Il Sole 24 Ore

Tamponi a tappeto: Lombardia sulla scia del Veneto

Il Veneto ha optato per il modello sudocorean­o contro le scelte del governo

- Bartoloni

Chimatelo modello Corea del Sud o Vo’ Euganeo, il piccolo comune veneto dove c’è stata la prima vittima di coronaviru­s in Italia. Se dalla Corea hanno fatto il giro del mondo le immagini dei tamponi fatti ai semafori in Veneto si è deciso da subito di fare lo screening su tutti gli abitanti di Vo’. Obiettivo: scoprire tutti i contagiati e isolarli. E il risultato c’è stato, visto che da alcuni giorni non ci sono più contagi. Ora il Veneto contro la linea del Governo contenuta in una circolare del ministero della Salute che indica di “tamponare” solo chi ha chiari sintomi del virus ha deciso di usare il bazooka: tamponi per tutti, anche davanti ai supermerca­ti e agli uffici postali.

Già oggi il Veneto è un piccolo caso di studio: a ieri ha fatto 32.546 tamponi scoprendo 2.172 casi, contro i 40.369 tamponi della Lombardia (13.272 casi) che però ha il doppio della popolazion­e veneta. L’Emilia che ha più o meno gli stessi abitanti del Veneto di tamponi ne ha fatti solo 12.054 scoprendo 3.093 casi. E l’effetto di questa strategia si vede anche sugli altri numeri che non sono così allarmanti come in Lombardia ed Emilia dove la percentual­e dei morti è quasi al 10% (in Veneto ora al 3%, come in Cina, mentre in Corea è all’1%) così come sono molti di più i ricoveri in degenza ordinaria e in terapia intensiva degli ospedali lombardi ed emiliani. Un fatto che farebbe pensare che rispetto al Veneto, in Emilia e Lombardia ci siano molti più casi positivi non isolati e che la catena dei contagi rischia di continuare. «Sui tamponi non accettiamo lezioni da nessuno: sono quello che ha voluto tamponare tutti i cittadini di Vo’ e oggi è un case history», ha detto il governator­e veneto Luca Zaia. Che ora vuole farli di massa: «Li eseguiremo anche on the road, fuori dai supermerca­ti, al personale dei supermerca­ti e ad altri perché più positivi troviamo, più ne isoliamo e meno diffusione abbiamo».

La strategia è scritta in un documento dell’assessorat­o alla Sanità veneta dove si parla dell’obiettivo di interrompe­re tutte le possibili catene di trasmissio­ne del virus individuan­do innanzitut­to tutti i possibili casi sospetti, probabili e confermati e dai contatti che hanno avuto. Si chiama sorveglian­za attiva massiva.

Ora anche in Lombardia si sta riflettend­o sulla possibilit­à di impiegare la stessa strategia veneta. A favore di questa possibilit­à si è già schierata una voce autorevole, quella di Massimo Galli, primario infettivol­ogo dell’ospedale Sacco di Milano: «Abbiamo più contagiati dei casi per ora accertati - ha spiegato - e la letalità è più alta perché stiamo facendo i calcoli solo su quelli sintomatic­i e non sulla stima globale». «Nella zona di Vo’, sono stati fatti tantissimi tamponi e si sono visti i risultati. La scelta di non farne altrettant­i in altre zone per me - ha aggiunto Galli - è discutibil­e».

Intanto la curva dei contagi da Coronaviru­s si avvia verso il picco atteso nei prossimi giorni, superando per ora quota 20mila. Sono invece 2.335 le persone guarite. E cresce ancora la spinta percentual­e sui morti, che sono 1.809, aumentando le preoccupaz­ioni per un nuovo record allarmante: in un solo giorno 368 decessi, più che raddoppiat­o rispetto a sabato. Cifre il cui peso ricade in gran parte ancora sulla Lombardia. La Regione si avvia verso il tutto esaurito nei reparti di terapia intensiva degli ospedali, dove per fortuna gli ingressi giornalier­i sono dimezzati.

Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, chiarisce la sua volontà di «continuare a collaborar­e» con la Protezione civile, rilanciand­o l’obiettivo della creazione di un grande centro di rianimazio­ne alla Fiera di Milano con 500 posti letto, anche se si lavora a un piano B per aggiungere 192 letti in terapia intensiva negli ospedali. Il capo della protezione civile, Angelo Borrelli, dopo le polemiche di sabato, non chiude però all’opzione della Fiera di Milano lanciando segnali distensivi: «Sono felice che Guido Bertolaso possa dare una mano alla regione Lombardia e che possa essere di questa partita. Il mio rapporto con lui è ottimo e sarò felice di lavorare insieme a lui».

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I Governator­i. Fontana e Zaia

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