CHI (E COME) PAGHERÀ IL NUOVO DEBITO INEVITABILE?
Le linee guida. Stop agli ingressi in Europa per 30 giorni. Ammessi i controlli sanitari nello spazio Schengen, ma la Commissione avverte: garantire flussi commerciali e forniture di farmaci
L’epidemia influenzale sta mettendo ormai a rischio il mercato unico. Bruxelles ha pubblicato nuove lineeguida sull’adozione di controlli alle frontiere nello Spazio Schengen. Oltre ad assicurare l’arrivo negli ospedali di medicine, la Commissione europea vuole garantire i flussi commerciali nell’Unione. Pur di difendere il mercato unico, sono state proposte clamorose restrizioni alle frontiere esterne dell’Unione, bloccando gli arrivi di cittadini stranieri.
«Abbiamo notizie di chilometri e chilometri di file ad alcuni posti di confine», ha detto ieri qui a Bruxelles il portavoce della Commissione europea Eric Mamer. «Vogliamo prevenire eventuali blocchi della produzione, spesso just-in-time (…) Non vogliamo aspettare che le imprese si lamentino di eventuali carenze. Vogliamo agire in anticipo». Nelle scorse ore, molti Paesi hanno reintrodotto controlli alle frontiere, a cominciare dalla Germania, hub del continente.
Nelle sue linee-guida, la Commissione europea precisa: «È possibile sottoporre tutti i soggetti che entrano nel territorio nazionale a controlli sanitari senza l’introduzione formale dei controlli alle frontiere interne. La differenza tra normali controlli sanitari e controlli alle frontiere è la possibilità di negare l’ingresso alle singole persone. Alle persone malate non dovrebbe essere negato l’ingresso, ma piuttosto dovrebbe essere dato loro accesso alle cure sanitarie».
Come detto, l’obiettivo di Bruxelles è doppio: prima di tutto garantire la fornitura di materiale medico. Nel fine settimana alcuni Paesi come la Francia e la Germania - che avevano bloccato per zelo amministrativo più che per scelta politica l’export di mascherine e altri dispositivi - sono tornati ad autorizzare il rifornimento di Paesi membri, a cominciare dall’Italia. La stessa Commissione ha poi deciso di imporre una specifica autorizzazione all’export di materiale medico verso Paesi terzi.
L’altro obiettivo è quello di preservare il mercato unico, il pilastro su cui poggia l’Unione europea. Secondo l’esecutivo comunitario, le misure di controllo non dovrebbero causare «gravi interruzioni delle catene di approvvigionamento, dei servizi essenziali di interesse generale e delle economie nazionali e dell’economia dell’Unione nel suo insieme». Gli Stati membri dovrebbero creare «corsie prioritarie per il trasporto di merci» in particolare quelle deperibili e legate all’emergenza sanitaria.
Il tentativo di lasciare aperti i confini all’interno dello Spazio Schengen si accompagna a un rafforzamento dei confini esterni e al divieto di viaggio verso l’Unione europea di una durata di 30 giorni. A dover applicare il divieto – non dissimile da quello americano, criticato dai Ventisette perché unilaterale – sarebbero 26 paesi dell’Unione (esclusa l’Irlanda, che ha regole specifiche) e quattro paesi extra Ue che appartengono allo Spazio Schengen – la Svizzera, la Norvegia, l’Islanda e il Liechtenstein.
«Meno ci saranno viaggi, più facilmente possiamo contenere il virus», ha spiegato ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. La proposta dell’esecutivo comunitario - che riguarda i viaggi «non essenziali» e prevede eccezioni per i residenti, i medici, i diplomatici e i familiari dovrà ora essere fatta propria dai Ventisette. Oggi i capi di Stato e di governo dell’Unione si riuniranno in videoconferenza, come avvenne già la settimana scorsa.
Nelle sue linee-guida, la Commissione europea chiede ai Paesi membri di applicare le nuove regole sui controlli alle frontiere interne in modo «proporzionato» e «coordinato». Spiega un diplomatico: «La questione oggi è salvare il mercato unico, e nei fatti la stessa Unione europea». Il mercato unico è probabilmente l’unico successo della costruzione comunitaria che è difeso all’unanimità dai Paesi membri. In un momento di incertezza sul futuro del tessuto europeo, diventa un baluardo da difendere.
Spiegava ieri la presidente della Commissione europea: «Il tentativo è di trovare un giusto equilibrio tra le restrizioni al libero movimento delle persone e l’evitare ostacoli al normale funzionamento del mercato unico». A ieri i Paesi ad avere notificato a Bruxelles controlli ai confini interni dello Spazio Schengen erano - oltre alla Germania - l’Austria, l’Estonia, la Repubblica Ceca, la Danimarca, l’Ungheria, la Lituania, la Polonia, la Svizzera e la Norvegia.