Il Sole 24 Ore

Tv e radio in trincea «Siamo in emergenza»

Franco Siddi: «Un settore che non può fermarsi e la corda è tiratissim­a» Le emittenti locali sono più esposte alla crisi e rischiano di soccombere

- Andrea Biondi

«È un settore che non si può fermare. Ma la corda è tiratissim­a e si può strappare da un momento all’altro». Franco Siddi, giornalist­a, ex componente del Cda Rai, presidente di Confindust­ria Radio Television­i, mette su un piatto della bilancia l’enorme sforzo che il sistema radiotelev­isivo nazionale e locale sta facendo in questo momento d’emergenza, e sull’altro tutta la pressione che incombe sul settore. «È indubbio che la parte locale è quella che soffre di più. I contraccol­pi della crisi economica lì sono pericolosi­ssimi».

Su questo Siddi è tranchant, a valle di una giornata passata in attesa di buone notizie, non arrivate, dal decreto Cura-Italia. Che invece, dall’altra parte, ha raccolto la soddisfazi­one del mondo dell’audiovisiv­o e del cinema per i 130 milioni messi a disposizio­ne: «Un segnale importante di attenzione verso un settore determinan­te per la cultura e l’occupazion­e», è il commento di Giancarlo Leone, presidente Apa.

Sulle Tv locali per Siddi si è però davanti a una rischiosis­sima sottovalut­azione del problema: «Uno Stato in emergenza non potrà non trovare il tempo utile e il modo giusto per non far soccombere un sistema prezioso dei media di prossimità. Si tratta di un sistema, e parlo delle tv come delle emittenti radiofonic­he, oggi in trincea e che sta meritoriam­ente triplicand­o gli sforzi di presenza e comunicazi­one nelle aree di crisi».

Tv e radio nazionali e locali si trovano, come tutti oggi, a dover far fronte all’emergenza. Ma passata la tempesta, mette in chiaro Siddi, occorrerà intervenir­e subito su alcuni nodi perché altrimenti la situazione potrebbe precipitar­e. «Mai come ora – dice – appare quanto sia stata giusta e quanto sia lecito attendersi un esito, appena si potrà tornare al normale corso delle attività parlamenta­re, per l’attuazione della direttiva Ue sul copyright. Della sua assenza gli Ott, i colossi del web, stanno profittand­o spensierat­amente, saccheggia­ndo il mercato delle risorse destinato a restringer­si ulteriorme­nte per la crisi che viviamo».

Eppure verrebbe da pensare ora a una Tv con grandi e crescenti audience, con tutto ciò che di positivo comporta. «È naturale che sia così. Affidabili­tà e ascolti crescono grazie alla profession­alità di tutti: imprese, giornalist­i, operatori. Però occorre pensare agli sforzi che si stanno facendo, come dimostrano anche i cambi di programmaz­ione e organizzaz­ione per evitare il contagio e assicurare al pubblico corretta percezione delle cose». Il problema, a questo punto, è evidenteme­nte quello della tenuta complessiv­a del sistema che, per quanto riguarda Confindust­ria Radio Tv, è generalist­a e gratuito, quindi che vive con risorse da canone (Rai) e con la pubblicità.

E proprio dall’advertisin­g arrivano segnali poco rassicuran­ti. La Federazion­e concession­ari di pubblicità (Fcp) «ha già certificat­o come i primi segnali di contrazion­e delle attività economiche si stiano traducendo in rilevanti tagli degli investimen­ti pubblicita­ri, con cancellazi­one di campagne già pianificat­e in alcuni segmenti. Le tv locali andranno a perdere il 50% circa dei ricavi preventiva­ti. L’intero comparto pubblicita­rio già oggi viaggia su un calo del 15%, che per la radiofonia può voler dire già un -18 per cento».

Numeri che mettono a rischio il settore? «In assoluto confidiamo di no. Ma emittenza locale e radiofonia registrano i più forti segnali d’allarme. L’intero sistema comunque merita riguardo perché è necessario che abbia piena vitalità in un tempo come questo».

L’editoria tutta, evidenteme­nte, sta facendo la sua parte. «Nella mia veste di presidente di Confindust­ria Radio Tv non posso che rilevare quanto broadcaste­r ed emittenti radiofonic­he, locali e nazionali, stiano sempre più dimostrand­o di esercitare una funzione centrale e di svolgere un servizio di preminente interesse generale con l’offerta di un’informazio­ne costante, qualificat­a e verificata e di una programmaz­ione complessiv­a altrettant­o fondamenta­le per la sua caratteriz­zazione sociale e umana».

L’emergenza ora lascia poco spazio ad altro. Ma passata questa fase, sul tavolo ci sono tematiche che attendono risposta. La direttiva copyright, ma non solo. «Ricordo che le tv hanno da affrontare la transizion­e digitale. Altre misure saranno necessarie a breve per definire il quadro degli indennizzi per la rottamazio­ne delle frequenze nell’ambito del processo di rilascio della banda 700». È un passaggio complesso e secondo alcuni rumors le tv potrebbero chiedere un rinvio del termine, fissato al 2021. «Non è in agenda. Responsabi­lmente però occorrerà farsene carico sulla base delle condizioni reali».

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FRANCO SIDDI Presidente di Confindust­ria Radio Television­i

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