Dilemma: cassa o solidarietà?
Sulla proroga dei versamenti fino all’ultimo si è cercato un fragile equilibrio tra erario e aiuto a imprese e autonomi.
Ho letto con grande interesse l’articolo di Dino Pesole su IlSole24Ore.com sotto il titolo «Coronavirus, perché ora gli eurobond potrebbero tornare in campo». Al proposito mi permetto di notare quanto segue: la prima ipotesi di eurobond si trova nel Piano Delors (1994); la seconda si trova nel Programma della Presidenza italiana della Ue (secondo semestre 2003): qui l’idea degli eurobond era estesa dal settore delle infrastrutture a tanti altri settori incluso quello della difesa. Ricordo il rilievo critico proveniente dal Cancelliere dello Scacchiere: questo è «nation building… no thanks!».
L’idea degli eurobond fu ancora ripresa, dopo la crisi, nel corso di lunghe discussioni interne all’Eurogruppo. Discussioni infine sintetizzate nell’articolo Juncker-Tremonti «Ebonds would end the crisis» (Financial Times, 5 Dicembre 2010).
La discussione stava proseguendo ma ebbe termine con la crisi causata dalla drammatica esposizione a rischio sulla Grecia da parte delle banche tedesche e francesi.
Fu così che al posto degli eurobond arrivò salvifica la Troika (Bce, Ue, Fmi) devastando la Grecia e ponendo le basi per il golpe bianco organizzato da fuori e fatto in Italia con la chiamata dello straniero e con la sua devastante azione politica.
Solo adesso si comincia ad intendere che nel 2011 fu tradito lo spirito dell’Europa, lo spirito della solidarietà, questa la base allora ed ancora necessaria per gli eurobond.