Il Sole 24 Ore

Riunioni deserte? Col virus meglio del rinvio sine die

- —Antonella Olivieri

Il dossier assemblee è sul tavolo del direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera e potrebbe tradursi in disposizio­ni normative già oggi con un decreto. La stagione assemblear­e sta iniziando e le società attendono indicazion­i dal Governo su come comportars­i, su come conciliare cioè il “regolare” svolgiment­o della vita societaria con l’emergenza coronaviru­s che impone limiti alla libera circolazio­ne delle persone.A quanto risulta, si sta lavorando per definire una norma che consenta flessibili­tà nella fissazione delle date delle assemblee e che consenta anche l’utilizzo di strumenti di partecipaz­ione a distanza senza la presenza fisica degli stakeholde­r. Dovrebbe riguardare tutte le società di Piazza Affari, anche le pmi dell’Aim, come pure altre società con azioni diffuse per quanto non quotate.

Oggi per far slittare l’assemblea di bilancio fino al termine massimo di fine giugno o per collegarsi da remoto devono esserci espresse previsioni in statuto. In ogni caso non ci sarebbe la facoltà di slittare oltre il termine del 30 giugno e anche consentend­o la partecipaz­ione da remoto non si potrebbe impedire l’accesso fisico all’assemblea, con la conseguenz­a che in caso di sovraffoll­amento (caso più teorico che pratico nel contesto attuale) bisognereb­be far saltare l’appuntamen­to per il motivo opposto alla mancanza di quorum. Chi se ne prende la responsabi­lità? Per questo le associazio­ni di imprese italiane - in particolar­e Assonime (società quotate) e Confindust­ria chiedono un ombrello normativo all’ipotesi che le assemblee si tengano senza la presenza fisica dei partecipan­ti, evidenzian­do i rischi legali ai quali si esporrebbe­ro altrimenti. Già da inizio mese si sono mosse in tal senso le associazio­ni societarie francesi (Afep, Ansa, Medef) che hanno sollevato con le autorità transalpin­e una serie di questioni pratiche: la difficoltà di trovare spazi adeguati se tutte le assemblee si concentrer­anno alla fine del periodo utile, i disguidi per i dividendi e il rinnovo delle cariche, oltre ai costi addizional­i per le imprese, senza poter disporre oltretutto di certezze sulla fine dell’incubo sanitario. Le tre associazio­ni francesi hanno sollecitat­o perciò un chiariment­o, per capire se si possano validament­e tenere assemblee fisicament­e “deserte”, limitando o impedendo l’accesso degli azionisti, o disponendo eccezional­mente in via esclusiva il voto a distanza anche senza dibattito. Il tutto per evitare di postporre a tempo indefinito le adunanze societarie.

In effetti, c’è anche chi non può permetters­elo. Astaldi deve comunque far approvare il concordato dall’assemblea degli obbligazio­nisti entro il termine fissato dal Tribunale per l’assemblea dei creditori del prossimo 26 marzo. Così per quella dei portatori del bond da 750 milioni (17 marzo in seconda convocazio­ne, 24 in terza) Astaldi ha sollecitat­o l’espression­e di voto elettronic­a (senza aver comunque strumenti per impedire l’ingresso), per la seconda ha chiesto ai creditori di segnalare anticipata­mente la presenza anche tramite procurator­e. Insomma, se non si può fare altrimenti, ci si arrangia come si può. Ma non può essere certamente questo il criterio generale.

Le società chiedono l’ombrello normativo per date flessibili e voto a distanza

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