LA BCE NON BASTA
L’ulteriore caduta dei mercati nasce dalla previsione sempre più concreta di una grave contrazione della produzione globale.
Èuno scenario negativo che non si verificava da decenni. In queste condizioni, le politiche monetarie da sole non bastano ed infatti né i tentativi della Bce di correggere l’imperdonabile battuta della Lagarde (un vizio antico: furono i francesi per primi a chiamarla Christine Lagaffe quando era ministro delle finanze) né il deciso taglio dei tassi della Fed hanno potuto contrastare l’ondata di pessimismo che prevale negli operatori di tutto il mondo.
Ci sono ancora due incognite che pesano come macigni: la prima riguarda quali misure di carattere fiscale verranno prese per sostenere la produzione e la domanda nei prossimi mesi via via che l’epidemia si espanderà. La seconda è quanto durerà la recessione e se, una volta raggiunto il fondo, il rimbalzo sarà deciso e rapido (una ripresa a “V” insomma) oppure lento ed incerto (una “U” o una “V” fortemente asimmetrica).
I riferimenti alla crisi del 2008 sono fuorvianti: quello era uno shock interno a un sistema finanziario mondiale che aveva accumulato rischi eccessivi, mentre l’economia reale era ragionevolmente robusta. Questo è uno shock diretto sul sistema produttivo e sui consumatori finali, perché farà cadere inevitabilmente l’attività lavorativa e quindi il reddito delle famiglie. Una ricerca di Deutsche Bank stima che in tutti i paesi europei una percentuale molto simile (intorno al 46 per cento) dei lavoratori non è in grado di sostituire il lavoro tradizionale con quello smart. Se le misure draconiane, ormai generalizzate, si prolungheranno nel tempo la caduta della produzione e del reddito sarà di dimensioni mai sperimentate.
In questa estrema incertezza, la politica monetaria non può da sola far ripartire la macchina della produzione mondiale, ma ha un duplice compito delicatissimo: assicurare il flusso di credito necessario a far girare la macchina produttiva anche al basso ritmo imposto dalle misure di sicurezza e garantire che le banche saranno pronte a finanziare la ripresa non appena questa si materializzerà. Non si tratta né di aspetti secondari né di pericoli astratti, soprattutto il primo. Del resto, il fatto che le azioni bancarie siano le più colpite dai ribassi è la prova dei timori sulla loro capacità di tenuta a questa crisi.
È stato quindi un peccato che la polemica intorno alle dichiarazioni della presidente della Bce abbia oscurato gli aspetti positivi di un pacchetto di misure che sembra invece ben calibrato per rispondere a queste drammatiche esigenze. Come Il Sole aveva subito messo in evidenza le misure che incoraggiano le banche a concedere prestiti sono innovative e potenzialmente efficaci. Ma c’è di più. Per la prima volta, le misure di politica monetaria sono accompagnate da misure di vigilanza. La Bce ha cioè usato in modo coordinato le armi a sua disposizione nella sua duplice responsabilità di politica monetaria e di vigilanza. Non ci vuole Sherlock Holmes per intuire la regia di Andrea Enria, egli sì navigato regolatore bancario.
Sul lato degli strumenti di politica monetaria sia l’impegno ad acquistare 120 miliardi ulteriori di titoli avranno un effetto importante sui titoli di Stato compresi quelli italiani colpiti dall’ inasprimento dello spread( ma è dovuto intervenire il Governatore Visco per dirlo chiaramente). In secondo luogo, sono state previste varie misure per garantire che la liquidità continui a circolare nel sistema bancario e in quello produttivo, in particolare offrendo fondi a condizioni ancora più favorevoli. Il volume dei Tltro è stato addirittura triplicato. Ma non basta perché il pacchetto è articolato in modo che le banche che manterranno invariato il credito in essere fino al giugno 2021 finiranno per pagare un tasso di -25 punti base entrando finalmente nel club di coloro che
beneficiano del mondo alla rovescia dei tassi negativi. Per di più, le misure che alleggeriscono i requisiti di capitale e di liquidità non solo sono una dimostrazione della capacità di usare per la prima volta le rigide regole di Basilea in modo anticiclico, ma liberano risorse che qualche analista stima nell’ordine delle centinaia di miliardi.
La buona notizia è che le banche
centrali hanno fatto tutto quanto era
in loro potere, con misure ben articolate (la Bce) o con un taglio dei tassi di dimensioni inusitate (la Fed). La cattiva notizia è che il mercato ha capito che questa volta la politica monetaria non può da sola evitare una drastica recessione. Urgono politiche fiscali all’altezza, ma al di là delle provvidenziali misure come quelle del governo italiano, non si intravvedono segnali incoraggianti né a Bruxelles né a Washington. Urgono segnali chiari. Soprattutto l’Europa ha un’occasione unica per dimostrare di agire nell’interesse comune dello sviluppo.
‘‘ La Bce finalmente ha oordinato politica monetaria e vigilanza bancaria