SCELTE GIUSTE, PAROLE SBAGLIATE
Nelle scelte fatte, la Bce non ha ripetuto l’errore fatto dalla Fed di attuare una politica monetaria basata sul mix tra sorpresa ed ambiguità.
Non c’è stata alcuna sorpresa: le scelte sulla liquidità e sugli annunzi vincolati, appaiono sostanzialmente coerenti con la regola di condotta che ha finora caratterizzato la BCE, ma tarata sull'eccezionalità del momento. L'effetto coronavirus è stato definito come un evento rilevante, negativo, ma che al momento non può essere considerato permanente. Inoltre l'effetto incertezza richiede un ruolo prioritario delle politiche fiscali. Purtroppo la presidente Lagarde non è stata in grado durante la conferenza stampa di pronunciare parole all'altezza della straordinarietà della fase congiunturale. L'episodio ha portato alla mente quello che accadde – ovviamente in un contesto e con effetti completamente diversi - nel marzo 2018, quando mercati sempre pronti a scommettere sull'inatteso, vollero scambiare la semplice eliminazione di una frase dal comunicato stampa con l'annunzio di un cambio di rotta nella politica della Banca centrale europea, affossando il tasso di cambio dell'euro contro dollaro.
Guardando in avanti, sarebbe opportuno che la Bce si muovesse con più decisione anche in altre due direzioni: una è quella del coordinamento della politica monetaria con la politica di vigilanza; l'altra concerne il coordinamento internazionale tra banche centrali.
In tempi normali il rapporto tra politica monetaria e vigilanza è oggi basato su due pilastri: le decisioni sono prese da due organismi separati ed indipendenti, che però devono coordinare sia il reciproco flusso di informazioni che le loro azioni. La motivazione è che se la politica monetaria e quella di vigilanza sono definite dallo stesso attore, ci sono opportunità e rischi.
L'opportunità è che un decisore unico per due politiche, può avere dei vantaggi informativi. Il rischio è quello di una distorsione sia negli obiettivi che negli strumenti della politica monetaria, che è la principale responsabilità di una banca centrale. I due pilastri sono stati tenuti presenti quando dal novembre 2014 alla BCE sono stati assegnati anche compiti di vigilanza, con una soluzione per cui ci sono decisori separati per le due politiche, come ricordato anche ieri; ma questo implica che l'informazione reciproca deve essere massima, come pure il coordinamento delle due azioni. In tempi straordinari come questi l'obiettivo del coordinamento è ancor più forte: la Bce ieri è sembrata aver fatto un passo su questa strada, che però potrebbe essere imboccata con maggiore decisione, anche in termini di annunzi vincolanti e credibili.
Allo stesso modo, in tempi straordinari occorre un salto di qualità nei rapporti tra le banche centrali, in particolare tra Federal Reserve, Banca centrale europea, ed aggiungiamoci anche le autorità monetarie di Regno Unito, Giappone e Cina. Oramai ci siamo abituati al fatto che le banche centrali abbiano oggigiorno abbandonato l'approccio del coordinamento esplicito delle politiche monetarie nazionali, a favore dell'approccio dell'armonizzazione spontanea. Anche l'armonizzazione spontanea si poggia su due pilastri.
Un pilastro è quello per cui ciascuna banca centrale disegna la sua politica monetaria calibrandola sui propri obiettivi macroeconomici. Il secondo pilastro è che l'interazione tra le diverse politiche monetarie avviene - diremmo spontamente ed automaticamente - quando uno shock proveniente dall'esterno è rilevante, facendo reagire la banca centrale interessata, che modifica la sua politica monetaria. In realtà l'approccio dell'armonizzazione si poggia anche su un terzo, implicito, pilastro: i Paesi, cioè le banche centrali, non sono tutte uguali.
C'e una banca centrale leader – la Fede – in quanto emette la valuta dominante con cui gli altri Paesi costituiscono le loro riserve ufficiali e denominano i loro scambi commerciali, nonché l'emissione del proprio debito, pubblico e privato. In quanto leader, la Federal Reserve tende ad agire – o non agire – sempre per prima; saranno le altre banche centrali a doversi adeguare. In tempi straordinari l'approccio dell'armonizzazione è insufficiente. Sarebbe opportuno un coordinamento internazionale forte ed esplicito delle politiche monetarie nazionali, anche esso con annunzi vincolanti e credibili. Qualcuno dovrebbe segnalare che se le banche centrali procedono in ordine sparso – come sta avvenendo in questi giorni – l' efficacia di ogni singola politica monetaria rischia di essere danneggiata. Potrebbe farlo Francoforte. A patto che qualcuno a Washington voglia ascoltare.