Con il lavoro agile lo studio prova a riorganizzarsi
Chi resta aperto assicura una presenza minima e lavora da remoto anche perché alcune attività sono precluse - I farmacisti in prima linea chiedono la modalità «battenti chiusi»
Tra categorie che non chiudono - come i farmacisti e i notai - e altre che hanno rallentato l’attività ma continuano a lavorare da remoto, l’Italia delle professioni si confronta con l’emergenza coronavirus e si riorganizza. Su tutte, la contromisura principale per non chiudere i battenti è il ricorso al lavoro agile. Anche se gli studi non hanno l’obbligo di serrata, ci sono, però, diverse attività ora precluse (e il quadro è in evoluzione). Si pensi, per esempio, alla sospensione delle udienze per gli avvocati. I Consigli nazionali si sono affrettati a fornire indicazioni per gestire al meglio il cambio di prospettiva, che riguarda sia chi continua ad assicurare un presidio negli studi, sia chi deve ora fare tutto o quasi in modalità digitale.
Avvocati
«La tradizionale routine della mattina in tribunale e la sera in studio è saltata. La sospensione delle udienze ha sconvolto la nostra attività», commenta Antonio De Angelis, presidente dell’Aiga (l’associazione dei giovani avvocati). «Ci stiamo organizzando - prosegue - per continuare a lavorare a distanza, ma ci sono alcuni aspetti che vanno affrontati, come quello dei tirocinanti, che devono assistere ad almeno venti udienze a semestre». Questione che il Consiglio nazionale forense ha messo in agenda.
Dottori commercialisti
Udienze tributarie sospese, ma i termini processuali continuano a correre. È uno dei problemi che influisce sulla riorganizzazione del lavoro della categoria. L’altro, di ancor maggior impatto, è quello degli adempimenti. Il presidente del Consiglio nazionale, Massimo Miani, ha inviato una lettera al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, chiedendo di sospendere adempimenti e versamenti in scadenza anche andando oltre quelli più urgenti. L’80% degli studi, ha sottolineato Miani nella missiva, non è in grado di garantire la piena operatività e il passaggio allo smart working.
La strada è comunque il lavoro da remoto, come ribadiscono sia Maria Pia Nucera, presidente dell’Associazione dottori commercialisti, sia Maurizio Postal, componente del Consiglio nazionale. «Siamo nel pieno della stagione - aggiunge Postal - per le attività di revisione e controllo di società ed enti, oltre che per l’approvazione dei bilanci: per quanto in alcuni casi la presenza fisica sia importante, ora dobbiamo cercare di fare tutto a distanza».
Farmacisti
Come i medici, sono in prima linea. Le farmacie non possono chiudere. «Soprattutto in questi momenti le persone si rivolgono al farmacista non solo per acquistare farmaci o presidi - spiega Andrea Mandelli, presidente della Fofi (la federazione degli Ordini dei farmacisti) -. Abbiamo chiesto al Governo di lavorare con la modalità “battenti chiusi”, come si fa durante i turni notturni. Lombardia e Piemonte hanno già aderito».
Notai
Anche loro devono restare aperti o, quanto meno, assicurare un presidio. Potranno essere chiusi gli eventuali studi che rappresentano la seconda sede. Il
Consiglio nazionale del notariato ha, pertanto, fornito una serie di indicazioni per rispettare le indicazioni del Governo per chi continua a lavorare (si veda anche la scheda a fianco): per esempio, incentivare le procure speciali e raccomandare ai clienti che si recano in studio di evitare accompagnatori non necessari.
Architetti e ingegneri
Studi “tecnicamente” aperti, ma di fatto organizzati il più possibile con il lavoro da remoto. Nessun problema per le pratiche edilizie e urbanistiche semplici: nella stragrande maggioranza dei Comuni sono inviabili in via telematica. Diverso il discorso per le attività più strutturate. «I programmi di progettazione sono software complessi e pesanti e non sempre possono girare sui pc domestici», ricorda Bruno Gabbiani, presidente di Ala Assoarchitetti.
Il problema più grande riguarda i cantieri: per il Dpcm possono continuare le lavorazioni , ma rispettare tutte le misure di sicurezza risulta difficile. Si pensi alla distanza di un metro, derogabile solo con dispositivi di protezione individuale. Il Governo ha chiesto alle stazioni appaltanti una ricognizione dopo l’allarme di Ance e sindacati. «Servirebbe un chiarimento – concorda il presidente del Consiglio nazionale ingegneri, Armando Zambrano – sulla possibilità di sospendere i lavori». Il Cni ha chiesto un pacchetto di semplificazioni per gli appalti: dagli affidamenti diretti più elevati a minori responsabilità per i funzionari pubblici responsabili dei progetti (Rup). Stessa mossa dal Consiglio nazionale architetti, mentre il sindacato Inarsind chiede al ministero Infrastrutture di autorizzare anche deroghe ai cronoprogrammi e minori responsabilità per direttori lavori e coordinatori sicurezza.
Consulenti del lavoro
La categoria è tra quelle in prima linea. In studio o a casa, i consulenti del lavoro si sono attrezzati in tutta fretta per garantire continuità di servizio: «Ho dotato di pc i miei 15 collaboratori – racconta Fabrizio Bontempo, presidente dei giovani consulenti di Angcdl con studio a Torino –. In una sola giornata abbiamo attivato 400 smart working, ora è la volta delle richieste di ammortizzatori sociali». L’attività è già digitalizzata: le pratiche con i principali enti (Inps, Inail, Cpi etc ) viaggiavano già solo su canali telematici. Un supporto è arrivato anche dalle circolari tempestive della Fondazione consulenti del lavoro: «Hanno garantito interpretazioni unitarie dei nuovi provvedimenti» conclude Bontempo.
Professioni sanitarie
L’Ordine dei biologi ha dato il via libera alle visite a distanza per i nutrizionisti. Più complessa la situazione per le altre specializzazioni. In prima linea ci sono i tecnici che svolgono gli esami di laboratorio: per intenderci quelli che analizzano i tamponi per i l virus. L’attività sanitaria nei laboratori pubblici e privati non si è mai fermata. «Alle mascherine siamo già abituati - racconta Marina Baldi, biologa specialista in genetica medica –. Ora però le abbiamo previste anche per l’accettazione» . L’Enpab ha spiegato via webinar come riorganizzarsi in sicurezza.
Stessa sorte (essere accomunate alle prestazioni sanitarie), ma soluzioni diverse per le attività professionali di psicologi e veterinari. Mentre i primi potranno e anzi dovranno proseguire gli incontri con i pazienti, passando se possibile alle sedute a distanza, i secondi dovranno limitarsi a svolgere solo gli interventi improcrastinabili. Rinviando vaccinazioni e appuntamenti non urgenti. A prevederlo sono le ultime indicazioni dei rispettivi Consigli nazionali degli Ordini.
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