Riunioni deserte? Col virus meglio del rinvio sine die
Il dossier assemblee è sul tavolo del direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera e potrebbe tradursi in disposizioni normative già oggi con un decreto. La stagione assembleare sta iniziando e le società attendono indicazioni dal Governo su come comportarsi, su come conciliare cioè il “regolare” svolgimento della vita societaria con l’emergenza coronavirus che impone limiti alla libera circolazione delle persone.A quanto risulta, si sta lavorando per definire una norma che consenta flessibilità nella fissazione delle date delle assemblee e che consenta anche l’utilizzo di strumenti di partecipazione a distanza senza la presenza fisica degli stakeholder. Dovrebbe riguardare tutte le società di Piazza Affari, anche le pmi dell’Aim, come pure altre società con azioni diffuse per quanto non quotate.
Oggi per far slittare l’assemblea di bilancio fino al termine massimo di fine giugno o per collegarsi da remoto devono esserci espresse previsioni in statuto. In ogni caso non ci sarebbe la facoltà di slittare oltre il termine del 30 giugno e anche consentendo la partecipazione da remoto non si potrebbe impedire l’accesso fisico all’assemblea, con la conseguenza che in caso di sovraffollamento (caso più teorico che pratico nel contesto attuale) bisognerebbe far saltare l’appuntamento per il motivo opposto alla mancanza di quorum. Chi se ne prende la responsabilità? Per questo le associazioni di imprese italiane - in particolare Assonime (società quotate) e Confindustria chiedono un ombrello normativo all’ipotesi che le assemblee si tengano senza la presenza fisica dei partecipanti, evidenziando i rischi legali ai quali si esporrebbero altrimenti. Già da inizio mese si sono mosse in tal senso le associazioni societarie francesi (Afep, Ansa, Medef) che hanno sollevato con le autorità transalpine una serie di questioni pratiche: la difficoltà di trovare spazi adeguati se tutte le assemblee si concentreranno alla fine del periodo utile, i disguidi per i dividendi e il rinnovo delle cariche, oltre ai costi addizionali per le imprese, senza poter disporre oltretutto di certezze sulla fine dell’incubo sanitario. Le tre associazioni francesi hanno sollecitato perciò un chiarimento, per capire se si possano validamente tenere assemblee fisicamente “deserte”, limitando o impedendo l’accesso degli azionisti, o disponendo eccezionalmente in via esclusiva il voto a distanza anche senza dibattito. Il tutto per evitare di postporre a tempo indefinito le adunanze societarie.
In effetti, c’è anche chi non può permetterselo. Astaldi deve comunque far approvare il concordato dall’assemblea degli obbligazionisti entro il termine fissato dal Tribunale per l’assemblea dei creditori del prossimo 26 marzo. Così per quella dei portatori del bond da 750 milioni (17 marzo in seconda convocazione, 24 in terza) Astaldi ha sollecitato l’espressione di voto elettronica (senza aver comunque strumenti per impedire l’ingresso), per la seconda ha chiesto ai creditori di segnalare anticipatamente la presenza anche tramite procuratore. Insomma, se non si può fare altrimenti, ci si arrangia come si può. Ma non può essere certamente questo il criterio generale.
Le società chiedono l’ombrello normativo per date flessibili e voto a distanza