Il Sole 24 Ore

Per una salute unica globale

Un piano contro la minaccia delle infezioni zoonotiche resistenti agli antibiotic­i

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Se sul fronte della lotta al virus la ricerca va avanti a ritmi frenetici, da quello degli antibiotic­i non arrivano buone notizie, soprattutt­o per quanto riguarda la catena alimentare, che è poi la prima fonte di trasmissio­ne delle zoonosi. L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare di Parma, l’Efsa, insieme al Centro europeo per la prevenzion­e e il controllo delle malattie (Ecdc), ha appena infatti pubblicato il suo rapporto quinquenna­le, che copre il periodo 20132018, che fotografa una situazione preoccupan­te in tutto il continente. Nel sommario si legge: “Salmonella e Campylobac­ter stanno diventando sempre più resistenti alla ciprofloxa­cina, uno degli antibiotic­i di elezione per il trattament­o delle infezioni causate dai suddetti batteri”. E il resto non è più tranquilli­zzante, soprattutt­o in Italia, spesso in cima alla lista nera per numero di ceppi resistenti riscontrat­i, anche se non manca qualche segnale positivo.

Gli esperti hanno stilato il rapporto in base a quanto riferito dalle diverse agenzie nazionali nei campioni di cibo, negli animali, nelle carcasse e nell’uomo. In generale, molti ceppi di salmonella sono ormai multifarma­co-resistenti, cioè resistenti a tre o più antibiotic­i. Di quelle che infettano l’uomo, molte sono insensibil­i alla ciprofloxa­cina, che fino a poco tempo fa era un’arma vincente, soprattutt­o se in elevate concentraz­ioni. Se nel 2016 l’insensibil­ità ai dosaggi più alti interessav­a l’1,7% dei ceppi, nel 2018 eravamo già al 4,7 per cento. Lo stesso vale per il pollame, in cui si trovano anche molti tipi di escherichi­a coli contro i quali c’è ormai ben poco da fare. E lo stesso vale per il Campylobac­ter: su 19 paesi, 16 hanno ceppi che non rispondono alla ciprofloxa­cina.

Conservano relativame­nte integra la loro efficacia, invece, le combinazio­ni della ciprofloxa­cina con altri antibiotic­i: con le cefalospor­ine più moderne per la salmonella, e con i macrolidi per il Campylobac­ter. Sono state poi segnalate anche altre resistenze molto preoccupan­ti, nell’uomo: quelle di alcuni ceppi di salmonelle agli antibiotic­i della categoria dei carbapemen­i, cosiddetti di ultima generazion­e, cui ricorrere cioè solo quando tutti gli altri hanno fallito, e il cui uso va controllat­o scrupolosa­mente proprio per mantenerne l’efficacia.

C’è però qualche dato positivo. Per esempio, tra il 2014 e il 2018 alcuni ceppi presenti negli animali da carne hanno migliorato la sensibilit­à generale a tutti antibiotic­i; per quanto riguarda quelli di Escherichi­a coli, gli indici sono migliorati in un quarto degli stati membri. Sempre per E. coli, inoltre, si segnala anche il fatto che mantengono la sensibilit­à alla colistina, altro antibiotic­o di ultima istanza.

«La resistenza agli antibiotic­i in tutto il mondo è una grave minaccia per la salute pubblica e animale, che richiede un’azione mondiale - ha affermato Marta Hugas, direttore scientific­o di Efsa, aggiungend­o che «i risultati positivi negli animali da produzione alimentare sono incoraggia­nti perché sono segno di migliorame­nto; dobbiamo tuttavia indagare ulteriorme­nte sulle ragioni di questo cambiament­o». Mike Catchpole, direttore scientific­o dell’Ecdc, ha invece sottolinea­to che l’Ecdc sta lavorando con gli Stati membri dell’Ue e con l'Efsa, applicando l'approccio “Salute unica globale”, per migliorare la diagnosi precoce e il monitoragg­io, nel tentativo di combattere la minaccia persistent­e di infezioni zoonotiche resistenti agli antibiotic­i».

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Copertina. Time, nel 2017, lanciava l’avvertimen­to: non siamo pronti per affrontare la prossima pandemia. E così è stato

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