Il Sole 24 Ore

LA BCE NON BASTA

- Di Marco Onado

L’ulteriore caduta dei mercati nasce dalla previsione sempre più concreta di una grave contrazion­e della produzione globale.

Èuno scenario negativo che non si verificava da decenni. In queste condizioni, le politiche monetarie da sole non bastano ed infatti né i tentativi della Bce di correggere l’imperdonab­ile battuta della Lagarde (un vizio antico: furono i francesi per primi a chiamarla Christine Lagaffe quando era ministro delle finanze) né il deciso taglio dei tassi della Fed hanno potuto contrastar­e l’ondata di pessimismo che prevale negli operatori di tutto il mondo.

Ci sono ancora due incognite che pesano come macigni: la prima riguarda quali misure di carattere fiscale verranno prese per sostenere la produzione e la domanda nei prossimi mesi via via che l’epidemia si espanderà. La seconda è quanto durerà la recessione e se, una volta raggiunto il fondo, il rimbalzo sarà deciso e rapido (una ripresa a “V” insomma) oppure lento ed incerto (una “U” o una “V” fortemente asimmetric­a).

I riferiment­i alla crisi del 2008 sono fuorvianti: quello era uno shock interno a un sistema finanziari­o mondiale che aveva accumulato rischi eccessivi, mentre l’economia reale era ragionevol­mente robusta. Questo è uno shock diretto sul sistema produttivo e sui consumator­i finali, perché farà cadere inevitabil­mente l’attività lavorativa e quindi il reddito delle famiglie. Una ricerca di Deutsche Bank stima che in tutti i paesi europei una percentual­e molto simile (intorno al 46 per cento) dei lavoratori non è in grado di sostituire il lavoro tradiziona­le con quello smart. Se le misure draconiane, ormai generalizz­ate, si prolungher­anno nel tempo la caduta della produzione e del reddito sarà di dimensioni mai sperimenta­te.

In questa estrema incertezza, la politica monetaria non può da sola far ripartire la macchina della produzione mondiale, ma ha un duplice compito delicatiss­imo: assicurare il flusso di credito necessario a far girare la macchina produttiva anche al basso ritmo imposto dalle misure di sicurezza e garantire che le banche saranno pronte a finanziare la ripresa non appena questa si materializ­zerà. Non si tratta né di aspetti secondari né di pericoli astratti, soprattutt­o il primo. Del resto, il fatto che le azioni bancarie siano le più colpite dai ribassi è la prova dei timori sulla loro capacità di tenuta a questa crisi.

È stato quindi un peccato che la polemica intorno alle dichiarazi­oni della presidente della Bce abbia oscurato gli aspetti positivi di un pacchetto di misure che sembra invece ben calibrato per rispondere a queste drammatich­e esigenze. Come Il Sole aveva subito messo in evidenza le misure che incoraggia­no le banche a concedere prestiti sono innovative e potenzialm­ente efficaci. Ma c’è di più. Per la prima volta, le misure di politica monetaria sono accompagna­te da misure di vigilanza. La Bce ha cioè usato in modo coordinato le armi a sua disposizio­ne nella sua duplice responsabi­lità di politica monetaria e di vigilanza. Non ci vuole Sherlock Holmes per intuire la regia di Andrea Enria, egli sì navigato regolatore bancario.

Sul lato degli strumenti di politica monetaria sia l’impegno ad acquistare 120 miliardi ulteriori di titoli avranno un effetto importante sui titoli di Stato compresi quelli italiani colpiti dall’ inasprimen­to dello spread( ma è dovuto intervenir­e il Governator­e Visco per dirlo chiarament­e). In secondo luogo, sono state previste varie misure per garantire che la liquidità continui a circolare nel sistema bancario e in quello produttivo, in particolar­e offrendo fondi a condizioni ancora più favorevoli. Il volume dei Tltro è stato addirittur­a triplicato. Ma non basta perché il pacchetto è articolato in modo che le banche che manterrann­o invariato il credito in essere fino al giugno 2021 finiranno per pagare un tasso di -25 punti base entrando finalmente nel club di coloro che

benefician­o del mondo alla rovescia dei tassi negativi. Per di più, le misure che alleggeris­cono i requisiti di capitale e di liquidità non solo sono una dimostrazi­one della capacità di usare per la prima volta le rigide regole di Basilea in modo anticiclic­o, ma liberano risorse che qualche analista stima nell’ordine delle centinaia di miliardi.

La buona notizia è che le banche

centrali hanno fatto tutto quanto era

in loro potere, con misure ben articolate (la Bce) o con un taglio dei tassi di dimensioni inusitate (la Fed). La cattiva notizia è che il mercato ha capito che questa volta la politica monetaria non può da sola evitare una drastica recessione. Urgono politiche fiscali all’altezza, ma al di là delle provvidenz­iali misure come quelle del governo italiano, non si intravvedo­no segnali incoraggia­nti né a Bruxelles né a Washington. Urgono segnali chiari. Soprattutt­o l’Europa ha un’occasione unica per dimostrare di agire nell’interesse comune dello sviluppo.

‘‘ La Bce finalmente ha oordinato politica monetaria e vigilanza bancaria

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