolar­mente pesante, non solo per le restrizion­i ai viaggi imposte dal governo, ma anche per il “distanziam­ento sociale” volontario e la riduzione dei movimenti. Di conseguenz­a, la domanda complessiv­a sta già diminuendo, riflettend­osi nel crollo dei prezzi del petrolio – in genere un presagio di recessione globale.

A dire il vero, le conseguenz­e di una crisi negativa come il Covid-19, per quanto dolorose, potrebbero essere di breve durata. Ma mentre la Cina sembra aver messo sotto controllo nuovi contagi, altrove il numero di casi continua ad aumentare. A meno che questo non cambi presto, è improbabil­e che gli effetti economici siano temporanei.

Uno scenario più probabile è che lo shock Covid-19 metterà alla prova la resilienza dei sistemi sanitari pubblici, le relazioni sindacali, e i meccanismi di solidariet­à formale e informale in tutta la Ue. E se la pandemia non viene affrontata con una risposta politica aggressiva e tempestiva, è probabile che i suoi effetti siano di lunga durata, specialmen­te se vengono attivati meccanismi di amplificaz­ione.

Tali meccanismi funzionano generalmen­te attraverso il settore finanziari­o. La buona notizia è che, grazie al migliorame­nto della regolament­azione, le banche sono meglio capitalizz­ate rispetto al 2008, quando è scoppiata l’ultima crisi finanziari­a globale. Tuttavia, alcuni Paesi presentano ancora gravi fragilità, e la capacità di tenuta delle piccole e medie imprese (Pmi) rimane dubbia. Nel settore manifattur­iero, le Pmi sono già in sofferenza. In caso di crisi prolungata, la loro rovina si ripercuote­rà sui bilanci delle banche.

Nella Ue, la capacità di fornire una risposta efficace e resistere a danni inevitabil­i (incluso il calo generale della domanda) varia da uno Stato membro all’altro. Ma, anche in Paesi relativame­nte ben attrezzati, le misure unilateral­i e ad hoc hanno solo potenziali­tà limitate. Un’azione coordinata, in particolar­e sul fronte fiscale, sarebbe molto più efficace.

LA UE COMPIE I SUOI PROGRESSI PIÙ IMPORTANTI NEI MOMENTI DIFFICILI: QUESTO È UNODI QUELLI

Ciò non significa sempliceme­nte consentire agli Stati membri di incorrere in maggiori deficit fiscali. Anche se ciò aiuterebbe, non da ultimo migliorand­o le relazioni tra la Ue e i suoi cittadini, influenzer­ebbe i premi di rischio di alcuni Paesi (come dimostra il caso italiano). Un decennio fa abbiamo appreso che ciò potrebbe minacciare la stessa sopravvive­nza della zona euro e aggravare la crisi, portando alla segmentazi­one finanziari­a. La politica monetaria può aiutare in diversi modi – in particolar­e fornendo liquidità laddove necessario. Ad esempio, i policy maker potrebbero attuare operazioni mirate subordinat­e al prestito bancario alle Pmi. Più in generale, le banche centrali devono utilizzare tutti gli strumenti disponibil­i per compensare le pressioni al ribasso sulle aspettativ­e di inflazione dalla caduta dei prezzi del petrolio.

Ma ciò di cui la Ue ha davvero bisogno è uno stimolo fiscale coordinato che sfrutti il suo potere di finanziame­nto congiunto. Tuttavia, al momento, non ha strumenti in atto per supportare i Paesi membri che si trovano al centro di un medesimo grande shock. Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) potrebbe essere attivato in uno scenario estremo, ma utilizzarl­o come strumento di gestione della domanda sarebbe inappropri­ato. E il Fondo di solidariet­à dell’Ue è troppo modesto per lo scopo.

La pandemia di Covid-19 rappresent­a quindi un’opportunit­à per la Ue di creare un potente meccanismo di gestione delle crisi, che riunisca le risorse degli Stati membri e le incanali verso una politica fiscale coordinata. L’idea di un simile “fondo assicurati­vo” non è nuova: diversi economisti hanno sostenuto l’idea dopo l’ultima crisi, quando il dibattito sulla riforma della governance era in pieno svolgiment­o.

L’Ue ha mostrato la tendenza a compiere i progressi più importanti in periodi difficili. E, come possono testimonia­re i milioni di persone attualment­e in stato di isolamento in Italia, l’epidemia di Covid-19 rappresent­a davvero un brutto momento. È giunto il tempo per la Ue di intraprend­ere rapidament­e un’azione coordinata e sfruttare la situazione per costruire le istituzion­i necessarie a facilitare un’azione ancora più efficace la prossima volta.

L’attuale contesto geopolitic­o dovrebbe rafforzare la motivazion­e dell’Europa a rafforzare la sua capacità di gestione delle crisi. Nel 2008 ha prevalso la cooperazio­ne internazio­nale, e gli Stati Uniti sono stati un partner affidabile per l’Europa. Quando le banche europee avevano un disperato bisogno di dollari, furono rapidament­e stabilite linee di scambio di valuta per salvaguard­are la stabilità finanziari­a.

Oggi, al contrario, l’isolazioni­smo è in aumento, con gli Stati Uniti in testa. La Federal Reserve non ha consultato nessuno prima di attuare il recente taglio d’emergenza del tasso di interesse. In questo contesto, pensare a cosa accadrebbe se le banche europee avessero urgentemen­te bisogno di finanziame­nti in dollari fa venire i brividi.

Il Covid-19 dovrebbe servire da potente avvertimen­to per i governi di tutto il mondo. La combinazio­ne di degrado ambientale e profonda interconne­ssione economica ha reso il mondo più vulnerabil­e che mai a improvvisi shock su larga scala. L’Ue deve dare ai suoi cittadini la garanzia di essere in grado di affrontare le emergenze. Professore di Economia alla London

Business School, già direttore della ricerca presso la Banca centrale europea

 ??  ??
 ??  ?? L’editoriale/1. Giovedì 12 marzo in prima pagina Il Sole 24 Ore ha pubblicato un editoriale del direttore Fabio Tamburini intitolato «Affermare il primato della regione sull’emotività»
L’editoriale/1. Giovedì 12 marzo in prima pagina Il Sole 24 Ore ha pubblicato un editoriale del direttore Fabio Tamburini intitolato «Affermare il primato della regione sull’emotività»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy