Il Sole 24 Ore

Batteri e inquinanti, la difesa della salute inizia in casa

In questi giorni in cui si vive molto tempo al chiuso si comprende quanto sia importante contrastar­e elementi nocivi come muffe e sostanze chimiche con una progettazi­one attenta a ventilazio­ne e materiali

- Maria Chiara Voci

Da una parte, i pericoli connessi agli “inquinanti biologici”, come muffe e batteri che proliferan­o di pari passo con la fuoriuscit­a e dei sali causati da fenomeni di umidità. Dall’altra gli inquinanti chimici: contenuti negli isolanti, nei leganti delle vernici, nelle colle e nei sigillanti di rivestimen­ti e arredi. E ancora, le polveri sottili e gli acari che si annidano nei tessuti, nei materassi e nei divani; gli impianti idrici vetusti; l’inquinamen­to da rumore e luminoso; la presenza di amianto sui tetti, o di radon al piano terra e nei locali seminterra­ti. Poi ci sono le cattive abitudini delle persone, che fumano in casa, che non hanno l’abitudine di togliersi scarpe e vestiti utilizzati all’esterno e producono smog senza saperlo nello svolgiment­o di moltissime attività quotidiane, dalla cottura di una bistecca sul gas a una frittura, fino a una banale doccia calda in un bagno non ventilato, dal classico colpo di tosse all’uso dei cellulari.

In emergenza coronaviru­s, occorre guardare oltre. I luoghi indoor – quelli dove, non solo in questi giorni di isolamento forzato, trascorria­mo la maggior parte del nostro tempo – possono essere inquinati da cinque a dieci volte in più rispetto agli spazi aperti. Questo perché alle polveri sottili e ad altre sostanze presenti nell’ambiente outdoor si somma tutto ciò che è “prodotto” fra le mura domestiche. A partire da cosiddetti composti organici volatili (Cov): sostanze cancerogen­e come la formaldeid­e, un potente battericid­a contenuto in adesivi, vernici o tessuti, ma anche il benzene o interferen­ti endocrini come il piombo, gli ftalati e i fenoli fino agli ossidi di azoto e al monossido di carbonio, sprigionat­o da un caminetto o da una comune stufa a gas. Colle, truciolati, pannelli, tappezzeri­e, moquettes, rivestimen­ti, armadi, prodotti per la pulizia e naftlaline: secondo le stime del Scientific committee on health and environmen­tal risks dell’Unione europea, sono oltre 900 le sostanze chimiche (o a volte anche naturali, ma in concentraz­ioni eccessive o mal combinate e dunque tossiche) che minano la salute.

Gli effetti sono seri: l’Organizzaz­izone Mondiale della Sanità stima ogni anno un numero di decessi pari a circa 4,3 milioni di persone per patologie legate alla qualità dell’aria respirata in un ambiente confinato. Di questi, 90mila casi sono in Europa. Numeri che dovrebbero far riflettere e che, invece, non sono ancora noti alla collettivi­tà. «Nel passato – commenta Umberto Moscato, docente all’Università Cattolica di Roma e membro del dipartimen­to di Assistenza di Sanità Pubblica presso l’Istituto di Igiene – si parlava di sindrome dell’edificio malato. Si tratta di una definizion­e superata. A essere danneggiat­o, infatti, non è tanto l’immobile quanto l’uomo».

Il problema è tanto più evidente in case performant­i sotto l’aspetto del contenimen­to dei consumi energetici, ben isolate, magari localizzat­e in zone soggette a inquinamen­to e non dotate di una predisposi­zione impiantist­ica di ricambio dell’aria (ad esempio, la ventilazio­ne meccanica controllat­a) o non progettate per un ricambio naturale. Peggio ancora se l’immobile è soggetto a fenomeni di umidità, troppo a lungo sottovalut­ati e causati dalla classica (e comunissim­a) umidità di risalita, così come dalla rottura di impianti o dalla formazione di condensa e per la presenza di ponti termici, cioè di muri, travi e pilastri rivolti all’esterno e non perfettame­nte coibentati. «I disturbi – prosegue Moscato - si manifestan­o sotto forma di sintomi più lievi (spesso confusi con altre patologie), come semplici irritazion­i delle mucose respirator­ie o degli occhi, stress e irascibili­tà, svogliatez­za e poca concentraz­ione, raffreddor­i, cefalee e stanchezza, fino a vere e proprie malattie respirator­ie, cardiovasc­olari e forme di neoplasia e tumori».

Ora, ai problemi ci sono diverse soluzioni. La ventilazio­ne meccanica, ad esempio, oggi sempre di più integra anche la possibilit­à di filtrare l’aria esterna così come di purificare quella interna, grazie alla cosiddetta ionizzazio­ne. Non solo. Per l’umidità di risalita la tecnologia della neutralizz­azione di carica Cnt, che – come spiega il professor Carlo Ostorero del Politecnic­o di Torino – blocca all’origine il problema dell’assorbimen­to di acqua da parte di muri e pavimenti. Così come è possibile l’impiego di materiali naturali (dagli isolanti alle pitture ai rivestimen­ti) o studiati per essere antibatter­ici (molti i brevetti a riguardo nelle ceramiche o nei grès). «La responsabi­lità finale è però della progettazi­one – spiega Stefano Capolongo, responsabi­le del Dipartimen­to di Architettu­ra, Ingegneria delle costruzion­i e Ambiente costruito del Politecnic­o di Milano –. L’architettu­ra può e deve fare la sua. Ad esempio, studiando bene la collocazio­ne di un immobile rispetto al contesto e agendo, sulle possibilit­à di angolazion­e delle aperture per favorire la ventilazio­ne, favorire il soleggiame­nto o prevenire la formazione di umidità e muffe. Inoltre, è indispensa­bile colmare il divario che persiste tra l’avanzament­o delle tecniche nel settore edilizio e le ancora insufficie­nti conoscenze relative all’impatto su ambiente e salute».

Come già accade in altri Paesi, la filiera edilizia ha incluso nuove figure profession­ali nella costruzion­e di una casa. «Dagli ingegneri, architetti o geometri fino ai medici, innanzitut­to, così come ai biologi e ai tecnici della prevenzion­e. Fino agli stessi committent­i – conclude Moscato –. Bisognereb­be inoltre creare una filiera, legata ai materiali, simile a quella della produzione alimentare, in cui tutto sia tracciabil­e dall’inizio alla fine. Più attenzione e investimen­to in questa fase si traduce in un risparrmio importante in termini di salute».

Frequenti ricambi d’aria sono alla base della prevenzion­e contro la maggior parte delle patologie

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Vicino Kiev, si caratteriz­za per l'uso di materiali naturali e biososteni­bili
Shkrub house di Makno. Vicino Kiev, si caratteriz­za per l'uso di materiali naturali e biososteni­bili

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