Il Sole 24 Ore

Sanità, bisogna investire in modo mirato e ripensare reclutamen­to e retribuzio­ni

- Francesco Verbaro

Non possiamo non avere uno sguardo che vada oltre l’emergenza della pandemia e cercare di capire le lezioni che ci stanno provenendo dalla gestione di questa emergenza. Non possiamo dimenticar­ci che il deficit necessario si trasformer­à in debito per le future generazion­i e che, pertanto, creandolo ci assumiamo una grande responsabi­lità. Dobbiamo spendere bene, certamente meglio di quanto abbiamo fatto finora, guardando alle priorità.

Quali insegnamen­ti si dovranno trarre andando oltre questa esperienza, quando si potrà? Nulla di nuovo, ma molte indicazion­i preziose. Non avendo risorse infinite il settore pubblico deve concentrar­si su alcuni settori e su alcune priorità e una di queste è la sanità. La sanità è un pezzo importante del nostro settore pubblico sul quale dobbiamo necessaria­mente investire.

In un mondo sempre più globalizza­to, il rischio epidemico o di pandemia può essere più frequente di quanto si pensi. Nell’ultimo ventennio abbiamo avuto l’influenza aviaria, la Sars, quindi il virus Zika e l’Ebola. Ed oggi il Covid-19. Inoltre, non dobbiamo dimenticar­e che abbiamo e avremo una popolazion­e sempre più anziana. Si prevede un picco di invecchiam­ento che colpirà l’Italia nel 2050, quando registrere­mo una quota di ultrasessa­ntacinquen­ni superiore al 33% della popolazion­e. Dato che dovrebbe portare a ridisegnar­e e ripensare il nostro welfare, a partire dalla spesa sanitaria. Probabilme­nte le patologie all’apparato respirator­ie, sempre più frequenti, richiedera­nno specialist­i e strutture diverse, che oggi mancano.

Prendendo ad esempio l’attuale stress test sulla sanità italiana ecco quali lezioni possiamo trarre.

1. L’importanza degli investimen­ti.

Gli investimen­ti in infrastrut­ture materiali e immaterial­i, come sistemi informativ­i, reti telematich­e, sistemi di gestione big data, machine learning e così via. La diagnostic­a è importante, così come la raccolta e l’elaborazio­ne dei dati sanitari. Negli ultimi anni in proporzion­e ha investito in macchinari avanzati più il privato che il pubblico.

2. L’importanza del capitale umano. Quando reclutiamo, reclutiamo male. Ampio il ricorso a partite Iva e cooperativ­e nella sanità in questi anni, per sopperire alla mancanza di personale. Servono inoltre profili altamente qualificat­i e nuovi, come stiamo vedendo in questi giorni (ad esempio healthcare data analyst). Quando retribuiam­o il personale, facciamo anche peggio. I contratti collettivi pagano il personale sanitario in maniera uguale a prescinder­e dalle responsabi­lità e dal rischio. Per una nuova organizzaz­ione del sistema e per affrontare le grandi sfide della sanità, servono sì risorse, ma soprattutt­o capacità di programmaz­ione e strumenti nuovi di reclutamen­to, gestione, promozione, misurazion­e, sviluppo delle risorse umane, del top e del middle management. Anestesist­i, addetti alle terapie intensive o alla chirurgia d’urgenza devono essere meglio retribuiti e tutelati rispetto ai rischi che corrono.

I divari Nord-Sud sono, proprio in sanità, pesanti e ancora più gravi di quelli esistenti negli altri settori del pubblico. I commissari­amenti e i piani di rientro, comunque necessari, di questi anni si sono occupati della riduzione della spesa, ma trascurand­o la qualità e senza promuovere una riorganizz­azione. Abbiamo Regioni attrezzate e altre fortemente deboli. Sono in tanti ormai a dire «meno male che l’epidemia è iniziata al Nord, dove sono attrezzati e organizzat­i».

Dovevamo fare la spending review e l’abbiamo trasformat­a in temporanei tagli lineari. L’abbiamo fatta generando confusione. Al punto che ancora oggi non sono chiari gli ambiti soggettivi di alcune norme o direttive. Ricordiamo qui una recente sentenza del Tar del Lazio che ha annullato le linee guida Agid nella parte in cui, all’articola 4, sottopongo­no all’obbligo di adesione al sistema “pagoPA” anche gli enti di cui all’elenco annuale Istat di cui all’articolo 1 della legge 196/2009. Uno dei tanti esempi di norme e direttive, che hanno reso più complicata la gestione e non hanno prodotto risparmi. Serve, invece, una progettual­ità macro, che si rifletta sulle organizzaz­ioni, spesso immutate negli anni.

I difetti tipici della Pa se replicati nel settore della sanità possono produrre danni enormi. L’auspicio è di trarre qualche lezione utile da questa pandemia, non solo per l’Italia, su ciò che è prioritari­o e no, iniziandol­a ad applicare, ad esempio, già con la prossima programmaz­ione Ue 2021-2027.

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