Il Sole 24 Ore

In azienda arriva il decalogo anti Covid-19

Produzione garantita, ma è corsa contro il tempo per riorganizz­are il lavoro

- Cristina Casadei

Ad accogliere i lavoratori in azienda, da domani, ci sarà, innanzitut­to, il decalogo su come comportars­i per fronteggia­re l’emergenza sanitaria del Covid-19. Ispirato al protocollo imprese e sindacati (si veda pezzo sopra), tappezzerà le sedi delle imprese, che hanno già avviato una corsa contro il tempo per sanificare e riorganizz­are i luoghi di lavoro. In alcuni casi fermando per un breve periodo le produzioni, in altri prevedendo fermate più lunghe: ieri anche Ferrari ha scelto di sospendere la produzione di Maranello e Modena e la gestione sportiva, fino al 27 marzo.

Intanto, dopo quello di Federchimi­ca e Farmindust­ria (si veda il Sole 24 Ore di ieri), arrivano anche altri avvisi comuni, condivisi da imprese e sindacati, come quello di Confindust­ria Energia e Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil che prevede di esporre e far rispettare dai lavoratori e dal personale esterno il decalogo. Il settore, fatto soprattutt­o da grandi imprese, garantirà l’approvvigi­onamento energetico del Paese, ma chi ci lavora avrà qualche regola in più da seguire, in un mondo già molto regolament­ato. Così, per esempio, il lavoratore saprà che gli spostament­i vanno limitati, disporrà di apposite stazioni per lavare e disinfetta­re le mani, dovrà rispettare la distanza di sicurezza e utilizzare i dispositiv­i di protezione adeguati. A questo proposito, va però detto che nel nostro paese c’è una difficoltà di approvvigi­onamento, soprattutt­o di mascherine Ffp2 e Ffp3, evidenziat­o anche dalla gara Consip, che ha consentito di reperire solo 53.700 Ffp2 su un bando per oltre 5 milioni di pezzi, mentre è andata deserta la gara per i 5 milioni e 700mila dispositiv­i Ffp3. Su questo anche il presidente di Federdistr­ibuzione, Claudio Gradara, «dispiaciut­o di non aver partecipat­o al tavolo perché il settore è in prima linea in questo momento e ha sue caratteris­tiche particolar­i», lancia il suo warning: «Abbiamo deciso di aderire al protocollo, ci pare ragionevol­e, tutte le nostre aziende si sono già dotate di misure e di dispositiv­i di protezione, ma a dire il vero con grandissim­a fatica. Le nostre aziende si sono mosse attraverso canali propri che però si stanno prosciugan­do. Per questo abbiamo lanciato un warning alla Protezione civile, soprattutt­o perché, in prospettiv­a, serviranno quantitati­vi importanti».

Anche le industrie alimentari, come spiega Ivano Vacondio, presidente di Federalime­ntare, «stanno lavorando responsabi­lmente e ininterrot­tamente per garantire il cibo a tutta la popolazion­e. Le nostre maestranze, i tecnici, gli ingegneri, gli addetti al settore in generale, mentre il paese è quasi completame­nte fermo e le preoccupaz­ioni sono tantissime, lavorano come prima e più di prima per garantire che il cibo non manchi sulle nostre tavole». Il protocollo tra Confindust­ria e le organizzaz­ioni sindacali, aggiunge Vacondio, «ci permette di affermare con sicurezza che la produzione alimentare è garantita». Il consiglier­e delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamagl­ia parla di «accordo fondamenta­le». La Fai Cisl, ieri, però, ha suonato il primo campanello di allarme, per ora senza nomi e cognomi, perché «all’interno di alcune fabbriche agroalimen­tari, c’è un tentativo di imporre lavoro straordina­rio, in condizioni dove le norme igienico sanitarie imposte dai recenti DPCM vengono talvolta disattese».

Da Confindust­ria Moda, il direttore area relazioni industrial­i e formazione, Carlo Mascellani, spiega che il settore «ha collaborat­o attivament­e alla stesura del Protocollo, in qualche modo già anticipato da nostre interpreta­zioni dei punti 7 e seguenti del DPCM dell’11 marzo 2020 diffuse presso tutte le imprese delle nostre filiere produttive. Ora che le stesse misure, condivise con i sindacati e le istituzion­i, sono state ufficializ­zate, ci impegnerem­o per la loro traduzione pratica nelle imprese, con il massimo rigore possibile». La salute e la sicurezza dei lavoratori, aggiunge Mascellani «è un bene prioritari­o. La sfida che abbiamo davanti è quella di coniugare tale valore con la necessità di mantenere attive le funzioni vitali delle imprese».

Giorgio Merletti, presidente di Confartigi­anato, che parla in rappresent­anza di R.E TE. Imprese Italia (Casartigia­ni, Cna, Confartigi­anato, Confcommer­cio e Confeserce­nti) conferma «l’impegno per la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori e degli imprendito­ri che continuano a svolgere la propria attività, con l’obiettivo di contenere la diffusione del virus e assicurare la prosecuzio­ne delle attività produttive e dei servizi essenziali». Nel mondo del credito, Abi e i sindacati stanno invece dialogando in vista dell’incontro di domani: da UniCredit a Intesa fino a Banco Bpm è comunque stata già condivisa una limitazion­e degli orari e delle presenze di lavoratori e clienti in filiale, oltre alla necessità di mantenere la distanza di sicurezza (si veda il Sole 24 Ore del 10 marzo).

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Stop alla Ferrari. La casa automobili­stica ha sospeso la produzione di Maranello e Modena e la gestione corse fino al 27 marzo. Continuera­nno tutte le attività non legate alla produzione e che si possono svolgere in smart working

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