Il Sole 24 Ore

Spread, 2 miliardi di costi in più

Ogni 100 punti base oneri per 4,5 miliardi il secondo anno e per 6,6 il terzo

- Marco Rogari Gianni Trovati ROMA

Il tracollo di ieri sui mercati finanziari ha gonfiato di 65 punti base il rendimento dei decennali. Ma rispetto ai livelli di metà febbraio, quando il Btp era riuscito ad attestarsi sotto la linea dell’1%, l’aumento degli interessi è di 100 punti base. E 100 punti spalmati su tutta la curva delle scadenze, secondo i calcoli realizzati dall’Ufficio parlamenta­re di bilancio nell’ultima crisi dello spread, quella domestica del 2018, costano 1,8 miliardi il primo anno, 4,5 il secondo è 6,6 miliardi il terzo. E la tempesta arriva proprio mentre la quasi certa sospension­e dei versamenti fiscali aumenta l’esigenza di emissioni di titoli per sostenere il fabbisogno di cassa.

La giornata di ieri, con lo tsunami innescato dalle timidezze delle indicazion­i della Bce, mostra che non è tempo di numeri precisi, perché in uno scenario infiammato dal coronaviru­s le variabili sono troppe e troppo mobili. Anche per la finanza pubblica, che oggi presenta un quadro di fatto imparagona­bile rispetto a quello offerto solo sabato scorso, quando è arrivato fulmineo il primo via libera di Bruxelles alla richiesta di flessibili­tà.

Il prossimo appuntamen­to decisivo da questo punto di vista è oggi con la presentazi­one delle nuove linee guida della Commission­e Ue sul Patto di stabilità. «La proposta rassicurer­à cittadini e imprese», ha detto ieri il commissari­o all’Economia Paolo Gentiloni. Ma per raggiunger­e l’obiettivo dovrà mettere sul piatto non solo la sospension­e del Patto prevista dalla clausola anti-crisi del regolament­o 1466/97, ma anche risorse significat­ive per gli aiuti diretti. Senza questa doppia mossa la situazione apparirebb­e infatti ingestibil­e per l’Italia. Perché il Def che nelle prossime settimane dovrà provare a mettere su carta il nuovo panorama si troverà di fronte numeri inediti. Sul calendario dei conti pubblici continuano infatti a pesare anche i 20,1 miliardi di aumenti Iva dal 1° gennaio collegati alle clausole di salvaguard­ia, improponib­ili per un’economia che avrà bisogno di tutta l’energia possibile per riprenders­i da una recessione oggi decisament­e difficile da misurare. Con un disavanzo che già ora, con i 20 miliardi aggiuntivi appena approvati dal Parlamento all’unanimità, punta al 3,3% senza considerar­e gli effetti della gelata del Pil, basterebbe quindi la sola richiesta di rientrare nel tetto di Maastricht per generare una manovra monstre vicina ai 50 miliardi per frenare il deficit, evitare gli aumenti Iva e finanziare le spese indifferib­ili.

Una ricetta difficile anche solo da immaginare, senza considerar­e gli spazi fiscali necessari per provare a finanziare gli interventi espansivi indispensa­bili per risollevar­e un’economia colpita al cuore dal virus.

Senza cambiare i parametri Ue ci sarebbe un’ipoteca da 50 miliardi sulla prossima manovra economica

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