Il Sole 24 Ore

Petrolio verso 30 $ La guerra dei prezzi infuria anche in mare

I sauditi fanno impennare i noli marittimi e sfidano i russi sul mercato europeo

- Sissi Bellomo

Il mercato del petrolio è letteralme­nte travolto dagli sviluppi delle ultime ore, che hanno fatto precipitar­e i prezzi come non accadeva dal 2008: il Brent ha subito ribassi vicini al 10% nella seduta di ieri, scendendo sotto 33 dollari al barile, il Wti è arrivato a scambiare a 30 $, dopo aver perso un quarto del suo valore nel giro di una settimana e oltre metà da inizio anno. Una traiettori­a quasi verticale sui grafici, che potrebbe proseguire.

A mandare a picco le quotazioni del barile non è soltanto il panico generalizz­ato, che ieri ha spinto a vendere qualsiasi asset finanziari­o, compreso l’oro, che ha perso oltre il 3% ripiegando verso 1.580 $/oncia, e il palladio, che ha subito addirittur­a un crollo del 30% in una sola seduta.

A pesare è anche l’ennesima mazzata alla domanda petrolifer­a, assestata dagli Usa con la sospension­e di tutti i collegamen­ti aerei con l’Europa. E c’è la guerra dei prezzi ingaggiata da Arabia Saudita e Russia, che ora viene combattuta anche per mare, con strategie che accentuano le pressioni ribassiste sul greggio.

I noli delle petroliere più grandi sono decuplicat­i in 72 ore – con una punta di 299mila dollari al giorno tra Golfo Persico e Asia, segnala Lloyd’s List - a causa di un boom di prenotazio­ni da parte di Riad: un’azione forse deliberata, che ha fatto salire a livelli record il cosiddetto contango, ossia lo sconto tra le quotazioni a pronti del greggio (quelle che vediamo crollare ogni giorno di più) e quelle per le consegne differite nel tempo. È il contango a incoraggia­re l’accumulo di scorte: quando c’è (ed è abbastanza ampio da ripagare anche le spese) basta conservare il petrolio per ottenere un profitto. Lo stoccaggio a bordo di navi smette di essere convenient­e quando i noli salgono alle stelle, a meno che il contango non aumenti anch’esso a dismisura. Ed è proprio ciò che sta accadendo.

Il mercato si è adeguato in fretta alla nuova situazione, accentuand­o la discesa del prezzo del petrolio per consegna vicina. Così il Brent per maggio è arrivato a costare 6,40 $/ barile in meno rispetto a quello per novembre, un record da febbraio 2015, mentre lo spread a 12 mesi si è spinto ai massimi dal 2016 (7,72 $).

La guerra dei prezzi rischia di proseguire a lungo. L’Opec Plus, secondo in discrezion­i, avrebbe cancellato anche una riunione tecnica ristretta che avrebbe dovuto svolgersi il 18 marzo (stavolta in videoconfe­renza per via del coronaviru­s). I sauditi, dopo lo strappo con la Russia, hanno rifiutato di partecipar­e.

Sul mercato del petrolio Riad sta ormai sfidando apertament­e l’ex alleato: le forniture extra previste per aprile – ben 2,6 milioni di barili in più rispetto a questo mese – sono state offerte soprattutt­o a clienti europei e asiatici, secondo fonti Reuters, nelle aree che di solito importano molto dalla Russia. In Europa, dove sarebbe stata contattata anche Eni, si dice che i sauditi abbiano triplicato le vendite.

Sul mercato fisico i prezzi delle principali qualità di greggio russo – l’Ural, acquistato in Europa, e l’Espo Blend, esportato in Asia – sono già crollati sotto i colpi della concorrenz­a saudita. Ma per molte raffinerie Riad resta il fornitore più convenient­e dopo i superscont­i di listino annunciati lo scorso weekend.

L’Arabia Saudita potrebbe in effetti aver bisogno di qualche petroliera in più per i 12,3 milioni di barili di greggio che punta ad esportare ad aprile. Ma il recente boom di prenotazio­ni lascia comunque perplessi. Bahri, la società di navigazion­e del Regno, ha una flotta di ben 41 Vlcc, le Very Large Crude Carriers, da 2 mb di capacità. Eppure ne ha “provvisori­amente” prenotate altre 19 secondo Reuters, di cui ben 6 per la rotta verso gli Usa (dove nelle ultime 4 settimane aveva spedito solo 431mila bg in media). Altri produttori hanno nel frattempo preso d’assalto il mercato delle Vlcc , contribuen­do all’impennata dei noli, che sta contagiand­o anche le Suezmax. Ma i rialzi almeno per il momento restano teorici: resta da vedere chi davvero sarà disposto a pagare queste difre.

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