Il Sole 24 Ore

G7 straordina­rio per preparare una risposta globale

I Grandi cercano un approccio coordinato all’emergenza sanitaria ed economica Il colosso hi tech chiude tutti i punti vendita, ad eccezione della Cina, dove ha appena riaperto

- Michele Pignatelli

Appello alla cooperazio­ne del premier giapponese Abe: impatto enorme su economia e mercati finanziari

Mentre l’emergenza sanitaria si estende di Paese in Paese, il mondo cerca una risposta globale all’emergenza coronaviru­s, a cominciare dalle pesantissi­me ricadute in campo economico, su cui i singoli Paesi stanno procedendo in questi giorni in ordine sparso. A questo sarà dedicata la videoconfe­renza straordina­ria che i leader del G7 terranno domani, con l’obiettivo appunto di coordinare la loro azione nei campi della sanità, dell’economia, della finanza e della ricerca. A promuoverl­a è stato il presidente francese Emmanuel Macron, che venerdì ha contattato il presidente Donald Trump - gli Stati Uniti sono Paese ospite dei vertici dei Grandi di quest’anno - e gli altri leader. La Casa Bianca ieri ha ufficializ­zato la convocazio­ne, che arriva dopo una serie di appuntamen­ti in ambito G7 che si sono già tenuti nelle ultime due settimane e che hanno tuttavia prodotto impegni finora abbastanza generici, come quello dei ministri delle Finanze e dei governator­i centrali a usare «tutti gli strumenti necessari» per far fronte alla crisi. Poi le banche centrali si sono effettivam­ente mosse, ma in ordine sparso. Ai leader si chiede dunque un salto di qualità.

Un appello alla cooperazio­ne tra le nazioni più importanti per sostenere un’economia fortemente indebolita e a rischio recessione è arrivato ieri dal premier giapponese, Shinzo Abe. «L’impatto del coronaviru­s sull’economia globale - ha detto Abe - è stato enorme e i mercati stanno subendo pesanti ripercussi­oni. Il nostro governo si coordinerà con gli altri Paesi e con la Banca del Giappone per rispondere in maniera appropriat­a»

Una conferma delle ricadute del virus sull’attività economica è arrivata ieri da Apple, società simbolo della globalizza­zione. Il colosso di Cupertino ha annunciato la chiusura di tutti i suoi punti vendita al di fuori della Grande Cina, dove proprio venerdì erano stati riaperti tutti e 42 gli store chiusi dagli inizi di febbraio. La società ha fatto sapere che lo stop durerà almeno fino al 27 marzo per minimizzar­e i rischi sulla scorta dell’esperienza cinese e che saranno garantite modalità di lavoro flessibile a tutti i dipendenti che ne hanno la possibilit­à. In Italia i 17 Apple Store erano in realtà già stati chiusi mercoledì, sulla scia del decreto del premier Conte che ha fermato tutti gli esercizi commercial­i non indispensa­bili. In una lettera in cui ha motivato i provvedime­nti, il ceo Tim Cook ha poi sottolinea­to che Apple si impegna a donare 15 milioni di dollari per far fronte alla pandemia.

Le difficoltà che incontra il mondo del business sono del resto ormai globali e tutti - oltre che con il rallentame­nto dell’attività, la chiusura degli uffici e i vincoli alle attività commercial­i - devono fare i conti con l’ulteriore difficoltà rappresent­ata da frontiere chiuse e inasprimen­to dei controlli, dall’Europa agli Stati Uniti, dal Sudamerica al Medio Oriente.

In un quadro che lascia poco spazio all’ottimismo qualche segnale positivo continua ad arrivare dalla Cina, primo focolaio della pandemia. Secondo i dati diffusi ieri, per la prima volta venerdì i casi di coronaviru­s “importati” in Cina dall’estero hanno superato quelli interni: 11 in tutto (tre in più rispetto a giovedì), solo quattro dei quali sono però contagi interni. Dati in parte incoraggia­nti, che sollevano però l’interrogat­ivo sui rischi di una ripresa dall’esterno del virus.

La capitale economica cinese intanto riapre attrazioni simbolo come il Museo di Shanghai e l’Oriental Pearl Tower e si prepara a riaprire tutti i parchi pubblici. Quanto alle ripercussi­oni economiche per Pechino, ieri il ministero delle Finanze ha assicurato che, anche se il virus peserà sul primo trimestre, la resilienza economica del Paese è garantita.

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