G7 straordinario per preparare una risposta globale
I Grandi cercano un approccio coordinato all’emergenza sanitaria ed economica Il colosso hi tech chiude tutti i punti vendita, ad eccezione della Cina, dove ha appena riaperto
Appello alla cooperazione del premier giapponese Abe: impatto enorme su economia e mercati finanziari
Mentre l’emergenza sanitaria si estende di Paese in Paese, il mondo cerca una risposta globale all’emergenza coronavirus, a cominciare dalle pesantissime ricadute in campo economico, su cui i singoli Paesi stanno procedendo in questi giorni in ordine sparso. A questo sarà dedicata la videoconferenza straordinaria che i leader del G7 terranno domani, con l’obiettivo appunto di coordinare la loro azione nei campi della sanità, dell’economia, della finanza e della ricerca. A promuoverla è stato il presidente francese Emmanuel Macron, che venerdì ha contattato il presidente Donald Trump - gli Stati Uniti sono Paese ospite dei vertici dei Grandi di quest’anno - e gli altri leader. La Casa Bianca ieri ha ufficializzato la convocazione, che arriva dopo una serie di appuntamenti in ambito G7 che si sono già tenuti nelle ultime due settimane e che hanno tuttavia prodotto impegni finora abbastanza generici, come quello dei ministri delle Finanze e dei governatori centrali a usare «tutti gli strumenti necessari» per far fronte alla crisi. Poi le banche centrali si sono effettivamente mosse, ma in ordine sparso. Ai leader si chiede dunque un salto di qualità.
Un appello alla cooperazione tra le nazioni più importanti per sostenere un’economia fortemente indebolita e a rischio recessione è arrivato ieri dal premier giapponese, Shinzo Abe. «L’impatto del coronavirus sull’economia globale - ha detto Abe - è stato enorme e i mercati stanno subendo pesanti ripercussioni. Il nostro governo si coordinerà con gli altri Paesi e con la Banca del Giappone per rispondere in maniera appropriata»
Una conferma delle ricadute del virus sull’attività economica è arrivata ieri da Apple, società simbolo della globalizzazione. Il colosso di Cupertino ha annunciato la chiusura di tutti i suoi punti vendita al di fuori della Grande Cina, dove proprio venerdì erano stati riaperti tutti e 42 gli store chiusi dagli inizi di febbraio. La società ha fatto sapere che lo stop durerà almeno fino al 27 marzo per minimizzare i rischi sulla scorta dell’esperienza cinese e che saranno garantite modalità di lavoro flessibile a tutti i dipendenti che ne hanno la possibilità. In Italia i 17 Apple Store erano in realtà già stati chiusi mercoledì, sulla scia del decreto del premier Conte che ha fermato tutti gli esercizi commerciali non indispensabili. In una lettera in cui ha motivato i provvedimenti, il ceo Tim Cook ha poi sottolineato che Apple si impegna a donare 15 milioni di dollari per far fronte alla pandemia.
Le difficoltà che incontra il mondo del business sono del resto ormai globali e tutti - oltre che con il rallentamento dell’attività, la chiusura degli uffici e i vincoli alle attività commerciali - devono fare i conti con l’ulteriore difficoltà rappresentata da frontiere chiuse e inasprimento dei controlli, dall’Europa agli Stati Uniti, dal Sudamerica al Medio Oriente.
In un quadro che lascia poco spazio all’ottimismo qualche segnale positivo continua ad arrivare dalla Cina, primo focolaio della pandemia. Secondo i dati diffusi ieri, per la prima volta venerdì i casi di coronavirus “importati” in Cina dall’estero hanno superato quelli interni: 11 in tutto (tre in più rispetto a giovedì), solo quattro dei quali sono però contagi interni. Dati in parte incoraggianti, che sollevano però l’interrogativo sui rischi di una ripresa dall’esterno del virus.
La capitale economica cinese intanto riapre attrazioni simbolo come il Museo di Shanghai e l’Oriental Pearl Tower e si prepara a riaprire tutti i parchi pubblici. Quanto alle ripercussioni economiche per Pechino, ieri il ministero delle Finanze ha assicurato che, anche se il virus peserà sul primo trimestre, la resilienza economica del Paese è garantita.