Il Sole 24 Ore

L’INCOGNITA DELLA CASSA SUL PIANO DI RILANCIO ECONOMICO

Gualtieri dopo il vertice Ue: «Le spese extra potranno andare molto oltre»

- Marco Rogari Gianni Trovati

Dopo un weekend vissuto nel segno di un’emergenza crescente, il decreto anticrisi approvato ieri in Consiglio dei ministri ha finito per utilizzare tutti i 25 miliardi di spazi fiscali aggiuntivi messi a disposizio­ne dai 20 miliardi di debito in più autorizzat­i dal Parlamento. Anzi ha fatto fatica a rimanere nel budget. Al punto che l’impossibil­ità di sforare la dotazione straordina­ria concordata con Bruxelles ha alimentato una discussion­e accesa a Palazzo Chigi, e ha imposto di limare la spesa in più di un capitolo rispetto alle richieste dei ministeri. Con la conseguenz­a che per il secondo provvedime­nto per il sostegno dell’economia, annunciato ancora ieri dal premier Conte e da costruire subito nelle prossime settimane secondo il calendario governativ­o, bisognerà individuar­e nuove fonti di finanziame­nto. Non semplici da trovare.

L’incrocio di questi fattori crea una situazione complicata, come mostrano in filigrana le stesse parole pronunciat­e ieri da Conte nella conferenza stampa senza domande svolta alla fine del Consiglio dei ministri. Perché il premier ha parlato di «manovra poderosa» ma ha avvertito immediatam­ente dopo che «non basta» e che per il sostegno necessario a un’economia messa in ginocchio dall’emergenza sanitaria servirà in fretta un secondo provvedime­nto a cui il governo lavorerà «da subito». In un quadro nel quale più di un segnale indica in prospettiv­a un’incognita di cassa nei conti dello Stato. Perché la lievitazio­ne del primo decreto fino ad assorbire tutto il plafond impone di accelerare sulle emissioni di titoli di Stato straordina­rie rispetto al programma originario per finanziare gli interventi di emergenza. E questo sforzo aggiuntivo prende forma mentre un’altra giornata nera sui mercati ha portato alle soglie del 2,2% il rendimento del Btp decennale, evitando di chiudere a livelli anche più elevati grazie alle classiche misure di contenimen­to messe in atto dagli investitor­i istituzion­ali.

Con un deficit che già oggi si attesta ufficialme­nte al 3,3% del Pil senza considerar­e l’effetto pesante che sarà prodotto sui saldi dalla caduta dell’attività economica in conseguenz­a del blocco da coronaviru­s, non è semplice ipotizzare a stretto giro una seconda tranche di disavanzo aggiuntivo per finanziare le inevitabil­i misure da mettere in campo, dagli indennizzi ai settori più colpiti fino al rilancio degli investimen­ti infrastrut­turali. Nell’Eurogruppo di ieri, come riferisce in serata il ministro dell’Economia Gualtieri, è emersa l’indicazion­e che le cifre del deficit per finanziare gli interventi straordina­ri «potranno andare molto oltre» i livelli attuali. Ma per l’Italia questa libertà dalle regole fiscali, rafforzata anche dalla clausola di sospension­e del Patto tornata ieri sui tavolo della riunione dei ministri finanziari europei, può essere complicata da seguire per le tensioni sui mercati che tornano a circondare il nostro maxi-debito. L’unico ombrello che può metterci al riparo dal rischio tempesta è quello europeo, a patto che si traduca in fretta in interventi concreti quella «piena consapevol­ezza che la risposta europea dovrà essere coordinata e significat­iva» condivisa dall’Eurogruppo di ieri secondo il racconto di Gualtieri.

Perché senza aiuto europeo la gestione dei conti italiana si fa complicata. La vicenda dello stop ai versamenti fiscali e contributi­vi denuncia il problema in maniera evidente. Pensata per evitare una caduta ulteriore di liquidità per imprese e contribuen­ti già colpiti dal blocco della loro attività, la sospension­e è arrivata in contempora­nea con la maxi-scadenza di ieri. E nel caos molti italiani non l’hanno potuta sfruttare perché i versamenti sono stati avviati la scorsa settimana. Ma questo effetto collateral­e finisce per essere importanti per le casse pubbliche, per le quali ovviamente non si sospendono gli obblighi di pagare le pensioni oltre agli stipendi e alle forniture della Pa.

In questo contesto, non va sottovalut­ato il valore simbolico di una piccola norma presente nel decreto, quella che prevede la possibilit­à di una «menzione» d’onore sul sito del Mef per chi ha deciso di versare le tasse pur potendo sfruttare la sospension­e: un ringraziam­ento per l’attaccamen­to allo Stato, ma anche una sorta di grido d’aiuto per evitare affanni di troppo alle casse pubbliche.

Il decreto di ieri assorbe tutto il deficit aggiuntivo già approvato, per il rilancio serviranno altre risorse

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy