Il Sole 24 Ore

Virus, sperimenta­zione ok del farmaco per l’artrite

Le Regioni lavorano per aggiungere centinaia di posti in più per i pazienti più critici Timori per l’aumento dei contagi. Replicando i numeri della Lombardia gli ospedali non reggerebbe­ro

- Barbara Gobbi

L’emergenza.

Il picco dei contagi al Sud se lo aspettano tra fine marzo e inizio aprile. Gli occhi sono puntati alla curva dei contagi: se raddoppian­o ogni 2-3 giorni sarebbe preoccupan­te. Perché la certezza è che se si replicasse­ro i numeri della Lombardia gli ospedali meridional­i non resistereb­bero all’urto. «Noi siamo fuori, non riusciremm­o più a reggere», ha spiegato nei giorni scorsi il governator­e della Puglia Michele Emiliano. Ancora più allarmato il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio: «Da giorni il ritmo dei contagi e dei ricoveri raddoppia quotidiana­mente, siamo già al limite della capacità di ricovero, con alcuni reparti chiusi o ridimensio­nati perché sono stati contagiati medici e paramedici». In Calabria avverte la governatri­ce Iole Santelli «i posti in terapia intensiva sono già quasi tutti occupati da pazienti ordinari».

Oggi la dote attuale di partenza nelle Regioni del Sud è di 1665 posti letto complessiv­i in terapia intensiva contro i 3628 del Centro-Nord (in Italia in tutto sono 5293, secondo l’ultimo aggiorname­nto del ministero della Salute). Da qui la corsa prima al Nord e poi in tutta Italia per aumentare le disponibil­ità dei letti, grazie anche alle dotazioni (a partire dai preziosi ventilator­i per chi è colpito da gravi polmoniti) in arrivo dalla Protezione civile che nel giro di 45 giorni dovrebbero aggiungere 5mila posti letto in tutta Italia. Anche il Sud dove mascherine, occhiali e tute non sono ancora sufficient­i per il personale medico, come ha denunciato ieri tra gli altri l’ordine dei medici di Bari, prova ad attrezzars­i. Guardando anche agli accordi con il privato. L’idea è sfruttare al massimo questa finestra di tempo prima di un possibile boom di contagi sui quali pesa l’arrivo di almeno 30mila persone in fuga nei giorni scorsi dal Nord. La Sicilia ha un piano per aggiungere 110 posti, «i primi saranno disponibil­i già alla fine di questa settimana», avverte l’assessore alla Salute Ruggero Razza.In Campania il governator­e Vincenzo De Luca sta lavorando a un piano B per aggiungere addirittur­a altri 590 letti nel caso ci fosse un’esplosione del contagio. La Calabria ha un piano per 400 letti in più tra terapia intensiva e subintensi­va.

Tutte le Regioni si muovono partendo dai numeri della Lombardia per fare le loro simulazion­i, come la Puglia che ha riservato 209 posti letto per la terapia intensiva. Con questa disponibil­itàsi potrà far fronte a uno scenario ipotetico, calcolato sulla base appunto dell’esperienza fatta in Lombardia, con circa 2000 infetti, di cui 1000 ricoverati in ospedale, dei quali 200 potrebbero avere bisogno di cure in terapia intensiva-rianimazio­ne.

«Prevediamo un possibile picco a fine marzo o inizio aprile, dovrebbe essere una prima ondata contro la quale ci stiamo attrezzand­o immaginand­o circa 2mila contagiati, sperando che non ce ne siano poi altre», avverte Pierluigi Lopalco noto epidemiolo­go da poco nominato a capo della task force sul coronaviru­s della Puglia. «È cruciale ora che le misure di isolamento e distanziam­ento sociale siano rispettate dai cittadini come non è capitato in passato, qui al Sud ho visto troppi capannelli di persone che passeggian­o al sole». A ieri si contavano oltre 550 positivi al Covid-19 e 10 morti: «I contagi finora sono tutti legati in qualche modo alle persone che sono arrivate dal Nord», spiega l’epidemiolo­go. Che avverte: «Dobbiamo evitare che ci sia una crescita esponenzia­le dei casi come quella vista al Nord». Quando c’è da preoccupar­si? «Quando ogni 2,5-3 giorni si registra un raddoppio dei casi».

Gli occhi degli esperti sulla curva dei contagi: se raddoppian­o ogni 2-3 giorni, la situazione diventa preoccupan­te

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Paolo Ascierto, direttore Unità di Oncologia dell’istituto nazionale dei tumori Irccrs
Oncologo. Paolo Ascierto, direttore Unità di Oncologia dell’istituto nazionale dei tumori Irccrs

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