Fca e Psa, fusione confermata nonostante i mercati in caduta
Fabbriche chiuse per virus ma tecnici tutti al lavoro per chiudere l’aggregazione In bilico ci sono i tempi per l’approvazione. Il nodo dei maxi dividendi già decisi
Il processo di fusione tra Psa e Fca «procede come previsto». Carlos Tavares, nelle settimane scorse ha già chiarito che l’operazione va avanti. Da allora la situazione è ulteriormente peggiorata, ma la parola del futuro capo azienda è ribadita nei quartier generali dei due gruppi, dove si fa presente che l’aggregazione, nonostante la complicata situazione attuale e l’emergenza pandemia che ha portato allo stop temporaneo dei principali stabilimenti europei di Fca e Psa, è in pieno svolgimento. Il punto, però, si osserva negli ambienti finanziari, è un altro. I numeri e i valori di qualsiasi operazione concepita e annunciata prima della crisi scatenata dall’emergenza Coronavirus hanno oggi un valore assai ridimensionato.
Secondo quanto ricostruito da Il Sole24 Ore, il contratto che governa l’aggregazione contiene la cosiddetta clausola Mac (material adverse change). Una clausola di questo tipo prevede in genere che se si verifica un evento che ha un effetto negativo rilevante si può recedere dall’accordo. Il punto è capire se un fattore esterno come l’aumento dei casi di Coronavirus in Italia e in diversi paesi del mondo e il conseguente stop alla produzione, potrebbe avere impatti tali da far scattare questo tipo di previsione contrattuale. In proposito le interpretazioni sono differenti. E dagli ambienti vicini al gruppo automobilistico si sottolinea che in genere tale clausola è innescata da problematiche aziendali interne al gruppo e non da fattori esterni, seppur di entità rilevante come l’emergenza globale in atto.
Ad ogni modo, è evidente che la crisi mondiale rischia di avere anche altre tipi di implicazioni. Ecco perché l’impressione, negli ambienti finanziari, è che se l’impianto della fusione per ora regge il colpo, difficilmente i tempi riusciranno a essere rispettati, con il risultato che il matrimonio, e con esso le assemblee che devono formalmente approvare la fusione, potrebbero slittare rispetto ai termini stabiliti inizialmente e fissati entro la fine dell’anno.
In attesa di capire il reale impatto della crisi in corso sulla fusione FcaPsa, un effetto concreto si legge già sulla valutazione dei due gruppi, in linea con la correzione che sta interessando i listini globali. I due gruppi sono molto distanti dai valori che esprimevano prima che scoppiasse l’epidemia del Coronavirus, con il rischio dunque che altri importanti operatori internazionali del settore, interessati potenzialmente al deal, potrebbero inserirsi a sorpresa e sparigliare le carte. Due numeri rendono l’idea di quanto i valori di Fca e Psa siano a forte sconto rispetto a tre mesi fa. Lo schema messo nero su bianco nell’operazione prevedeva un monte cedole ai soci di Fca composto da un dividendo straordinario di 5,5 miliardi e uno ordinario di 1,1 miliardi. In tutto fa 6,6 miliardi. C’era poi il premio che il gruppo francese riconosceva ai soci dell’ex Lingotto: 7 miliardi tondi considerando la differenza tra il valore di Fca dopo lo stacco della cedola straordinaria (13 miliardi) e quello che viene riconosciuto nell’ambito della fusione (20 miliardi). Dunque per gli azionisti di Fca, tra dividendi e premio, il matrimonio nell’auto valeva 13,6 miliardi in più. Bene, oggi Fca non arriva nemmeno a questo valore: capitalizza in Borsa 11 miliardi. E anche Psa è scesa fino a 10 miliardi di euro. Insomma il deal da 50 miliardi di dollari e 45 miliardi di euro, oggi, in realtà, arriva appena a 20 miliardi. In proposito si osserva che l’operazione è di fatto carta contro carta, con una componente cash limitata al monte dividendi.
Ma è anche vero che il super dividendo da destinare agli azionisti del gruppo di Elkann equivale oggi al 50% della capitalizzazione in Borsa di Fca. Bisognerà dunque capire fino a che punto ci potrà essere un ulteriore ridimensionamento dei valori in Borsa dei gruppi fino a fine anno e soprattutto quale sarà il danno economico concreto legato alla crisi in corso sulle due case auto.