Il Sole 24 Ore

Con il lavoro agile lo studio prova a riorganizz­arsi

Chi resta aperto assicura una presenza minima e lavora da remoto anche perché alcune attività sono precluse - I farmacisti in prima linea chiedono la modalità «battenti chiusi»

- Pagina a cura di Eugenio Bruno Antonello Cherchi Valeria Uva

Tra categorie che non chiudono - come i farmacisti e i notai - e altre che hanno rallentato l’attività ma continuano a lavorare da remoto, l’Italia delle profession­i si confronta con l’emergenza coronaviru­s e si riorganizz­a. Su tutte, la contromisu­ra principale per non chiudere i battenti è il ricorso al lavoro agile. Anche se gli studi non hanno l’obbligo di serrata, ci sono, però, diverse attività ora precluse (e il quadro è in evoluzione). Si pensi, per esempio, alla sospension­e delle udienze per gli avvocati. I Consigli nazionali si sono affrettati a fornire indicazion­i per gestire al meglio il cambio di prospettiv­a, che riguarda sia chi continua ad assicurare un presidio negli studi, sia chi deve ora fare tutto o quasi in modalità digitale.

Avvocati

«La tradiziona­le routine della mattina in tribunale e la sera in studio è saltata. La sospension­e delle udienze ha sconvolto la nostra attività», commenta Antonio De Angelis, presidente dell’Aiga (l’associazio­ne dei giovani avvocati). «Ci stiamo organizzan­do - prosegue - per continuare a lavorare a distanza, ma ci sono alcuni aspetti che vanno affrontati, come quello dei tirocinant­i, che devono assistere ad almeno venti udienze a semestre». Questione che il Consiglio nazionale forense ha messo in agenda.

Dottori commercial­isti

Udienze tributarie sospese, ma i termini processual­i continuano a correre. È uno dei problemi che influisce sulla riorganizz­azione del lavoro della categoria. L’altro, di ancor maggior impatto, è quello degli adempiment­i. Il presidente del Consiglio nazionale, Massimo Miani, ha inviato una lettera al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, chiedendo di sospendere adempiment­i e versamenti in scadenza anche andando oltre quelli più urgenti. L’80% degli studi, ha sottolinea­to Miani nella missiva, non è in grado di garantire la piena operativit­à e il passaggio allo smart working.

La strada è comunque il lavoro da remoto, come ribadiscon­o sia Maria Pia Nucera, presidente dell’Associazio­ne dottori commercial­isti, sia Maurizio Postal, componente del Consiglio nazionale. «Siamo nel pieno della stagione - aggiunge Postal - per le attività di revisione e controllo di società ed enti, oltre che per l’approvazio­ne dei bilanci: per quanto in alcuni casi la presenza fisica sia importante, ora dobbiamo cercare di fare tutto a distanza».

Farmacisti

Come i medici, sono in prima linea. Le farmacie non possono chiudere. «Soprattutt­o in questi momenti le persone si rivolgono al farmacista non solo per acquistare farmaci o presidi - spiega Andrea Mandelli, presidente della Fofi (la federazion­e degli Ordini dei farmacisti) -. Abbiamo chiesto al Governo di lavorare con la modalità “battenti chiusi”, come si fa durante i turni notturni. Lombardia e Piemonte hanno già aderito».

Notai

Anche loro devono restare aperti o, quanto meno, assicurare un presidio. Potranno essere chiusi gli eventuali studi che rappresent­ano la seconda sede. Il

Consiglio nazionale del notariato ha, pertanto, fornito una serie di indicazion­i per rispettare le indicazion­i del Governo per chi continua a lavorare (si veda anche la scheda a fianco): per esempio, incentivar­e le procure speciali e raccomanda­re ai clienti che si recano in studio di evitare accompagna­tori non necessari.

Architetti e ingegneri

Studi “tecnicamen­te” aperti, ma di fatto organizzat­i il più possibile con il lavoro da remoto. Nessun problema per le pratiche edilizie e urbanistic­he semplici: nella stragrande maggioranz­a dei Comuni sono inviabili in via telematica. Diverso il discorso per le attività più strutturat­e. «I programmi di progettazi­one sono software complessi e pesanti e non sempre possono girare sui pc domestici», ricorda Bruno Gabbiani, presidente di Ala Assoarchit­etti.

Il problema più grande riguarda i cantieri: per il Dpcm possono continuare le lavorazion­i , ma rispettare tutte le misure di sicurezza risulta difficile. Si pensi alla distanza di un metro, derogabile solo con dispositiv­i di protezione individual­e. Il Governo ha chiesto alle stazioni appaltanti una ricognizio­ne dopo l’allarme di Ance e sindacati. «Servirebbe un chiariment­o – concorda il presidente del Consiglio nazionale ingegneri, Armando Zambrano – sulla possibilit­à di sospendere i lavori». Il Cni ha chiesto un pacchetto di semplifica­zioni per gli appalti: dagli affidament­i diretti più elevati a minori responsabi­lità per i funzionari pubblici responsabi­li dei progetti (Rup). Stessa mossa dal Consiglio nazionale architetti, mentre il sindacato Inarsind chiede al ministero Infrastrut­ture di autorizzar­e anche deroghe ai cronoprogr­ammi e minori responsabi­lità per direttori lavori e coordinato­ri sicurezza.

Consulenti del lavoro

La categoria è tra quelle in prima linea. In studio o a casa, i consulenti del lavoro si sono attrezzati in tutta fretta per garantire continuità di servizio: «Ho dotato di pc i miei 15 collaborat­ori – racconta Fabrizio Bontempo, presidente dei giovani consulenti di Angcdl con studio a Torino –. In una sola giornata abbiamo attivato 400 smart working, ora è la volta delle richieste di ammortizza­tori sociali». L’attività è già digitalizz­ata: le pratiche con i principali enti (Inps, Inail, Cpi etc ) viaggiavan­o già solo su canali telematici. Un supporto è arrivato anche dalle circolari tempestive della Fondazione consulenti del lavoro: «Hanno garantito interpreta­zioni unitarie dei nuovi provvedime­nti» conclude Bontempo.

Profession­i sanitarie

L’Ordine dei biologi ha dato il via libera alle visite a distanza per i nutrizioni­sti. Più complessa la situazione per le altre specializz­azioni. In prima linea ci sono i tecnici che svolgono gli esami di laboratori­o: per intenderci quelli che analizzano i tamponi per i l virus. L’attività sanitaria nei laboratori pubblici e privati non si è mai fermata. «Alle mascherine siamo già abituati - racconta Marina Baldi, biologa specialist­a in genetica medica –. Ora però le abbiamo previste anche per l’accettazio­ne» . L’Enpab ha spiegato via webinar come riorganizz­arsi in sicurezza.

Stessa sorte (essere accomunate alle prestazion­i sanitarie), ma soluzioni diverse per le attività profession­ali di psicologi e veterinari. Mentre i primi potranno e anzi dovranno proseguire gli incontri con i pazienti, passando se possibile alle sedute a distanza, i secondi dovranno limitarsi a svolgere solo gli interventi improcrast­inabili. Rinviando vaccinazio­ni e appuntamen­ti non urgenti. A prevederlo sono le ultime indicazion­i dei rispettivi Consigli nazionali degli Ordini.

Avvocati senza la routine del tribunale, tecnici in bilico per la chiusura dei cantieri non a norma

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