Virus, Macron rinvia la riforma delle pensioni
«Nessuna azienda sarà lasciata fallire». Merkel ordina: chiudere tutto
Il presidente francese, Emmanuel Macron, a causa dell’emergenza coronavirus ha deciso di rinviare tutte le riforme, a cominciare dalla riforma delle pensioni. Rinviato anche il secondo turno delle elezioni comunali. Intanto, sul fronte sanitario, Macron ha annunciato anche nuove e forti misure di restrizione degli spostamenti su tutto il territorio nazionale, sul modello dei provvedimenti adottati in Italia.
«Siamo in guerra». Il presidente francese Emmanuel Macron lo ha ripetuto più volte, nel suo secondo discorso alla Nazione, con il quale ha annunciato un “protocollo italiano” per gli spostamenti, il rinvio del secondo turno delle elezioni anticipate (dopo il primo turno di ieri) e un nuovo pacchetto di misure economiche tra cui una garanzia di Stato per i debiti delle imprese del valore di 300 miliardi.
Un piano, quello di Marcon, simile a quello che aveva annunciato un’ora prima la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha chiuso oltre alle scuole, teatri, luoghi di culto, stadi, case d’appuntamento e negozi, e ridotto gli orari dei ristoranti e bar, che dovranno chiudere alle 18.
«Il nemico è là, invisibile, inafferrabile; e avanza», ha detto il presidente francese in un discorso forse meno efficace del precedente, tenuto giovedì, ma molto più gravido di conseguenze. Anche la Francia, come l’Italia e la Spagna, chiude. Gli spostamenti saranno permessi solo per gli acquisti, per le cure mediche, per recarsi al lavoro e per fare attività fisica. Troppe, ha spiegato il presidente, sono state le violazioni alle «consegne» dei giorni scorsi: alcuni locali sono rimasti aperti malgrado i divieti. Ecco allora il giro di vite, accompagnato da sanzioni, a partire da oggi a mezzogiorno e per almeno quindici giorni. Il governo, ha spiegato il presidente, metterà a punto i provvedimenti e si farà dare dal Parlamento una delega per poter legiferare con ordonnances, corrispondenti ai nostri decreti delegati. Tutte le riforme, a cominciare dalla contestata riforma delle pensioni, saranno bloccate.
Importante anche il pacchetto economico. Alle misure già annunciate giovedì, il presidente ha aggiunto una garanzia di Stato da 300 miliardi per tutti i debiti delle imprese, allo scopo di cogliere un doppio obiettivo: nessuna azienda deve fallire, ha detto il presidente nel giorno in cui Psa e Renault hanno sospeso la produzione in Francia, e nessun cittadino deve restare privo delle risorse necessarie per vivere. Anche per questo motivo, tutte le imposte, i contributi, gli affitti e le bollette saranno posticipate, sarà ulteriormente allargato lo chômage partiel, simile alla nostra cassa integrazione e sarà istituito un fondo di solidarietà per sostenere commercianti e artigiani. Grande attenzione è riservata anche al personale sanitario, per il quale potranno essere requisiti taxi e alberghi.
Anche il ballottaggio delle elezioni municipali, che era previsto domenica 22, sarà rinviato, probabilmente al 21 giugno. Almeno 30mila, dei 35mila sindaci al voto, sono stati comunque già eletti al primo turno, che il presidente ha voluto comunque tenere ieri. «È importante, in questo momento aveva detto nel suo primo discorso del 12 marzo - assicurare la continuità della nostra vita democratica e delle nostre istituzioni». Il voto del primo turno delle municipali di domenica è però avvenuto in un’atmosfera spettrale. Il tasso di partecipazione è stato piuttosto basso: ha votato il 46,5% degli aventi diritto, contro il 63,55% del 2014. Il voto ha visto risultati poco lusinghieri per il partito di Macron e i suoi alleati assieme a una importante affermazione - dopo quella delle europee - dei Verdi, che si sono qualificati al secondo turno in oltre 120 comuni (contro i 21 di sei anni fa), molti dei quali centri importanti come Besançon, Bordeaux, Digione, Grenoble (attualmente guidata da un sindaco ecologista), Nantes, Orleans, Tolosa e molti altri. A Parigi la sindaca uscente Anne Hidalgo, socialista, ha ottenuto il 29,33% dei voti, seguita dall’ex ministro Rachida Dati (22,7%), candidata per Les Républicains mentre la macroniana Agnès Buzyn ha ottenuto il 17,3%. A Lione l’ecologista Grégory Doucet è giunto primo con il 29%, davanti al repubblicano Etienne Blanc (17,6%) e al candidato macroniano Yann Cucherat (14,9%). A Marsiglia, Martine Vassal, dei Rèpublicains e Michéle Rubirola, di Printemps marseillais (una lista civica di sinistra) sono risultate testa a testa.