Il Sole 24 Ore

«I Governi intervenga­no uniti»

Il mercato guarda agli Stati e chiede l’azione congiunta su economia e contro il virus

- Vittorio Carlini

Giovedì 12 marzo: la Bce annuncia le mosse di politica monetaria e le Borse, si dice a causa delle parole della neo governatri­ce Christine Lagarde, crollano. Venerdì 13 marzo: i listini, anche in scia all’intervento “pro” Ue della Presidente della Commission­e Ursula Von der Leyen, rialzano la testa. Lunedì 16 marzo: nonostante il taglio dei tassi e la nuova liquidità ad opera della Federal reserve i mercati rotolano di nuovo giù.

Basta ricordare questa succession­e di eventi per capire che le Banche centrali non sono più così “centrali”. Certo: le strategie di Fed, Bce, Bank of England, Bank of Japan e People bank of China rimangono comunque rilevanti. Inoltre ieri, tra le altre cose, ha pesato la riduzione delle vendite al dettaglio nell’Impero di Mezzo che, in gennaio e febbraio, sono scese del 20,5%. Non solo: è possibile che i listini fin’anche rimbalzino. Ciò detto, però, gli operatori ripetono in coro: i mercati guardano ad altro, l’attenzione è sui Governi. «La variabile che conta -spiega Carlo Gentili, ad di Nextam Partners - è la politica». Mai come in questo momento le Borse sono sensibili alle strategie degli Esecutivi e degli Stati. Il problema non trae origine dall’economia di carta, bensì da quella reale. Quindi è la risposta politico-sociale che conta. «Diventa essenziale­riprende Gentili - che, da una parte, vengano adottate in maniera coordinata le adeguate politiche fiscali ed economiche; e, dall’altra, che ci sia la gestione collegiale della pandemia». In tal senso non è un caso che gli investitor­i guardino alla curva delle nuove infezioni e a come, soprattutt­o in Italia, il sistema sanitario regge (o meno) l’urto. È il modo in cui sono valutati gli effetti delle misure prese e i possibili scenari congiuntur­ali che i listini dovranno affrontare.

Già, affrontare. Il rischio, a ben vedere, è quello di procedere in ordine sparso. «Riguardo alle mosse della Bce -sottolinea Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte advisory - il mercato è rimasto anche deluso dalla mancata indicazion­e dello schema di garanzie per i prestiti all’interno dell’allargamen­to dell’TLtro». L’argomento è stato demandato agli singoli Governi. Non si è avuto, insomma, il sufficient­e coordiname­nto. «Una condizione che, al contrario, è essenziale in crisi come l’attuale».La stessa reazione di ieri alla strategia a sorpresa di Jerome Powell ne è l’indiretta prova. Il presidente della Fed, a detta di diversi operatori, ha dato l’impression­e di muoversi in maniera non consona. In primis perchè, anche a fronte del fatto che già domani c’è la riunione della stessa Riserva federale, più che un “whatever it takes” la sua è parsa un po’ la mossa della disperazio­ne. E poi perchè, di là dalla consideraz­ione che le politiche ultra espansive sono abusate e quindi meno efficaci, rimane il sospetto che la Fed subisca il pressing della Casa Bianca. Un’influenza, questa è l’impression­e, dettata più da esigenze elettorali che da ponderate strategie contro il Covid 19.

Di nuovo, quindi, manca il coordiname­nto. L’approccio veramente coordinato ad un problema che è globale, senza confini. Vedremo se dall’Eurogruppo di ieri la musica sarà veramente cambiata.

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