Quelli che rispettano le regole non devono essere tartassati
In queste ore di emergenza e di razionale paura colpisce l’incapacità di governo e pubblica amministrazione di parlare chiaro. Certo, non si possono trascurare le difficoltà nel cercare di far funzionare la macchina statale, di affrontare l’emergenza sanitaria, di non far mancare i soldi per gli stipendi e di far quadrare gli interventi contenuti del decreto legge che dovrebbe essere approvato oggi e che dovrebbe contenere misure, davvero straordinarie, per la copertura della cassa integrazione su tutto il territorio nazionale. Tuttavia, il bisogno delle casse statali non giustifica fino in fondo il tira e molla di questi giorni sulla proroga delle scadenze.
Il Governo ha scelto di trascinare fino all’ultimo la decisione sul rinvio la cui aspettativa - per altro - era ed è motivata dalle condizioni eccezionali.
Agli occhi di molti contribuenti e professionisti la proroga all’ultima ora suona come uno schiaffo. Per altro la storia dei rinvii dei versamenti, in occasione di eventi eccezionali, riporta anche conseguenze beffarde. Occorre ricordarsi del sisma siciliano del 1990. A un certo punto il Fisco invitò a regolarizzare i pagamenti, ma quanti resistettero furono premiati: la legge Finanziaria del 2003 stabilì infatti che i debiti con l’Erario potevano essere chiusi a un prezzo di saldo, versando il 10 per cento. Chi aveva pagato tutto, per la legge, non aveva diritto al rimborso. Il contenzioso è tuttora in corso. Non sarà questo il caso, ma è bene tener presente che gli onesti e quanti sono ligi alle regole non vanno tartassati, nemmeno per un effetto perverso o involontario della legge.