Aspi dà fondo alla cassa ma rimborsa 571 milioni
Alla fine Autostrade per l’Italia ha dato fondo alla cassa. E proprio ieri ha rimborsato una tranche da 571 milioni di euro di debito obbligazionario in scadenza. Considerate le enormi difficoltà, in questa fase, a ricorrere al mercato dei finanziamenti, complice il decreto Milleproroghe che ha portato il giudizio sul merito di credito della compagnia a spazzatura e le serie problematiche di ricavi con le autostrade italiani di fatto quasi deserte per effetto dell’emergenza Coronavirus, Aspi ha dovuto mettere mano al portafoglio. Con quali implicazioni si capirà nelle prossime settimane.
Di certo il titolo Atlantia continua a pagare in borsa la debolezza di uno dei suoi asset chiave. Ieri le azioni hanno perso il 7,17% a 10,095 euro. Gli investitori hanno apprezzato l’operazione trasparenza che ha fatto la compagnia in termini di fotografia del crollo dei volumi di traffico su aeroporti e autostrade italiane e sulla situazione del debito. Tuttavia, allo stesso tempo hanno dovuto prendere contemporaneamente atto della situazione particolarmente delicata in cui versa la holding. Se Atlantia, a fronte di un debito di 9 miliardi può vantare cassa per 4 miliardi e ha una prima tranche di debito in scadenza per 2 miliardi nel quarto trimestre del 2021, per la controllata Aspi la situazione è ben differente. Circa l’80% dell’esposizione, poco meno di 10 miliardi, è rappresentanto da debito obbligazionario e quindi senza covenants. Però da qui ai prossimi 12 mesi l’azienda ha circa 730 milioni di debito in scadenza. In questo quadro pensare di rifinanziarlo è assai difficile. Allo stesso modo, potrebbero venire a mancare una componente rilevante dei ricavi utile per andare a rimborsare le tranche. Senza contare che, sulla carta, ci sono anche nuovi investimenti da finanziare. La situazione è tanto più complessa nella misura in cui per una fetta del debito di Aspi, quello in capo a Cdp e Bei, stante l’attuale rating, potrebbe essere richiesto il rimborso immediato. Allo stato risulta che sia Bei che Cdp hanno fatto sapere di non aver intenzione di passare alla cassa. Tuttavia, con uno scenario in così forte deterioramento nulla si può escludere. Nel caso, va ricordato, Atlantia è garante di quel debito e la compagnia potrebbe dunque trovarsi nella situazione di utilizzare parte della propria liquidità per sostenere la controllata.
Insomma lo scenario è decisamente complesso. Come calcolato recentemente dall’ufficio studi Mediobanca la holding ha un’esposizione complessiva di 47 miliardi, tenuto conto dei debiti anche delle altre partecipate. Una mole davvero rilevante in una fase in cui l’indebitamento rappresenta, a prescindere dalla situazione in cui versa l’azienda, un fattore negativo per il mercato. È in quest’ottica che la società, probabilmente, ha anche deciso di avviare questa sorta di operazione trasparenza per mettere a disposizione degli investitori tutti gli strumenti utili, in termini di calo potenziale del giro d’affari e di debito, per valutare lo stato dell’arte. Ancora una volta, però, a pesare sull’intero gruppo è il Milleproroghe. Quello che ha spinto il rating a livello spazzatura e che ora, abbinato al tema ricavi, chiude ad Aspi l’accesso al mercato del debito. Se quel nodo non verrà sciolto, insomma se la compagnia non dovesse trovare un’intesa con il governo sulla revoca della concessione, le prospettive per l’azienda potrebbero diventare davvero negative.