Negli uffici pubblici, smart working a tutti sanità esclusa
La presenza in ufficio eccezione limitata ai casi indispensabili
Il decreto legge anticrisi atteso in consiglio di ministri blinderà con una norma primaria il tentativo di rivoluzione copernicana del pubblico impiego scritto nel Dpcm firmato dal premier Conte la sera di mercoledì: per i dipendenti pubblici italiani, con le uniche eccezioni generalizzate di sanità e forze di sicurezza, lo smart working deve diventare la regola, e il lavoro tradizionale in presenza l’eccezione. Fino all’archiviazione dell’emergenza sanitaria, per ora prevista fino al 3 aprile. Nel frattempo, per alleggerire la burocrazia è in arrivo la sospensione per tre mesi degli adempimenti anticorruzione negli enti locali.
Le prove di blindatura del Paese decise l’altroieri cambiano inevitabilmente la vita dei dipendenti pubblici. Il principio del lavoro agile come regola, introdotto dal decreto di Palazzo Chigi, naviga in realtà in mare aperto, perché investe un’amministrazione pubblica in cui spesso mancano ancora le basi organizzative e tecnologiche per attuarlo davvero. L’obiettivo in realtà è chiarissimo, e punta a far rimanere in casa il numero piùalto possibile di dipendenti pubblici. Ma una norma primaria può essere utile a superare le tante resistenze e i timori di contestazioni erariali che serpeggiano negli uffici pubblici.
In prima fila ci sono ovviamente i dirigenti degli uffici. A loro tocca, oltre alla presenza fisica prioritaria per i loro “compiti di coordinamento” come spiega il Dpcm, la responsabilità di far funzionare i servizi essenziali con il contingente minimo indispensabile di personale. Le istruzioni sono arrivate ieri dalla nuova direttiva (la 2/2020) della
Funzione pubblica, che fra le altre cose chiarisce lo stop fino al 3 aprile ai concorsi pubblici (tranne quelli della sanità e quelli senza prove in presenza), alle riunioni e alle missioni in Italia e all’estero, con le sole eccezioni che andranno decise puntualmente dai vertici politici e amministrativi. Sulle presenze in ufficio, si chiede la definizione di contingenti minimi per le attività che non possono essere svolte a distanza, anche con turnazioni del personale interessato, e per il resto lo Smart working in tutti i casi in cui sia (anche solo teoricamente) possibile e l’utilizzo di ferie, permessi e congedi ad ampio raggio. Ma va ricordato che grazie al Dl 9/2020 le assenze dovute alle misure di contenimento dell’emergenza, in pratica nei casi di chiusura dell’ufficio, sono equiparate alla «prestazione del servizio».