Moduli e tende fuori dagli ospedali, fondi per gli straordinari dei medici
I prefabbricati potranno essere creati in deroga a requisiti edilizi e sanitari
La corsa ai posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva - in Lombardia già siamo agli sgoccioli - potrà contare anche su una misura straordinaria contenuta nel terzo decreto legge sull’emergenza che il Governo si appresta a varare oggi. L’articolo 4 della bozza si chiama «Disciplina delle aree sanitarie temporanee», una formula che nasconde (con un primo finanziamento di 50 milioni) la possibilità per le Regioni di creare strutture d’emergenza a fianco agli ospedali. Al ministero si pensa già di ricorrere a tensostrutture e moduli prefabbricati, quasi come è accaduto a Wuhan, epicentro cinese dell’epidemia, dove in una decina di giorni sono stati creati due ospedali prefabbricati.
La norma infatti consente «in deroga ai requisiti autorizzativi e di accreditamento» di creare aree sanitarie «anche temporanee sia all’interno che all’esterno di strutture di ricovero, cura, accoglienza e assistenza, pubbliche e private, per la gestione dell’emergenza». A queste strutture non si applicheranno «i requisiti di accreditamento» previsti per le strutture di ricovero e cura. Non solo: le opere edilizie «strettamente necessarie a rendere le strutture idonee all’accoglienza e all’assistenza» potranno essere eseguite in deroga a leggi regionali, piani regolatori e regolamenti edilizi locali. I lavori potranno essere iniziati «contestualmente alla presentazione dell’istanza o della denunzia di inizio di attività presso il comune competente».
La misura che dà il segno dell’emergenza sanitaria in corso si affianca alle altre, sempre straordinarie, che prevedono se necessario di ricorrere alle requisizioni, dietro indennizzi, di beni mobili e immobili. Sul primo fronte il capo della protezione civile potrà infatti requisire «in uso o in proprietà da ogni soggetto pubblico o privato» oltre ai presidi sanitari e medico-chirurgici, anche «beni mobili di qualsiasi genere». I prefetti invece potranno provvedere alla requisizione in uso di «strutture alberghiere, ovvero di altri immobili aventi analoghe caratteristiche di idoneità», per ospitarvi chi deve fare la quarantena e non può restare a casa. In prima battuta comunque le Regioni si potranno affidare all’aiuto delle strutture sanitarie private (potranno essere acquistate prestazioni extra tetto) ricorrendo anche a quelle non accreditate. Ma gli ospedali privati in caso di necessità, su richiesta delle regioni o delle aziende sanitarie, dovranno mettere «a disposizione il personale sanitario in servizio nonché i locali e le apparecchiature presenti nelle suddette strutture». Di fatto una requisizione dietro comunque un indennizzo.
Tra le misure che dovrebbero essere licenziate per dare un segnale forte al personale sanitario impegnato in trincea contro il coronavirus, c’è anche l’atteso «finanziamento aggiuntivo per incentivi in favore del personale dipendente del Servizio sanitario nazionale». Per pagare di più gli straordinari saranno stanziati 100 milioni in più. Per aggiungere nuove forze in campo il decreto prevede le assunzioni temporanee di circa 300 tra medici e infermieri militari. E sempre la Sanità militare riceverà 35 milioni per poter allestire se necessario due ospedali da campo.
Contro la carenza di mascherine per il personale sanitario viene poi autorizzata Invitalia a erogare finanziamenti a fondo perduto o contributi in conto gestione, nonché finanziamenti agevolati, alle imprese che producono dispositivi di protezione individuale e medicali, «per assicurarne l’adeguata fornitura nel periodo di emergenza». Per questa misura dovrebbero essere stanziati 50 milioni.
Infine tra le norme in stand-by che potrebbero entrare in extremis c’è l’ipotesi di abolire l’esame di abilitazione alla professione medica. La proposta arriva dal ministero dell’Università e della Ricerca: l’idea allo studio è quella di superare in via definitiva il sistema attuale e stabilire che è abilitato chi sia laureato in Medicina e chirurgia, «previo giudizio di idoneità sui risultati relativi alle competenze dimostrate nel corso del tirocinio pratico-valutativo svolto» nel corso degli studi. La norma prevede anche che siano abilitati i laureati della seconda sessione 2019, che erano in attesa dell’esame.
Le Regioni si potranno affidare all’aiuto di strutture private, ricorrendo anche a quelle non accreditate
Sul tavolo anche l’abolizione dell’esame di abilitazione alla professione medica per chi è laureato in medicina