In azienda arriva il decalogo anti Covid-19
Produzione garantita, ma è corsa contro il tempo per riorganizzare il lavoro
Ad accogliere i lavoratori in azienda, da domani, ci sarà, innanzitutto, il decalogo su come comportarsi per fronteggiare l’emergenza sanitaria del Covid-19. Ispirato al protocollo imprese e sindacati (si veda pezzo sopra), tappezzerà le sedi delle imprese, che hanno già avviato una corsa contro il tempo per sanificare e riorganizzare i luoghi di lavoro. In alcuni casi fermando per un breve periodo le produzioni, in altri prevedendo fermate più lunghe: ieri anche Ferrari ha scelto di sospendere la produzione di Maranello e Modena e la gestione sportiva, fino al 27 marzo.
Intanto, dopo quello di Federchimica e Farmindustria (si veda il Sole 24 Ore di ieri), arrivano anche altri avvisi comuni, condivisi da imprese e sindacati, come quello di Confindustria Energia e Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil che prevede di esporre e far rispettare dai lavoratori e dal personale esterno il decalogo. Il settore, fatto soprattutto da grandi imprese, garantirà l’approvvigionamento energetico del Paese, ma chi ci lavora avrà qualche regola in più da seguire, in un mondo già molto regolamentato. Così, per esempio, il lavoratore saprà che gli spostamenti vanno limitati, disporrà di apposite stazioni per lavare e disinfettare le mani, dovrà rispettare la distanza di sicurezza e utilizzare i dispositivi di protezione adeguati. A questo proposito, va però detto che nel nostro paese c’è una difficoltà di approvvigionamento, soprattutto di mascherine Ffp2 e Ffp3, evidenziato anche dalla gara Consip, che ha consentito di reperire solo 53.700 Ffp2 su un bando per oltre 5 milioni di pezzi, mentre è andata deserta la gara per i 5 milioni e 700mila dispositivi Ffp3. Su questo anche il presidente di Federdistribuzione, Claudio Gradara, «dispiaciuto di non aver partecipato al tavolo perché il settore è in prima linea in questo momento e ha sue caratteristiche particolari», lancia il suo warning: «Abbiamo deciso di aderire al protocollo, ci pare ragionevole, tutte le nostre aziende si sono già dotate di misure e di dispositivi di protezione, ma a dire il vero con grandissima fatica. Le nostre aziende si sono mosse attraverso canali propri che però si stanno prosciugando. Per questo abbiamo lanciato un warning alla Protezione civile, soprattutto perché, in prospettiva, serviranno quantitativi importanti».
Anche le industrie alimentari, come spiega Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, «stanno lavorando responsabilmente e ininterrottamente per garantire il cibo a tutta la popolazione. Le nostre maestranze, i tecnici, gli ingegneri, gli addetti al settore in generale, mentre il paese è quasi completamente fermo e le preoccupazioni sono tantissime, lavorano come prima e più di prima per garantire che il cibo non manchi sulle nostre tavole». Il protocollo tra Confindustria e le organizzazioni sindacali, aggiunge Vacondio, «ci permette di affermare con sicurezza che la produzione alimentare è garantita». Il consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia parla di «accordo fondamentale». La Fai Cisl, ieri, però, ha suonato il primo campanello di allarme, per ora senza nomi e cognomi, perché «all’interno di alcune fabbriche agroalimentari, c’è un tentativo di imporre lavoro straordinario, in condizioni dove le norme igienico sanitarie imposte dai recenti DPCM vengono talvolta disattese».
Da Confindustria Moda, il direttore area relazioni industriali e formazione, Carlo Mascellani, spiega che il settore «ha collaborato attivamente alla stesura del Protocollo, in qualche modo già anticipato da nostre interpretazioni dei punti 7 e seguenti del DPCM dell’11 marzo 2020 diffuse presso tutte le imprese delle nostre filiere produttive. Ora che le stesse misure, condivise con i sindacati e le istituzioni, sono state ufficializzate, ci impegneremo per la loro traduzione pratica nelle imprese, con il massimo rigore possibile». La salute e la sicurezza dei lavoratori, aggiunge Mascellani «è un bene prioritario. La sfida che abbiamo davanti è quella di coniugare tale valore con la necessità di mantenere attive le funzioni vitali delle imprese».
Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato, che parla in rappresentanza di R.E TE. Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) conferma «l’impegno per la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori e degli imprenditori che continuano a svolgere la propria attività, con l’obiettivo di contenere la diffusione del virus e assicurare la prosecuzione delle attività produttive e dei servizi essenziali». Nel mondo del credito, Abi e i sindacati stanno invece dialogando in vista dell’incontro di domani: da UniCredit a Intesa fino a Banco Bpm è comunque stata già condivisa una limitazione degli orari e delle presenze di lavoratori e clienti in filiale, oltre alla necessità di mantenere la distanza di sicurezza (si veda il Sole 24 Ore del 10 marzo).
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