Da Danieli a Fca, la cassa scudo contro il panico
De’ Longhi, Saes Getters e Txt hanno una difesa implicita in caso di discesa
La cassa come scudo per le quotate massacrate in Borsa dal panico da virus. C’è una società, a Piazza Affari, che dopo gli ultimi crolli azionari quota a un valore minore rispetto alla cassa che ha in pancia: si tratta della Danieli, che capitalizza dopo l’ultima discesa di ieri (-11,7%) circa 651 milioni di euro.
La multinazionale italiana, con sede a Buttrio (in provincia di Udine), uno dei leader a livello mondiale nella produzione di impianti siderurgici, vale in Borsa meno della propria cassa: la proporzione tra cash e capitalizzazione di mercato è infatti del 145 per cento.
«Danieli è l’unica azienda ad avere cassa superiore all’attuale capitalizzazione - conferma Alberto Villa, capo della ricerca di Intermonte Sim - Ma bisogna fare attenzione, perché è una cassa inflazionata dagli anticipi ricevuti da clienti e, quindi, non proprio confrontabile con quella delle altre società».
In ogni caso l’esempio di Danieli è perfetto per orientarsi nel grande panico di questi giorni a Piazza Affari. «Chi ha un 15% di cassa rispetto alla capitalizzazione di mercato - continua Villa - si dota di una difesa implicita, nel caso i prezzi continuassero a scendere».
Nella lista di aziende che hanno una cassa interessante rispetto alla capitalizzazione ci sono, secondo l’elaborazione effettuata da Intermonte, società come De’ Longhi (con un rapporto del 23,1%), Fca Fiat Chrysler (43,4%), Saras (18,5%), Saes Getters ( 32,1%), Salcef Group (20%), Txt e-Solutions (66,7%), Indel B (18,6%).
«A un certo punto - indica Villa - il mercato potrebbe accorgersi che sta esagerando. Le aziende con liquidità in pancia potrebbero reagire meglio. Certo, bisognerebbe fare un’ulteriore analisi tra le aziende che sono più o meno esposte all’attuale ciclo economico negativo».
Tra le più coinvolte nell’attuale ciclo recessivo ci sono gruppi come Fca, molto esposta negli Stati Uniti dove genera quasi la totalità del suo risultato operativo, ma anche Tenaris, le cui performance sono collegate al prezzo del petrolio. «Anche Stm - indica Villa - è esposta nei semiconduttori per il settore automotive che potrebbe essere colpito dall’attuale situazione».
Potrebbero invece reggere meglio gruppi come Txt e-Solutions e Salcef. «Anche Moncler - sostiene Villa - ha una buona cassa in dote che le consentirà di resistere malgrado l’impatto sulle vendite in Cina ed Europa. Poi c’è il gruppo De’ Longhi, che ha una importante dote di liquidità a disposizione, che doveva servire fino a qualche mese fa per le acquisizioni, mentre ora darà più tranquillità per il futuro».
Di sicuro, tra i gruppi quotati più colpiti restano quelli che abbinano a una situazione finanziaria critica, con alto indebitamento, un conto economico in deterioramento. «Basta pensare - conclude Villa - alle compagnie aeree quotate all’estero, che già stanno chiedendo gli aiuti di Stato».