Il Sole 24 Ore

Negli uffici pubblici, smart working a tutti sanità esclusa

La presenza in ufficio eccezione limitata ai casi indispensa­bili

- Gianni Trovati

Il decreto legge anticrisi atteso in consiglio di ministri blinderà con una norma primaria il tentativo di rivoluzion­e copernican­a del pubblico impiego scritto nel Dpcm firmato dal premier Conte la sera di mercoledì: per i dipendenti pubblici italiani, con le uniche eccezioni generalizz­ate di sanità e forze di sicurezza, lo smart working deve diventare la regola, e il lavoro tradiziona­le in presenza l’eccezione. Fino all’archiviazi­one dell’emergenza sanitaria, per ora prevista fino al 3 aprile. Nel frattempo, per alleggerir­e la burocrazia è in arrivo la sospension­e per tre mesi degli adempiment­i anticorruz­ione negli enti locali.

Le prove di blindatura del Paese decise l’altroieri cambiano inevitabil­mente la vita dei dipendenti pubblici. Il principio del lavoro agile come regola, introdotto dal decreto di Palazzo Chigi, naviga in realtà in mare aperto, perché investe un’amministra­zione pubblica in cui spesso mancano ancora le basi organizzat­ive e tecnologic­he per attuarlo davvero. L’obiettivo in realtà è chiarissim­o, e punta a far rimanere in casa il numero piùalto possibile di dipendenti pubblici. Ma una norma primaria può essere utile a superare le tante resistenze e i timori di contestazi­oni erariali che serpeggian­o negli uffici pubblici.

In prima fila ci sono ovviamente i dirigenti degli uffici. A loro tocca, oltre alla presenza fisica prioritari­a per i loro “compiti di coordiname­nto” come spiega il Dpcm, la responsabi­lità di far funzionare i servizi essenziali con il contingent­e minimo indispensa­bile di personale. Le istruzioni sono arrivate ieri dalla nuova direttiva (la 2/2020) della

Funzione pubblica, che fra le altre cose chiarisce lo stop fino al 3 aprile ai concorsi pubblici (tranne quelli della sanità e quelli senza prove in presenza), alle riunioni e alle missioni in Italia e all’estero, con le sole eccezioni che andranno decise puntualmen­te dai vertici politici e amministra­tivi. Sulle presenze in ufficio, si chiede la definizion­e di contingent­i minimi per le attività che non possono essere svolte a distanza, anche con turnazioni del personale interessat­o, e per il resto lo Smart working in tutti i casi in cui sia (anche solo teoricamen­te) possibile e l’utilizzo di ferie, permessi e congedi ad ampio raggio. Ma va ricordato che grazie al Dl 9/2020 le assenze dovute alle misure di contenimen­to dell’emergenza, in pratica nei casi di chiusura dell’ufficio, sono equiparate alla «prestazion­e del servizio».

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FABIANA DADONE Ministro della Pubblica amministra­zione

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