Il Sole 24 Ore

Saudi Aramco, 75 miliardi distribuit­i agli azionisti

La compagnia taglia il capex ma conferma l’impegno a distribuir­e le cedole previste

- Sissi Bellomo

«Siamo estremamen­te fiduciosi di riuscire a rispettare i target per il 2020», di produzione, dividendi e ritorno per gli azionisti e «non abbiamo bisogno di aumentare il debito». Lo ha detto il ceo della società petrolifer­a Saudi Aramco, Amin Nasser, in call con gli analisti.

Il crollo del petrolio fa soffrire anche Saudi Aramco. Ma il colosso saudita non taglia: né la produzione, che anzi si spingerà presto a livelli record, né la cedola. Nelle stesse ore in cui il Brent scendeva sotto 30 dollari al barile, Riad ha confermato che manterà la promessa di versare agli azionisti privati 75 miliardi di dollari di dividendi nel 2020. Una somma enorme, soprattutt­o alla luce delle attuali condizioni di mercato.

Negli ultimi dieci giorni la crisi sul mercato del petrolio, acuita dalla guerra dei prezzi tra Mosca e Riad, è già costata 140 miliardi di capitalizz­azione alla compagnia saudita, che aveva debuttato in Borsa lo scorso dicembre: una perdita virtuale, certo, ma di dimensioni immense, pari al Pil del Kuwait.

Per Aramco potrebbe sembrare poca cosa. Con l’Ipo era riuscita ad ottenere una valutazion­e iniziale di 1.700 miliardi di $, saliti in seguito ai 2mila miliardi ambiti dal principe Mohammed bin Salman. Ma ora le condizioni del mercato hanno preso davvero una brutta piega.

La pandemia di coronaviru­s ha fatto crollare i cosumi di greggio con un’intensità che secondo alcuni analisti non ha precedenti nella storia, proprio mentre i produttori – Arabia Saudita in testa – sono lanciati ad estrarre quantità record. IHS Markit stima che tra febbraio e maggio potrebbe esserci un eccesso di offerta tra 4 e 10 milioni di barili al giorno, che porterà ad accumulare nel primo semestre scorte di 0,8- 1,3 miliardi di barili, due o tre volte il surplus del 2015-2016

Saudi Aramco, che anche dopo l’Ipo resta manovrata dalla casa reale, andrà avanti secondo i piani. Le forniture, ha confermato il ceo Amin Nasser presentand­o il bilancio 2019, saliranno a 12,3 mbg ad aprile, attingendo 300mila bg dalle scorte. E si manterrann­o sugli stessi livelli anche a maggio. Intanto la compagnia si metterà all’opera per espandere la capacità produttiva a 13 mbg con una tabella di marcia «accelerata».

Il colosso saudita già nel 2019 ha visto ridursi i profitti netti di un quinto (a 88,2 miliardi di $), a causa di prezzi e volumi di vendita ridotti. Su questi ultimi è pronta a recuperare, ma il valore del greggio da inizio anno si è più che dimezzato. «Siamo a nostro agio col petrolio a 30 dollari e anche meno e potremo soddisfare le aspettativ­e degli azionisti», ha assicurato ieri il direttore finanziari­o di Aramco, Khalid al-Dabbagh. Ma intanto la compagnia, «a causa del coronaviru­s», ha ridotto il budget per gli investimen­ti: da 32,8 miliardi dell’anno scorso a 25-30 miliardi quest’anno. Per mantenere tutte le promesse ci sono probabilme­nte solo due strade: attingere alle casse dello Stato, oppure collocare altro debito sul mercato. Il prezzo da pagare, in entrambi i casi, potrebbe essere alto.

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MILIARDI DI $ La capitalizz­azione persa in dieci giorni da Aramco. Equivale al Pil del Kuwait

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