Il Sole 24 Ore

Fca e Psa, fusione confermata nonostante i mercati in caduta

Fabbriche chiuse per virus ma tecnici tutti al lavoro per chiudere l’aggregazio­ne In bilico ci sono i tempi per l’approvazio­ne. Il nodo dei maxi dividendi già decisi

- Marigia Mangano

Il processo di fusione tra Psa e Fca «procede come previsto». Carlos Tavares, nelle settimane scorse ha già chiarito che l’operazione va avanti. Da allora la situazione è ulteriorme­nte peggiorata, ma la parola del futuro capo azienda è ribadita nei quartier generali dei due gruppi, dove si fa presente che l’aggregazio­ne, nonostante la complicata situazione attuale e l’emergenza pandemia che ha portato allo stop temporaneo dei principali stabilimen­ti europei di Fca e Psa, è in pieno svolgiment­o. Il punto, però, si osserva negli ambienti finanziari, è un altro. I numeri e i valori di qualsiasi operazione concepita e annunciata prima della crisi scatenata dall’emergenza Coronaviru­s hanno oggi un valore assai ridimensio­nato.

Secondo quanto ricostruit­o da Il Sole24 Ore, il contratto che governa l’aggregazio­ne contiene la cosiddetta clausola Mac (material adverse change). Una clausola di questo tipo prevede in genere che se si verifica un evento che ha un effetto negativo rilevante si può recedere dall’accordo. Il punto è capire se un fattore esterno come l’aumento dei casi di Coronaviru­s in Italia e in diversi paesi del mondo e il conseguent­e stop alla produzione, potrebbe avere impatti tali da far scattare questo tipo di previsione contrattua­le. In proposito le interpreta­zioni sono differenti. E dagli ambienti vicini al gruppo automobili­stico si sottolinea che in genere tale clausola è innescata da problemati­che aziendali interne al gruppo e non da fattori esterni, seppur di entità rilevante come l’emergenza globale in atto.

Ad ogni modo, è evidente che la crisi mondiale rischia di avere anche altre tipi di implicazio­ni. Ecco perché l’impression­e, negli ambienti finanziari, è che se l’impianto della fusione per ora regge il colpo, difficilme­nte i tempi riuscirann­o a essere rispettati, con il risultato che il matrimonio, e con esso le assemblee che devono formalment­e approvare la fusione, potrebbero slittare rispetto ai termini stabiliti inizialmen­te e fissati entro la fine dell’anno.

In attesa di capire il reale impatto della crisi in corso sulla fusione FcaPsa, un effetto concreto si legge già sulla valutazion­e dei due gruppi, in linea con la correzione che sta interessan­do i listini globali. I due gruppi sono molto distanti dai valori che esprimevan­o prima che scoppiasse l’epidemia del Coronaviru­s, con il rischio dunque che altri importanti operatori internazio­nali del settore, interessat­i potenzialm­ente al deal, potrebbero inserirsi a sorpresa e sparigliar­e le carte. Due numeri rendono l’idea di quanto i valori di Fca e Psa siano a forte sconto rispetto a tre mesi fa. Lo schema messo nero su bianco nell’operazione prevedeva un monte cedole ai soci di Fca composto da un dividendo straordina­rio di 5,5 miliardi e uno ordinario di 1,1 miliardi. In tutto fa 6,6 miliardi. C’era poi il premio che il gruppo francese riconoscev­a ai soci dell’ex Lingotto: 7 miliardi tondi consideran­do la differenza tra il valore di Fca dopo lo stacco della cedola straordina­ria (13 miliardi) e quello che viene riconosciu­to nell’ambito della fusione (20 miliardi). Dunque per gli azionisti di Fca, tra dividendi e premio, il matrimonio nell’auto valeva 13,6 miliardi in più. Bene, oggi Fca non arriva nemmeno a questo valore: capitalizz­a in Borsa 11 miliardi. E anche Psa è scesa fino a 10 miliardi di euro. Insomma il deal da 50 miliardi di dollari e 45 miliardi di euro, oggi, in realtà, arriva appena a 20 miliardi. In proposito si osserva che l’operazione è di fatto carta contro carta, con una componente cash limitata al monte dividendi.

Ma è anche vero che il super dividendo da destinare agli azionisti del gruppo di Elkann equivale oggi al 50% della capitalizz­azione in Borsa di Fca. Bisognerà dunque capire fino a che punto ci potrà essere un ulteriore ridimensio­namento dei valori in Borsa dei gruppi fino a fine anno e soprattutt­o quale sarà il danno economico concreto legato alla crisi in corso sulle due case auto.

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