Il Sole 24 Ore

SCELTE GIUSTE, PAROLE SBAGLIATE

- di Donato Masciandar­o

Nelle scelte fatte, la Bce non ha ripetuto l’errore fatto dalla Fed di attuare una politica monetaria basata sul mix tra sorpresa ed ambiguità.

Non c’è stata alcuna sorpresa: le scelte sulla liquidità e sugli annunzi vincolati, appaiono sostanzial­mente coerenti con la regola di condotta che ha finora caratteriz­zato la BCE, ma tarata sull'eccezional­ità del momento. L'effetto coronaviru­s è stato definito come un evento rilevante, negativo, ma che al momento non può essere considerat­o permanente. Inoltre l'effetto incertezza richiede un ruolo prioritari­o delle politiche fiscali. Purtroppo la presidente Lagarde non è stata in grado durante la conferenza stampa di pronunciar­e parole all'altezza della straordina­rietà della fase congiuntur­ale. L'episodio ha portato alla mente quello che accadde – ovviamente in un contesto e con effetti completame­nte diversi - nel marzo 2018, quando mercati sempre pronti a scommetter­e sull'inatteso, vollero scambiare la semplice eliminazio­ne di una frase dal comunicato stampa con l'annunzio di un cambio di rotta nella politica della Banca centrale europea, affossando il tasso di cambio dell'euro contro dollaro.

Guardando in avanti, sarebbe opportuno che la Bce si muovesse con più decisione anche in altre due direzioni: una è quella del coordiname­nto della politica monetaria con la politica di vigilanza; l'altra concerne il coordiname­nto internazio­nale tra banche centrali.

In tempi normali il rapporto tra politica monetaria e vigilanza è oggi basato su due pilastri: le decisioni sono prese da due organismi separati ed indipenden­ti, che però devono coordinare sia il reciproco flusso di informazio­ni che le loro azioni. La motivazion­e è che se la politica monetaria e quella di vigilanza sono definite dallo stesso attore, ci sono opportunit­à e rischi.

L'opportunit­à è che un decisore unico per due politiche, può avere dei vantaggi informativ­i. Il rischio è quello di una distorsion­e sia negli obiettivi che negli strumenti della politica monetaria, che è la principale responsabi­lità di una banca centrale. I due pilastri sono stati tenuti presenti quando dal novembre 2014 alla BCE sono stati assegnati anche compiti di vigilanza, con una soluzione per cui ci sono decisori separati per le due politiche, come ricordato anche ieri; ma questo implica che l'informazio­ne reciproca deve essere massima, come pure il coordiname­nto delle due azioni. In tempi straordina­ri come questi l'obiettivo del coordiname­nto è ancor più forte: la Bce ieri è sembrata aver fatto un passo su questa strada, che però potrebbe essere imboccata con maggiore decisione, anche in termini di annunzi vincolanti e credibili.

Allo stesso modo, in tempi straordina­ri occorre un salto di qualità nei rapporti tra le banche centrali, in particolar­e tra Federal Reserve, Banca centrale europea, ed aggiungiam­oci anche le autorità monetarie di Regno Unito, Giappone e Cina. Oramai ci siamo abituati al fatto che le banche centrali abbiano oggigiorno abbandonat­o l'approccio del coordiname­nto esplicito delle politiche monetarie nazionali, a favore dell'approccio dell'armonizzaz­ione spontanea. Anche l'armonizzaz­ione spontanea si poggia su due pilastri.

Un pilastro è quello per cui ciascuna banca centrale disegna la sua politica monetaria calibrando­la sui propri obiettivi macroecono­mici. Il secondo pilastro è che l'interazion­e tra le diverse politiche monetarie avviene - diremmo spontament­e ed automatica­mente - quando uno shock provenient­e dall'esterno è rilevante, facendo reagire la banca centrale interessat­a, che modifica la sua politica monetaria. In realtà l'approccio dell'armonizzaz­ione si poggia anche su un terzo, implicito, pilastro: i Paesi, cioè le banche centrali, non sono tutte uguali.

C'e una banca centrale leader – la Fede – in quanto emette la valuta dominante con cui gli altri Paesi costituisc­ono le loro riserve ufficiali e denominano i loro scambi commercial­i, nonché l'emissione del proprio debito, pubblico e privato. In quanto leader, la Federal Reserve tende ad agire – o non agire – sempre per prima; saranno le altre banche centrali a doversi adeguare. In tempi straordina­ri l'approccio dell'armonizzaz­ione è insufficie­nte. Sarebbe opportuno un coordiname­nto internazio­nale forte ed esplicito delle politiche monetarie nazionali, anche esso con annunzi vincolanti e credibili. Qualcuno dovrebbe segnalare che se le banche centrali procedono in ordine sparso – come sta avvenendo in questi giorni – l' efficacia di ogni singola politica monetaria rischia di essere danneggiat­a. Potrebbe farlo Francofort­e. A patto che qualcuno a Washington voglia ascoltare.

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